La Chiesa Agrigentina alza la voce contro i disastri della sanità pubblica

 

Lo fa chiaramente attraverso la voce del suo Vescovo S.E. Mons. Alessadro Damiano,  e prima ancora attraverso l’apposito Ufficio della Curia  “Per i problemi sociali ed il lavoro”, che da tempo ha costituito un’apposita Commissione composta da tanti laici, responsabilmente inseriti nel tessuto sociale agrigentino, che proprio sulla Sanità, visto il progressivo aggravarsi della situazione, coinvolgendo le persone più qualificate e sensibili a questa tematica della salute, anche se di differente visione ideale e politica, hanno dato vita ad un  unico  “Cartello sociale” , la cui voce però sino ad ora è rimasta inascoltata.

Ricordiamo anzitutto intanto, che la  Sanità pubblica è garantita dell’art.32 della Costituzione, che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Malgrado la chiarezza del dettato costituzionale, il  disastro nella sanità pubblica è fin troppo evidente;  e da parte del cartello sociale, come della Curia, senza giri di  parole  si parla di un buon decennio di colpevole trascuratezza da parte dei Governi che si sono succeduti, e quindi di un servizio sanitario prossimo al collasso”, a causa di “un decennio di definanziamento, di chiusure di ospedali e reparti, di tagli indiscriminati al personale, ai posti letto, ai servizi”.

Per chiarezza, e solo per questo,  senza  spirito di sterile polemica, ci è venuto in mente di fare una rapida ricerca sui Governi che si sono succeduti in Italia, dato che il disastro non è solo agrigentino ma nazionale.

Ebbene, in questo decennio trascorso, a partire dal 2013, logicamente, con la fiducia   delle forze politiche,  che è facilissimo individuare, i Governi sono stati presieduti da Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi.

Possibile che questi Governi oltre al definanziamento, non abbiano (pare …o è sicuro !) nemmeno provveduto a stabilire regole certe per sostituire  quanti nel servizio pubblico di questo delicatissimo  settore (medici…paramedici…personale infermieristico e quant’altro…), per ovvi motivi di età,  ogni anno dovevano essere collocati in pensione….

In pensione, così come  è regolarmente avvenuto…ma senza che altri proporzionalmente siano stati  nominati. Roba da non credere !  Quale disegno politico ci sta sotto ?……..Cosa si risponde all’accusa di avere calpestato l’art.32 della  Costituzione.

A me ,- a sicuramente non solo – è ritornata alla mente l’immagine di quel deputato che  ha parlato in Parlamento con un sasso un mano….Un sasso preso dal fiume Arno, per denunciare al Governo il disastro ecologico del territorio. Sappiamo – tra l’amara ilarità generale – la risposta della controparte !

Adesso, per la Sanità,  a rispondere dovrebbero essere i responsabili.

Al nuovo Governo scelto dagli italiani il 25 settembre scorso ed insediatosi lo scorso 22 ottobre, tocca l’onere di provvedere. Si spera con la necessaria determinazione, senza lacciarsi coinvolgere nella logica dei precedenti Governi, come purtroppo – alcuni pensano – perché è più facile seguire i cattivi esempi;  facendo tra l’altro osservare amaramente,  che con la cosiddetta “autonomia differenziata”, con certa cultura che gira,  la situazione in Sicilia potrebbe ulteriormente peggiorare ed “il miglior medico” – si dice – diventerà “il biglietto aereo”, cioè andare altrove, addirittura anche all’estero, per potersi dignitosamente curare.

Ma chi potrà farlo ?

Di fronte a questa terribile ipotesi, viene veramente da chiedersi: “E l’art. 32 della Costituzione”?

Il mio auguro   che il grido sacrosanto della Chiesa Agrigentina venga raccolto anche altrove. Anche a livello più alto, per uno scossone salutare alla coscienza dei respsonabili.

