Il sommerso del bene a Sciacca… come a Favara, dopo l’incendio nella Chiesa Madre

Favara sgomenta per la Chiesa Madre “ferita”—-Ferita” da un grave  incendio divampato all’interno, con danni che sicuramente avrebbero potuto risultare molto più gravi se non fosse stato  subito dato  l’allarme,   fortunatamente raccolto con pronta sollecitudine   dal comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Agrigento.

Comando provinciale  che tempestivamente ha inviato due squadre che hanno controllato e riuscito in breve a spegnere le fiamme, mentre c’è voluto poi tanto altro tempo per liberare tutto il luogo sacro della Chiesa, la  più grande di Favara ed una delle più grandi della diocesi, per liberarla dal fumo.

Per questo è stato necessario aprire e tenere aperte per l’intera  notte tutte le aperture, comprese le finestre più alte, anche quelle all’interno della grande cupola; e praticamente solo nelle prime ore di oggi tutto il sacro luogo pare che sia libero dal fumo.

L’incendio è divampato verso le ore 17 di ieri, quando una grande ondata di fumo nero  si è vista fuoriuscire anche dal grande  portone centrale della chiesa, richiamando l’attenzione  dei vicini e quindi l’allarme, con tante persone che subito nel frattempo si radunavano per cercare di capire  quello che era successo;  persone comunque tenute a distanza dall’intervento tempestivo dei carabinieri della locale Tenenza, dai vigili urbani e quindi dai pompieri sopraggiunti.

Palpabile la sofferenza dei cittadini presenti e di quanti dalla notizia dell’incendio venivano  raggiunti nei vari quartieri della città, come chi  scrive.

Tristezza per questa inaspettata notizia  ! visibile la commozione per la Chiesa Madre, a cui tutti i favaresi sono tanto legati e  chiamata in gergo popolare  ancora da molti la “Chiesa granni”, oltre che per l’ampiezza del suo interno, sicuramente anche per il suo  grande cupolone che sovrasta  la citta ed è visibile anche a notevole distanza.

Ancora una prova non lieve  per Favara, una prova di sofferenza per il tessuto sociale favarese già negli ultimi tempi, per vari motivi seriamente provato per varie cause di carattere socio-politico, igienico-sanitario, etico-culturale, compresa la celebrazione che già proprio alla Matrice  domani 17 luglio era programmata per la povera ragazza favarese Lorena Quaranta, vittima di un assurdo femminicidio nel messinese; una celebrazione di suffragio, che adesso dovrà svolgersi sicuramente altrove.

Perché come ha dichiarato  il direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Curia, don Giuseppe Pontillo (nella foto), prontamente sopraggiunto, che ha parlato di “dolore” non solo per Favara ma per l’intera diocesi, il luogo sacro della Chiesa Madre  “non potrà essere riaperto al culto subito, perché bisognerà verificare alcuni elementi e poi preparare il tutto per renderlo nuovamente agibile ai fedeli”.

Superfluo dire che per tutto il tempo necessario, è stato presente sul posto anche il Pastore dell’arcidiocesi card. don Franco Montenegro, unitamente a quasi tutti i Parroci della Città e della Sindaca Anna Alba .

 

 

Non si contano sui social le testimonianze di solidarietà all’arciprete don Giuseppe D’Oriente (nella foto), a cui unanimemente ed espressamente viene detto che non solo non sarà lasciato solo, ma si vorrà prontamente contribuire, anche  economicamente, a   riportare nel più breve tempo possibile  il luogo sacro alla sua piena efficienza.

Insomma così come il caso di Sciacca, che per altri ben noti motivi ha portato alla ribalta il Parroco don Pasqualino Barone, facendo conoscere  il tanto bene da lui silenziosamente compiuto per tanto tempo in favore delle fasce sociali più deboli,… a mio giudizio, anche  quest’incendio che ha  interessato la Chiesa Madre, (incendio per il quale le autorità preposte stanno cercando di capire le cause che lo hanno provocato),  provvidenzialmente, al di là di ogni cosa e di ogni possibile spiegazione del caso concreto,…. il fatto in sé sta mettendo in evidenza il grande cuore dei favaresi.

Episodi tutti, questi che si stanno verificando a Sciacca ed a Favara, come è possibile anche altrove,  che fanno emergere e toccare con mano che  il bene sommerso o forse ancora meglio dire “il sommerso di  tanto bene”,  che malgrado tutto esiste….  esiste e resiste nel nostro tessuto sociale agrigentino.

Diego Acquisto

16-7-2020

 

 

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