Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani
Ormai tradizionale la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero nord del nostro pianeta, dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo; e questo chiaramente assume un significato simbolico.
Nell’emisfero sud invece, in cui, anche per ragioni climatiche, gennaio è periodo di vacanza, le chiese celebrano la Settimana di preghiera in altre date, per esempio nel tempo di Pentecoste, che è periodo altrettanto simbolico per l’Unità dei Cristiani.
Un invito comunque per tutti a trovare opportunità in tutto l’arco dell’anno, per esprimere il grado di comunione già raggiunto tra le chiese e per pregare insieme per il raggiungimento della piena unità, che è il volere di Cristo stesso.
Sappiamo bene quello che storicamente è avvenuto e come il Cristianesimo nel suo insieme si presenta come una realtà variegata e complessa, con le divisioni che si sono prodotte e che ancora esistono fra quanti si professano cristiani.
“L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione” : è il tema di quest’anno della Settimana di preghiera.
Tema che si ispira a un passo della seconda Lettera di San paolo ai Corinzi (cfr. 2 Corinzi 5, 14-20), in cui, tra l’altro, si dice: “ Poiché l’amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. … Ed egli è morto per tutti…..Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove…… Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”.
Un appuntamento a partire dal 1908, questa Settimana che padre Paul Wattson immaginò per accendere nel cuore il desiderio di fraternità e di unità, superare le continue tentazioni di ripiegamento o di rallentamento durante il cammino di fede.
Il dialogo fra le Chiese che si rifanno al messaggio di Cristo deve partire dalla conoscenza e dal rispetto reciproco. Lo ha chiarito il Concilio Vaticano II, del quale lo scorso ottobre è stato ricordato il 60mo del suo inizio. Adesso non è più la stagione degli inviti. Questo è il tempo degli imperativi. Ci troviamo continuamente gomito a gomito con fratelli che appartengono ad altre tradizioni cristiane e ad altre culture non certo meno significative della nostra.
Allora – da ogni parte, soprattutto dalle persone più responsabili – si fan osservare che sarebbe miope far finta che tutto ciò non esista. E che, come veri cristiani, non possiamo arroccarci in un guscio che, poi, può essere visto e giudicato come sinonimo di arroganza. Vale per la Chiesa Cattolica; vale per tutte le altre confessioni cristiane.
Diego Acquisto
18-1-2013
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