Diego Acquisto

18-6-2023

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Riprendiamo da Sicilia on presse—-13-7-20223

Otto comitati a difesa dei rispettivi ospedali (tutti ospedali -per così dire-di periferia) si sono riuniti per istituire e fondare il Coordinamento Regionale dei Comitati per il Diritto alla Salute nella Regione Sicilia.

I comitati fondatori del Coordinamento Regionale sono quelli a tutela dei seguenti ospedali siciliani:

  • l’ospedale Cutroni Zodda di Barcellona Pozzo di Gotto, rappresentato dall’avv. Rino Nania, con presidente l’avv. prof. Enzo Correnti;
  • l’ospedale Barone Lombardo di Canicattì, con presidente l’avv. Giovanni Tesè;
  • il nosocomio Vittorio Emanuele III di Gela, con coordinatori Luciana Carfì e Filippo Franzone;
  • il nosocomio Madonna SS. dell’Alto di Petralia Sottana, con presidente Pietro Polito;
  • il nosocomio Salvatore Cimino di Termini Imerese, con coordinatrice la dottoressa Patrizia Graziano;
  • il nosocomio di Lentini, con presidente il dottor Paolo Censabella;
  • l’ospedale Barone Ignazio Romeo di Patti, con presidente la dottoressa Carmela Lipari;
  • l’ospedale Gravina- Santo Pietro di Caltagirone, con presidente Concetta Alario.
l’avv. Giovanni Tesè, presidente del comitato pro ospedale barone Lombardo di Canicattì

 

 

Il Coordinamento è aperto all’ adesione di altri comitati spontanei già costituiti o costituendi a tutela e difesa degli ospedali isolani che soffrono le ricorrenti gravi carenze di personale (soprattutto di dirigenti medici), di locali adeguati e a norma e, talvolta, di strumentistica diagnostica.

la dottoressa Carmela Lipari, presidente comitato Aretè a tutela dell’ospedale barone Romeo di Patti
Come primo atto, il Coordinamento ha condiviso e diffuso un documento che contiene precise e puntuali richieste alla classe politica siciliana e agli organi istituzionali competenti in materia di governance della salute pubblica regionale.
l’avv. Rino Nania, del Comitato pro ospedale Cutroni Zodda di Barcellona Pozzo di Gotto

 

 

 

Nel documento si parla di “preoccupante deriva del Sistema Sanitario Regionale Siciliano, che in molti territori non esprime e non realizza più principi cardine, quali la globalità delle prestazioni, l’universalità dei destinatari, l’uguaglianza di trattamento e l’equità”.

Si parla inoltre dell’ “osservanza e  rispetto dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e dei Livelli Essenziali dell’Assistenza (LEA)”, tenuto conto che “molti ospedali, da sempre importanti e irrinunciabili presidi a tutela della salute della popolazione residente, sono stati depotenziati da politiche che possiamo definire di de-ospedalizzazione

Occorre ridare” -prosegue il documento del Coordinamento– “la dignità perduta a tutti i nosocomi, sottomessi anche alla logica economicistica dei tecnocrati”.

Infine, il Coordinamento Regionale dei Comitati per il Diritto alla Salute Regione Sicilia formula le proposte che di seguito si riportano testualmente:

-la nomina in tempi rapidi dei nuovi direttori generali delle ASP;

-le immediate e definitive disposizioni per la garanzia dei livelli essenziali di assistenza nel sistema dell’emergenza-urgenza negli ospedali;

-le disposizioni per l’istituzione dei Dipartimenti interaziendali di anestesia e rianimazione e per altre aree dei diversi comparti;

-l’aumento del monte ore per gli specialisti ambulatoriali territoriali, accrescendo così l’offerta specialistica, che si rifletterebbe positivamente nel limitare gli accessi impropri in pronto soccorso; -la stabilizzazione del personale precario;

-l’utilizzo con contratti a ore di personale sanitario volontario in quiescenza;

-il rispetto dei parametri del D.M. n 70 2015.

 

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