LETTERA dal CARCERE
Notiziario di Telepace – lunedì 28.06.2004
LETTERA dal CARCERE
servizio di don Diego Acquisto
Grande risonanza ha avuto nell’opinione pubblica provinciale e non solo, la lettera pubblicata ieri dai quotidiani dell’isola e inviata dal carcere ai cittadini di Canicattì, dall’ex sindaco, prof. Antonio Scrimali . Una lettera ricca di nobili sentimenti e di umanità, in cui, tra l’altro, l’ex sindaco parla della sue giornate in carcere, all’Ucciardone di Palermo, e della sua resistenza umana messa a dura prova, dato che è costretto a vivere, assieme ad altri 8 detenuti, 24 ore su 24, in un locale angusto, di appena 16 metri quadrati. E questo è forse il punto che ancora più degli altri colpisce e che ci auguriamo possa suscitare una responsabile presa di coscienza dell’opinione pubblica e quindi di quanti hanno possibilità di intervenire. In una nazione civile, quale l’Italia si vanta di essere, la dignità umana non ci pare proprio che in questo modo venga adeguatamente rispettata: 9 persone in sedici metri quadrati, 24 ore su 24, con tutte le altre considerazioni facilmente intuibili di carattere igienico, costituiscono davvero una grave offesa alla dignità ed al senso di civiltà di tutti.
Come è noto Scrimali è finito in carcere, assieme ad altre decine di persone, tra cui anche il deputato regionale ed ex assessore ai lavori pubblici Vincenzo Lo Giudice, nel corso dell’operazione “Alta mafia” del 29 marzo scorso. Un’operazione della Magistratura che ha scosso profondamente il tessuto socio-politico della nostra provincia, con conseguenze di cui ancora è difficile e forse anche prematuro prevedere le conclusioni. Oltre all’auspicio generale che al più presto si possa fare piena luce sulle eventuali responsabilità dei singoli, il corretto atteggiamento di tutti è quello della fiducia nell’operato dei Giudici, chiamati ad un lavoro davvero arduo e delicato. Un atteggiamento che si coglie anche nella lettera di Scrimali, che, malgrado l’ultima decisione dei giudici del riesame che hanno rigettato la sua richiesta di scarcerazione, dice di avere fiducia di potere dimostrare la sua innocenza circa i fatti addebitatigli e la sua conseguente lealtà nel servire lo Stato e le sue istituzioni, per il mandato ricevuto dai cittadini.
E proprio ai cittadini, Scrimali intende dire grazie con la sua lettera aperta, in cui testualmente dice: “Sapere che la vostra stima nei miei confronti è sempre viva, anzi si è accresciuta ancor di più, è il migliore sostegno per superare questa dura prova e bere fino in fondo questo calice amaro”. E ancora. “Gli anni trascorsi al servizio della mia Canicattì sono stati i più esaltanti della mia vita. Un cammino che pareva destinato a durare ancora, ma che è stato bruscamente interrotto in quel grigio mattino del 29 marzo”. “Nella mia mente riaffiorano i tanti ricordi, passati e recenti. