Ricordare Giova…Una diagnosi di Favara del dicembre 1992 a cura del Presbiterio

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Presbiterio di Favara
Diagnosi della situazione socio-religiosa
ed orientamenti pastorali.

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In tanti manuali Favara viene descritta come centro prevalentemente agricolo-pastorale, artigiano e minerario, con un forte incremento demografico ed un alto tasso di analfabetismo.
Un giudizio che deve essere largamente rivisto. Infatti, solo in parte l’economia del paese continua a fondarsi sull’agricoltura e la pastorizia; non è ancora venuto meno lo spirito d’intraprendenza che dà origine a piccole imprese artigiane; del tutto scomparse, invece, sono da tempo le miniere, ormai anche ufficialmente chiuse.
Un contributo importante per l’economia del paese sono le rimesse degli emigrati, dato che tanti favaresi sono tutt’ora all’estero, anche se in minor numero rispetto al passato.
Molti favaresi lavorano nel terziario, impiegati nei vari Uffici dei Comuni, della Provincia e della Regione, nelle U.S.L. e in altri settori della Pubblica Amministrazione.
Non manca inoltre a Favara un’economia sommersa, che fa sorgere il sospetto di attività illecite, collegate col mondo della tossicodipendenza e della malavita organizzata.
Appartiene al passato la “nomea” favarese dell’incremento demografico, dato che i rilevamenti anche più recenti concordano nell’evidenziare una notevole diminuzione della natalità, con conseguenze nella scuola elementare e media, dove complessivamente è diminuito il numero delle classi per la carenza di alunni e tante classi si sono formate solo utilizzando la legge sugli alunni portatori di handicap. Come pure, non è un dato aggiornato l’alto tasso di analfabetismo. Oggi, anche se Favara, si trova come percentuale tra i paesi più a rischio per la dispersione scolastica, tanti conseguono la licenza media con i corsi serali per lavoratori, tutt’ora affollati e funzionanti.

Non si può tuttavia non rilevare in larghe fasce, un analfabetismo di ritorno, che si concretizza soprattutto nel disinteresse per stimoli ed iniziative di carattere culturale. Da questo punto di vista il paese presenta forse la più evidente spaccatura, tra una fascia culturalmente vivace e socialmente intraprendente, con iniziative varie nel campo artistico, politico, sociale e religioso, ed un’altra fascia, forse più ampia, abulica ed indifferente, scettica e rassegnata, che rifiuta quasi aprioristicamente ogni possibilità di progresso, come frutto di un impegno consapevole e mirato. Quest’ultima fascia, ovviamente, è quella più esposta alle strumentalizzazioni, anche ideologiche, e diventa massa di manovra in mano ai politici locali, che costruiscono spesso le loro fortune sul clientelismo, praticato come sistema ordinario di consenso.
In questo clima tanti diritti diventano favori, e, per esempio, anche per la richiesta più sacrosanta di un certificato, tanti cittadini sentono il bisogno di cercare una raccomandazione. Alcuni, che abitualmente non frequentano le parrocchie, quando hanno bisogno di qualcosa, non è raro che si presentino al parroco, accompagnati da un referente, perché credono che possa accadere con i sacerdoti la stessa cosa. A tanto si può arrivare, con una mentalità fortemente intossicata.
Dal punto di vista di immagine geografica, Favara presenta immensi quartieri nuovi, sorti alla rinfusa, senza un Piano Regolatore e non conformi perciò alle norme urbanistiche. Alcuni quartieri sono frutto della speculazione edilizia, altri invece realizzati con sudori e immani sacrifici, da gente onesta e laboriosa, che per tanti anni ha magari lavorato all’estero.
Oggi a Favara non mancano officine meccaniche, imprese appaltatrici, supermercati, negozi, bar; quest’ultimi spesso luoghi di ritrovo di club, dove si elabora una cultura spesso ai limiti della legalità, specie per quanto riguarda il comportamento in pubbliche manifestazioni e segnatamente in quelle calcistiche e sportive in genere.
Oltre a pensionati, impiegati e liberi professionisti, abbondano a Favara gli operai salariati e purtroppo anche i disoccupati, principalmente giovani, molti dei quali, loro malgrado, vivono in un clima di inerzia e di conseguente sfiducia, col rischio pauroso di divenire facile preda della delinquenza organizzata, che mira al facile guadagno con diversi espedienti, tra cui il traffico di droga, le estorsioni, i furti, gli scippi, lo scasso di appartamenti, ecc.
per quanto riguarda il rapporto con la religione, anche se non mancano forti venature di anticlericalismo, bisogna rilevare che il nostro è un ambiente naturalmente e tradizionalmente religioso, in cui la fede è quasi istintivamente accettata con semplicità e la solidarietà norma di vita.
A livello maschile, di uomini adulti, appare radicata una certa mentalità che in genere inclina a scindere la fede dalla vita, quasi si trattasse di due rette parallele. In genere si pensa che quello che insegnano il Vangelo, e di conseguenza il Papa, il Vescovo ed il Parroco, è giusti; ma la vita è un’altra cosa. In questo contesto perdonare diventa mancanza di personalità e segno di debolezza, truffare lo Stato segno di grande capacità, imporsi socialmente e politicamente con tutti i mezzi, il traguardo agognato.

