FA DISCUTERE ancora IL CENTRO COMMERCIALE di VILLASETA
Notiziario di Telepace – martedì 23.11.2004
FA DISCUTERE ancora IL CENTRO COMMERCIALE di VILLASETA
servizio di don Diego Acquisto
Fa ancora discutere il Centro Commerciale di Villaseta, per il quale ancora non si sono pronunciati gli alti funzionari del Comune di Agrigento, ai quali sarebbe spettato dare un giudizio, positivo o negativo, di fattibilità, e sul quale adesso si deve pronunciare il Commissario nominato dalla Regione. Un comportamento che l’opinione pubblica non era riuscita a capire, quello degli alti dirigenti del Comune di Agrigento. Ed a questo, si aggiunge la dichiarazione del Sindaco Piazza, così come riportata dagli organi di stampa, che si dice favorevole in linea generale alla costruzione dei centri commerciali, che portano benessere, sviluppo ed occupazione, aggiungendo che tutto deve essere fatto in regola e nella legalità. Un’affermazione sacrosanta questa, che però rimanda tutto ai dirigenti preposti ed ora anche al Commissario. Un comportamento incomprensibile questo dei dirigenti, come incomprensibile appare il comportamento del sindaco, che si limita solo a prendere atto, senza avvertire la necessità di fare finalmente chiarezza e chiudere, in un senso o in un altro, la questione. Lo scorso maggio, in una lettera aperta al Sindaco di Agrigento della CGIL agrigentina, il segretario Piero Mangione, chiedeva conto e ragione del ritardo “del parere sulla pratica del Centro Commerciale di Villaseta. Un ritardo – affermava Mangione – che dà adito a tante argomentazioni, compresa quella “legata allo stop della pratica per le preoccupazioni derivanti da un articolo di stampa che faceva riferimento al riciclaggio di denaro sporco”. Più duro di così, il segretario della CGIL agrigentina non poteva proprio andare. E più tenero non era stato l’arcivescovo Mons. Ferraro alcune settimane prima, nella omelia del Venerdì Santo, di fronte al Palazzo di Città, quando aveva detto: «Senza Dio si arraffa in tutti i modi, la politica diventa mangiatoia e il potere del burocrate diventa luogo per far diventare favori personali quelli che sono diritti dei cittadini». E proprio sui burocrati che non danno risposte ai bisogni della povera gente, Mons. Ferraro aveva ancora detto che :«Non è accettabile che per dire “no” un ufficio possa fare passare nove mesi, durante i quali però lo stipendio continua ad essere percepito regolarmente”. Adesso i mesi passati non sono più 9 ma 16 e nulla ancora è cambiato, se ancora nessun parere è stato espresso. Non sembra davvero accettabile continuare a fare aspettare e sperare la gente. In un senso o in un altro i problemi si risolvono, e la necessità di non perdere ulteriormente tempo e di fare chiarezza, chiama in causa i politici, chiamati al loro ruolo di responsabilità dalla fiducia della gente e che perciò devono sapere decidere con gli opportuni provvedimenti, anche duri contro chi, all’interno della pubblica amministrazione, non compie il suo dovere e non fa quello che è suo dovere fare.
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