“DEMOCRAZIA” NELLA CHIESA e CONSIGLI PASTORALI

Notiziario di Telepace – lunedì 6.12.2004

DEMOCRAZIA” NELLA CHIESA e CONSIGLI PASTORALI

servizio di don Diego Acquisto

I laici hanno “la facoltà, anzi talora il dovere, di far conoscere il loro parere su cose concernenti il bene della Chiesa”. Ne ha parlato il canonista LIBERO GEROSA, al recente Convegno, sul tema “Riscoprire il vero volto della parrocchia”, organizzato dal Pontificio Consiglio per i laici, che si è concluso nei giorni scorsi a Roma. Partito dal principio stabilito dalla Lumen gentium per ricordare che “la necessità di tener conto del parere e del consiglio dei laici è stata fondata teologicamente dal Concilio Vaticano II”, e oggi riguarda in particolare l’attività dei consigli pastorali, parrocchiale e diocsano, a cui partecipano anche i laici con il loro “voto consultivo”. Ma la “democrazia” nella Chiesa, ha precisato il relatore, è “radicalmente diversa” da quella che caratterizza lo scenario politico, in cui in base al concetto di “rappresentanza” il potere statale “viene dal popolo e viene affidato a persone che rappresentano il popolo”. A differenza di quanto accade in ambito politico, giuridico ed economico, ha puntualizzato Gerosa, “la fede non può essere rappresentata da nessuno, ma solo testimoniata, perché la salvezza è qualcosa di eminentemente personale”. Ciò non toglie, ha spiegato però il relatore riferendosi ai consigli pastorali parrocchiali e non solo, che il diritto di voto consultivo “non può essere inteso come un compromesso tra una prassi autoritaria e una prassi democratica”, in quanto possiede una “specifica forma vincolante” che gli deriva non da una “maggioranza aritmetica”, bensì dalla realtà della Chiesa come “comunione” tra tutti i fedeli. In questa prospettiva, ha concluso Gerosa, la composizione del consiglio pastorale parrocchiale “deve essere il più flessibile possibile”, per rispettare la “diversità” tra le parrocchie e favorire quel “discernimento comunitario” a cui questi organismi sono deputati, anche aprendosi a “nuove figure ministeriali”.

Una delle sfide più urgenti che i laici impegnati nella comunità ecclesiale devono raccogliere, è “Vivere secondo uno stile di fraternità in tutte quelle situazioni in cui questo non corrisponde al sentire più ovvio e più comune”. Uno stile di fraternità nei rapporti tra le varie aggregazioni. Ciò di cui c’è bisogno oggi, è “un cristianesimo capace di porsi in maniera profetica, dando una chiara visibilità all’originalità pasquale della vita cristiana. Un invito a capire in modo nuovo che cosa vuol dire essere cristiani nel mondo di oggi; un invito a ripensare la missione del cristianesimo nell’attuale contesto italiano e a trovare la forza di una profezia che sa tenere insieme santità e secolarità come tratti qualificanti del laicato del futuro.

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