La situazione di favara – (e certamente non solo di favara) – ripropone in termini di urgenza, il tema di una nuova evangelizzazione per gli adulti. Vogliamo rilanciare il problema a livello diocesano, in considerazione anche del fatto che i Centri familiari non sembrano adeguati per la catechesi agli uomini. Ed oggi proprio gli uomini, – ci sembra, dal nostro osservatorio di Favara – sono i soggetti che esprimono in modo più inconsapevolmente sofferto, il divario tra fede e vita, l’inadeguatezza dei contenuti di fede posseduti, di fronte ai grossi interrogativi che la vita di oggi pone. Ci viene anche da osservare che la stessa azione catechistica sui fanciulli, continuerà ad avere limitate possibilità di riuscita, finché mancherà questo retroterra adulto e maturo nella fede. Tutto questo ci sentiamo di dirlo proprio noi di Favara, dove la catechesi rionale alle famiglie, ha una sua tradizione ed una sua storia, quando a livello diocesano, in questo senso, non si dava direttiva alcuna e l’orientamento diocesano riguardava unicamente l’organizzazione e la formazione del laicato, attraverso i “quattro rami” (allora) dell’ Azione Cattolica.
Nel campo giovanile, oltre a quanto detto per la disoccupazione, dobbiamo segnatamente rilevare, assieme ad incoraggianti sintomi di ripresa, un pauroso sbandamento. Molti giovani restano vittime di fenomeni vari di devianza, quali false concezioni libertarie, erotismo, droga. Si sono verificati negli ultimi anni, diversi casi di suicidi giovanili.
Negli ultimi sei anni, sette Parrocchie su nove, a Favara hanno cambiato Parroco; per qualcuna di queste, anzi, in queto breve arco di tempo, ciò è avvenuto più di una volta. Solo due parroci rappresentano la continuità col passato.
La catechesi alle famiglie continua ad essere uno dei punti qualificanti dell’impostazione pastorale delle varie Parrocchie, con la metodologia ritenuta più valida. In favore delle famiglie, oltre all’azione programmata specificamente da ogni Parroco, lavorano le associazioni dell’Apostolato della Preghiera, i gruppi del Rinnovamento dello Spirito, le religiose dell’Istituto secolare di Maria SS. Annunziata, i Confratelli e le Consorelle della Conferenza S. Vincenzo, oltre a coppie di sposi, collegate con i vari movimenti di spiritualità.
I corsi di preparazione al matrimonio, con la trattazione di temi a carattere teologico, psicologico, medico, morale e pastorale, funzionano a Favara dal 1979.
All’inizio degli anni ‘70, per le note vicende politico-religiose, che hanno turbato la vita diocesana, Favara è stata al centro di una dolorosa lacerazione, con due Sacerdoti, tra cui un Parroco, sospesi “a divinis”. All’ingresso dei locali di Via Rovereto, dove funziona la Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo, dominava la scritta: “La Chiesa è del popolo”.
Un’errata visione di Chiesa ed un’errata catechesi sui sacramenti, tra cui la confessione, hanno lasciato un segno tra i giovani del tempo (provenienti dalle varie parti della Città) ed oggi adulti e genitori.

