«Dove dimora il dolore il suolo è sacro»
Un’espressione che si trova in una lettera scritta da un detenuto, indirizzata al direttore di uno dei grandi quotidiani italiani. Una lettera che vogliamo riprendere e riproporre all’attenzione dei nostri radioascoltatori in questo tempo segnato dalla sofferenza per i tanti problemi ed anche per la pandemia-coronavirus. «Dove dimora il dolore il suolo è sacro». E la LETTERA, non è stata concepita chissà in quale epoca passata….ma in epoca recente……Ci potrà fare del bene, meditarla in questa Quaresima…….
Un lettera, scritta subito dopo la visita a quel carcere di Papa Francesco, una lettera dove – credo – ci sia materia sufficiente per riflettere sul senso della vera libertà, sulla ricerca autentica della fede, sulla disumanità del carcere come talvolta è impostato, diversamente da quanto prescrive la nostra Costituzione che stabilisce che deve rieducare chi ha sbagliato e prepararlo a reinserirsi correttamente nella società. Ecco la lettera: Caro direttore, (scriveva allora l’on.Totò Cuffaro…..anche lui, per fare un paragone magari azzardato, come Napoleone…prima in trionfo eletto con milioni di voti…e poi nella polvere ….rinchiuso allora in una cella…privo di libertà ) —- scriveva Totò Cuffaro …..il Papa è voluto essere uno di noi, il suo amore e la sua Misericordia sono Cristo. Il carcere non è luogo sconsacrato: «Dove dimora il dolore il suolo è sacro». — Cristo arriva e porta pace alla disperazione degli uomini che sono al varco del confine, nelle urne del pianto. CRISTO, Lo sentiamo camminare accanto a noi, consola la nostra libertà crocifissa,…… Lui è stato crocifisso, ma quando vede crocifissi noi detenuti, diventa Cireneo, ci aiuta a portare il peso della croce e cammina insieme a noi e ci rende creature nuove e forti.–Così, … dentro il deserto del carcere, poveri in mezzo ai poveri e tutti nella miseria, abbiamo sperato ancora. È proprio dentro questo vivere che abbiamo capito che è cambiata la nostra storia e la nostra vita.—-È in questo luogo che molti di noi hanno trovato l’appuntamento decisivo per l’incontro fondamentale con Chi eravamo convinti di avere incontrato e invece non conoscevamo a fondo. Credevamo di averlo trovato nella liturgie a cui avevamo preso parte, di averlo raggiunto nei pellegrinaggi che avevamo fatto, di esserci stati accanto in meditazione nei ritiri spirituali, ma oggi possiamo dire che l’incontro che veramente ce lo ha fatto conoscere è accaduto qua dentro….in carcere !—- In questo luogo, ….abbiamo sentito la Sua voce Lui ci ha svelato la sua dimensione essenziale.–È disumano voler annullare l’uomo. Nessuna disumanità è più grande che far scomparire la persona che ognuno di noi è: precisamente questa è la disumanità del nostro tempo. — Per questo, direttore, vogliamo gridare ancora più forte, vogliamo riuscire a …..gridare il dolore di chi non vuole ascoltare e non sa rispondere alla “voce buona”. Soffrire per gli altri è una grande forma di amore e se gridiamo il nostro e il loro dolore, liberiamo la nostra libertà.—Abbiamo letto solo qualche passaggio di questa lettera datata Giovedì 2 aprile 2015….in cui si fa notare che la voce del Papa era stanca e addolorata ma era “la voce buona”, noi detenuti l’abbiamo riconosciuta subito. Lui era Cristo. Grazie, Papa Francesco.—Totò Cuffaro—Detenuto nel carcere di Rebibbia. Pensieri e concetti su cui vale la pena di riflettere…..e che possono essere davvero utili per tutti….perché davvero non si sa a quali prove ciascuno può essere chiamato, con quali prove dovrà confrontarsi…. da più o meno colpevole …. o da più o meno innocente …..per imprudenza….o per eccessiva immeritata fiducia concessa a persone che non lo meritavano….. può essere chiamato dalla vita…specie quando ci si trova a contatto con persone ….in situazioni nuove e del tutto imprevedibili…..una lettera che merita attenzione e rispetto ….quella di cui abbiamo voluto parlare in questa nostra conversazione……..rivolgendo i migliori auguri di bene all’autore della Lettera ….cosi come a tutti i nostri radio ascoltatori……ricordando davvero che «Dove dimora il dolore il suolo è sacro.
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