A margine della convocazione dei preti più anziani dell’arcidiocesi agrigentina
Una convocazione dei preti ultra settantacinquenni, nel seminario di Agrigento, espressamente caldeggiata dall’arcivescovo S.E. Mons. Alessandro Damiano, forse anche in relazione all’analisi cruda ma obiettiva, con la “triste realtà dei numeri” che riguarda il Clero agrigentino, di cui si è interessato qualche settimana fa il settimanale diocesano, con un ampio e dettagliato servizio, in prima pagina, dal titolo “Sempre meno e più anziani” .
Sul totale dei 243 preti, dei 64 settantacinquenni convocati , sono stati presenti poco meno della metà. Una buona partecipazione, rispetto all’età, nella considerazione che sicuramente non pochi non hanno potuto partecipare per ostacoli vari, dal più ovvio che è quello della salute fisica, al più banale dell’impossibilità di avere non tanto un’autovettura, quanto un autista a disposizione, per mezza giornata.
L’incontro è andato bene e da tutti è stato giudicato positivamente. Nei vari interventi il problema più toccato, quello della necessità di una Casa per il Clero anziano.
Un problema che dovrebbe essere, finalmente, avviato a soluzione. Diciamo finalmente perché, da qualche documento in nostro possesso, il problema è stato ufficialmente già posto, in una storica riunione del clero agrigentino …(sentite !)…in data 07 febbraio 1974. Quando, allora, in un documento conclusivo ufficiale, tra gli altri argomenti, risulta denunciato proprio questo problema, con parole significative che sono più attuali che mai, Ecco testualmente : “Desta seria preoccupazione in tutto il Clero la dolorosa constatazione, tuttora senza speranza alcuna di soluzione, che i presbiteri anziani e invalidi sono abbandonati e dimenticati dopo un’esistenza interamente spesa a servizio della diocesi”.
Ma l’incontro di venerdì 24 marzo u.s. dobbiamo dire che è andato proprio bene ed il vescovo Alessandro da tutti è stato sinceramente ringraziato, intanto per quello che ha fatto e pure per il prosieguo che vorrà fare; continuando in un clima di cordialità, affabilità e semplicità, …come in questo incontro, nello scambio di opinioni, a cui è seguita la concelebrazione , e quindi il momento conclusivo del pranzo comunitario nel refettorio del Seminario.
Naturalmente prima di tutto, proprio all’inizio c’è stata un’ottima, appropriata riflessione, proposta dal giovane presbitero Don Francesco Vaccaro Notte sulla “Dimensione del presbitero anziano”, nel suo rapporto con i preti più giovani.
Una riflessione davvero interessante ed utile, sia per gli anziani a cui direttamente era rivolta, ma anche per i preti giovani, che sono il frutto del presbiterato anziano”, prodotto dalle loro “fatiche e preghiere”.
A questo punto l’icona del giovane monaco che porta sulle spalle un monaco anziano; così come spiegata da Papa Francesco, che disse: “ C’è un giovane monaco che porta sulle spalle un anziano, porta avanti i sogni di un anziano… un giovane che è capace di prendere su di sé i sogni degli anziani e li porta avanti per farli fruttificare”.
A cui, don Francesco Vaccaro Notte aggiunge: “…vorrei, a parer mio aggiungere …che le spalle del giovane monaco non sono scoperte c’è un corpo che le abita e che anche le difende. L’anziano monaco non è un peso da portare ma una difesa da indossare”.
Si tratta di un passaggio assai significativo, che comunque non è il solo della riflessione proposta da don Francesco; sarebbe troppo lungo aggiungere altro, mentre personalmente auspico che nei canali ufficiali della diocesi, la riflessione venga proposta per intero, con il significativo rapporto nell’Antico Testamento tra l’anziano sacerdote Eli ed il giovane Samuele, attraverso il quale Dio riaccende in Israele il carisma della profezia; o la figura dell’anziano sacerdote Simeone che, “conservando un cuore integro”, sa attendere “il compimento della promessa”.
Tra le figure sacerdotali dell’Antico Testamento, esaminata anche quella di Elia. “il profeta della parola di fuoco”, che scappa da Gezabele, perché in pericolo di vita.
“L’anziano Elia ci insegna che, le lunghe prove che egli ha dovuto attraversare per mantenersi profeta di Adonai sono state sempre attenzionate da Dio anche quando lì per lì, Elia non sentiva l’agire divino. Quasi alla fine del suo mandato Elia insegna che il nostro ministero sacerdotale che seppur ha conservato la sua dimensione polverosa, sa parlare, e sa fare agire Dio in questo mondo”.
Ecco in estrema sintesi il senso della riflessione proposta da don Francesco Vaccaro Notte , sulle diverse figure sacerdotali dell’Antico testamento.
Nel Nuovo Testamento il Sacerdote è uno solo: Gesù di Nazareth, Dio ed uomo ad un tempo. Quanti sono chiamati al presbiterato partecipano, di questo Suo sacerdozio.
Perciò risulta assolutamente vera l’espressione dei Santi, che parlano del sacerdote come “alter Crhistus….e quindi : “Sacerdos absolvit….Christus absolvit”.
Diego Acquisto
30.3.2023
In data 31-3-2023 ho ricevuto il post che trascrivo :
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