Nella loro azione pastorale, i Parroci favaresi hanno dovuto fronteggiare anche questa situazione, che adesso appare, fortunatamente, solo un ricordo lontano.
Anche perché stimolati da questa concreta situazione, dalla seconda metà degli anni ‘70 a tutta la prima metà degli anni ‘80 e oltre, l’azione pastorale portata avanti a Favara, è stata costantemente frutto di riflessione comunitaria, incisiva e vivace, con il coinvolgimento di tutto il Presbiterio nella fase progettuale e operativa. Notevoli i messaggi a livello sociale, mentre sul piano della tradizione religiosa-popolare, è stato possibile apportare sostanziali e positive modifiche alle celebrazioni pubbliche della Settimana Santa.

Uno slancio di lavoro pastorale comunitario, che è venuto gradualmente meno negli ultimi anni, forse anche come necessaria conseguenza dei cambiamenti avvenuti e conseguenti equilibri relazionali. Adesso sembra profilarsi un’inversione di marcia, con un impegno di comunione pastorale, ricercato anche a livello operativo. Ne è segno anche la preparazione di questa diagnosi, a cui hanno contribuito alcuni laici impegnati, in una riunione comune tenutasi in Matrice lo scorso 11 novembre e della quale vogliamo specificamente riferire in quest’ultima parte.
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“Nel nostro ambiente si nota una buona dose di incoerenza. Alcuni, e comunque non proprio pochi, sono cristiani di pagella, cercano l’etichetta e non il contenuto. Oltre ad un certo anticlericalismo, sono piaghe del nostro ambiente, l’alcolismo, la droga, l’indifferenza religiosa”.
(Mons. Calogero Gariboli)

“Necessita una catechesi permanente per sensibilizzare la famiglia, la cui presenza in parrocchia è spesso solo d’occasione.

(Sig,ra Teresa Fanara-Costanza)

Rischiamo di giudicare le cose secondo la nostra ottica, senza cogliere l’oggettività. Il rapporto delle famiglie col Sacerdote è determinato dal tornacontismo. Gli ossequi sono in vista di un bisogno da soddisfare o di un favore da ottenere”.
( Sac.Antonio Castronovo)

“Quello che scoraggia talvolta nel nostro ambiente è la mancanza di volontà d’apprendere, l’abulia, l’apatia”.
(Sac. Ignazio Giunta)

“Nel nostro ambiente ci sono tante positive potenzialità, tanti gruppi giovanili desiderosi di lavorare, tanti giovani sani, tante coppie esemplari, tante persone impegnate”.
(Giovanni Chianetta)

“La famiglia spesso preferisce delegare ad altri l’educazione dei figli, abdicando alla propria responsabilità educativa”.
(Sac.Pietro Profeta)

“Una grande piaga è l’indifferentismo religioso, diventato cultura comportamentale. La famiglia, – se sensibilizzata – risponde; è necessaria perciò un catechesi costante. I giovani sono poco sensibilizzati alla vita ecclesiale, perché le persone di Chiesa non si interessano delle questioni sociali, come disoccupazione, strade, nettezza urbana, ecc.

(Sac. Giuseppe Veneziano)

Nel nostro ambiente è diffusa l’ansia di Dio e del soprannaturale, che talvolta conduce, purtroppo, a consultare maghi, praticare stregonerie di vario genere, tenere e conservare cornetti e ferri di cavallo. Le stesse persone che praticano queste cose però, ne avvertono la vacuità ed inconsistenza. Il terreno è pronto, per una evangelizzazione scarna ed essenziale”.
(Sac. Diego Acquisto)

“Bisogna operare la diagnosi dal di dentro. Il problema della Chiesa oggi è di superare la conflittualità, tra credenti-non credenti, praticanti-non praticanti, nella pacifica e serena convivenza”.

(Sac. Alfredo Dalla Greca)

Favara 27 novembre 1992

Il Segretario del Presbiterio
Sac. Diego Acquisto

Il Vicario Foraneo
Mons. Calogero Gariboli

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