A margine del ricordo del Papa “buono”, nel 60mo dell’apertura del Concilio Vaticano II
Un ricordo che ricorreva ieri e che per il fatto che dagli opinionisti di ogni tendenza sia stato commentato, ci fa capire quale importanza tale evento abbia avuto per l’intera umanità, e non solo per la storia della Chiesa.
Si è cioè avverato quanto profeticamente ebbe a dire quel Papa, passato alla storia con l’aggettivo “buono”, cioè Giovanni XXIII, che all’apertura nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, l’11 ottobre 1962, davanti ai 2544 padri conciliari presenti all’inaugurazione, provenienti da tutte le parti del mondo, iniziando il suo intervento ebbe a dire “Siamo soltanto all’inizio”.
E quindi il passaggio centrale del Suo intervento: “Illuminata dalla luce di questo Concilio, la Chiesa si ingrandirà di spirituali ricchezze e, attingendovi forza di nuove energie, guarderà intrepida al futuro. Infatti, con opportuni aggiornamenti, e con la saggia organizzazione di mutua collaborazione, la Chiesa farà sì che gli uomini, le famiglie, i popoli volgano realmente l’animo alle cose celesti”; così disse Giovanni XXIII.
La Chiesa ha portato avanti questo impegno e tanti traguardi sono stati raggiunti, non solo sul piano strettamente liturgico-pastorale, ma di conseguenza anche su quello soprattutto ecumenico e socio-politico, di un migliore e più amichevole rapporto tra gli Stati, indipendentemente dall’ideologia dominante nella loro forma di governo.
La Chiesa post-conciliare, prendendo meglio coscienza del suo mistero, ha capito meglio di dovere essere sempre “in fieri” nella società , cioè in divenire, per rendersi strumento sempre perfezionabile come “sacramento”, cioè “un segno ed uno strumento, dell’intima unione con Dio, e dell’unità di tutto il genere umano”.
Non quindi una struttura di decisioni e di condanne, ma uno strumento umanamente sempre più efficace di coesione e di comunione, degli uomini tra di loro e nella riscoperta della loro comune fraternità, l’apertura alla trascendenza come figliolanza dell’unico Dio, del quale il Suo figlio Gesù di Nazareth, uomo-Dio ad un tempo, ci ha rivelato la paternità.
Da questa rinnovata coscienza ne è derivata come logica conseguenza nella Chiesa, anche da un punto di vista solamente umano, oltre che spirituale e di coscienza, un nuovo tipo i presenza nella società, nel vivere la sua missione di servizio non solo verso i battezzati, ma anche verso l’umanità intera, senza distinzione. E quindi un modo nuovo di rapportarsi e confrontarsi anche con i credenti di altre religioni, con i laici di altre ideologie, con tutto il mondo contemporaneo in generale, senza remora di alcun genere .
E quindi, per esempio, ogni giorno anche visivamente grazie ai mezzi di oggi, abbiamo sotto gli occhi con Papa Francesco, palpabile la consapevolezza come Chiesa Cattolica-Romana, di vivere e dialogare con il mondo moderno. Del quale la Comunità Chiesa vive e sollecita tutti a vivere intensamente non solo le gioie, ma anche i problemi e le angosce dell’oggi.
E, per la Chiesa, questa missione continua e continuerà sempre, sino quando ci saranno questo mondo e la sua storia.
Diego Acquisto
12-X-2022
La Chiesa post-conciliare, prendendo meglio coscienza del suo mistero, ha capito meglio di dovere essere sempre “in fieri” nella società , cioè in divenire, per rendersi strumento sempre perfezionabile come “sacramento”, cioè “un segno ed uno strumento, dell’intima unione con Dio, e dell’unità di tutto il genere umano”
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