Il giudice “Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati”

Papa Francesco ha parlato  del giudice Rosario Livatino. Lo ha fatto proprio nella mattinata di oggi 29 novembre, inizio della novena dell’Immacolata, ricevendo in udienza i membri del Centro Studi “Rosario Livatino”, in occasione del Convegno nazionale sul tema “Magistratura in crisi. Percorsi per ritrovare la giustizia”, presentandolo come modello di fedeltà al proprio dovere che diventa coraggio e quindi come  “esempio non soltanto per i magistrati”.

Concetto e parole che non hanno bisogno di commento,  e che vogliamo testualmente riportare nella loro testuale   interezza: “Livatino è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni”.

Non solo ! Papa Francesco ha voluto ricordare  quel pomeriggio del 9 maggio 1993 quando  il suo   predecessore San Giovanni Paolo II, poco prima di rivolgere agli ‘uomini della mafia’ il memorabile e perentorio invito alla conversione nella Valle dei Templi, ad Agrigento, aveva incontrato i genitori  del  magistrato canicattinese, figlio di questa Chiesa Agrigentina , che il 21 settembre 1990, all’età di 38 anni, era stato barbaramente assassinato mentre si recava al lavoro in Tribunale ad Agrigento.

E proprio in quell’occasione dell’incontro con i genitori, Giovanni Paolo II, colloquiando con i genitori, definì  Livatino “martire della giustizia e indirettamente della fede”.

Papa Francesco, accennando alla positiva conclusione del   processo diocesano di beatificazione , ha aggiunto, come se non bastasse quanto prima detto,  che Rosario Livatino  – “continua ad essere un esempio, anzitutto per coloro che svolgono l’impegnativo e complicato lavoro di giudice”, ma non solo.

Perché ha precisato che : “Quando Rosario fu ucciso non lo conosceva quasi nessuno. Lavorava in un Tribunale di periferia: si occupava  dei sequestri e delle  confische dei beni di provenienza illecita acquisiti dai mafiosi. Lo faceva in modo inattaccabile, rispettando le garanzie degli accusati, con grande professionalità e con risultati concreti: per questo la mafia decise di eliminarlo”.

E Papa Francesco oltre a sottolineare nel giudice Livatino la coerenza tra la sua fede ed il suo impegno di lavoro, parla anche  dell’attualità delle sue riflessioni.

Sul dovere del giudice quando è chiamato ad amministrare la giustizia, il giovane Livatino scrive : “Egli altro non è che un dipendente dello Stato al quale è affidato lo specialissimo compito di applicare le leggi, che quella società si dà attraverso le proprie istituzioni“; ed aggiungeva anche che,  tuttavia,  si è venuta sempre più affermando una diversa chiave di lettura del ruolo del magistrato, per cui  notava che, “pur rimanendo identica la lettera della norma”,  sembra che “possa utilizzare quello fra i suoi significati che meglio si attaglia al momento contingente”.

Sembra proprio accennare ai pericoli di una “giustiza creativa” di cui parlano alcuni giuristi e che preoccupano non pochi, in primis Papa Francesco.

Diego Acquisto

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