A Favara, festa ieri per gli 85 anni della Parrocchia dedicata a Maria Ss. della Neve ed a S.Vito

Favara, festa ieri  a  Favara – S. Vito per l’85mo della parrocchia,con un momento di adorazione comunitaria, a cui ha fatto seguito una serata di fraternità ( vedi foto accanto).

Parrocchia voluta dall’arcivescovo S.E.Mons. Giovanni Battista Peruzzo (vescovo di Agrigento dal 1932 al 1963)  di venerata memoria, con decreto firmato  in data 10 gennaio 1935.

La prima parrocchia di Favara dopo la Matrice, nel clima  di rinnovamento tendente ad aumentare le Parrocchie per creare più strutture di servizio, contro la tendenza precedente  di accentrare  tutto in un’unica Parrocchia esistente in ogni paese.  Ed anche come nuovo fermento positivo di aggregazione sociale e soprattutto di fermento evangelico che deve tendere sempre a rinnovare le coscienze. Rinnovamento delle coscienze, senza del quale quello delle strutture resta sempre sterile e menzognero.

La ricorrenza di ieri, oltre a ringraziare il Signore per quel bene che si è riusciti a realizazre e chiedere perdono per le omissioni, ha  sollecitato a  pregare per i defunti, per i Parroci che si sono succeduti e che sono davanti a Dio, cioè i Sacerdoti Domenico Iacolino, Domenico Salvo,  Giovanni Arrigo, Luigi Arnone, Giuseppe Seggio (nella foto), che ultimo, nel maggio 1969 ha concluso tragicamente la sua vita.

Non solo ! la ricorrenza ha offerto anche lo spunto per qualche riflessione sulla Parrocchia che da più parti, a partire dal Concilio Vaticano II (1962-1965) e soprattutto da un paio di decenni a questa parte, si chiede che venga ripensata.

Anzitutto nel periodo successivo al Concilio, la parrocchia viene vista come un luogo di incontro, ascolto, comunione, in rapporto alle  nuove aggregazioni ecclesiali di gruppi, movimenti ed associazioni che sorgevano e – quasi inspiegabilmente da un punto di vista umano –  prodigiosamente si espandevano, facendo sorgere anche l’interrogativo che potessero porsi come alternativa alla parrocchia stessa.

Superata questa fase, nell’attuale dibattito pastorale sembrano ormai assodati alcuni punti fondamentali, che cioè  la parrocchia è parte della chiesa locale, con un Parroco che è il proprio pastore.

Assolutamente importante  quest’ultima  precisazione, espressamente sancita tra l’altro dal nuovo Codice di Diritto Canonico del 1984, che ha voluto senza equivoci rimarcare come specifica identità per la Parrocchia quella di  essere una comunità di fedeli che per mezzo del Parroco, sono in rapporto organico con  la Diocesi che è la Chiesa-locale.

Non solo ! ormai senza ombra di dubbio, nella vera spiritualità è assodato che la  preoccupazione pastorale deve gravare non solo sul Parroco, ma  sull’intera Comunità, soprattutto tramite gli organismi collegiali di corresponsabilità .

Detto questo, il clima di festa che mi ha dato modo di pensare a queste problematiche, a Favara è stata la ricorrenza dell’85mo della Parrocchia  intitolata nel decreto di erezione a “Maria Ss. della Neve e S. Vito”- (anche se,comunemente, viene chiamata solo S. Vito…e al cui servizio mi trovo da un  po’ di anni),  dato che il Consiglio Pastorale Parrocchiale, sotto la spinta del coordinatore dott.Lillo Montaperto,  ha lodevolmente pensato di non far passare inosservata la ricorrenza, organizzando un  momento di preghiera comunitaria, a cui è seguita una serata di gioiosa fraternità.

E ciò anche nel contesto diocesano in cui, specie in questo momento, si lanciano stimoli a ripensare la Parrocchia a partire dalla famiglia, o – (come – ci pare – ancora meglio proprio in questi giorni, con un prezioso volumetto diffuso dal competente reparto  della Curia, retto da don Rino Lauricella Ninotta -(nella foto)-) – a partire dalla celebrazione del sacramento del matrimonio da “celebrare con arte e bellezza” e per la cui celebrazione perciò si danno precise e puntuali “indicazioni liturgico-pastorali”.

 Comunque a margine di tutto ci viene da dire che forse davvero appare urgente ripensare tutta la pastorale d’insieme, anzitutto con una grinta innovativa di creatività e leggerezza, seguendo le stimolanti (anche se molto impegnative)  suggestioni pastorali di Papa Francesco; e quindi tenendo conto della concreta situazione demografica di oggi, che comunque spinge a dare alla parrocchia la centralità che merita.

Il volto del territorio di tante nostre parrocchie nei diversi Comuni negli ultimi decenni è molto cambiato, non solo per lo spopolamento dovuto al flusso migratorio che ha portato tanti all’estero per motivi di lavoro, ma anche per lo spopolamento dei Centri storici ed il contemporaneo tumultuoso sorgere di nuovi quartieri nella periferia.

E’ il caso, per esempio,  di Favara !  e concretamente anche della parrocchia S. Vito, una delle parrocchie del Centro storico, dove negli ultimi tre decenni la popolazione si è più che dimezzata e, sempre per fare un esempio, i battesimi da una media antecedente di 60-70 all’anno, si è  passati gradualmente ad un paio di decine, sino a scendere nell’ultimo decennio anche meno  di dieci all’anno.

La soluzione di accorpare più Parrocchie dei Centri storici in Unità Pastorale, anche in considerazione della diminuzione dei preti,  è sembrata e sembra la cosa più logica; e non c’è proprio nulla da obiettare.

Mentre non sembra altrettanto logico non intervenire contemporaneamente con un’apposita normativa, chiara e trasparente, che se da un lato dovrebbe servire ai fedeli che spesso si lamentano ingiustificatamente di non avere tutti i servizi religiosi di prima anche in rapporto  alle festività tradizionali, contemporaneamente si caricano più  parrocchie al parroco-cireneo di turno, unitamente a relativi pesi e responsabilità  di carattere canonico, legale e forse anche penale, senza che nessuna normativa ufficiale venga emanata da chi di ragione, autorità civile o ecclesiastica,  che sia.

E sino ad ora le voci che in questo senso si sono levate, sono rimaste regolarmente inascoltate.

Diego Acquisto

11-01-2020

 

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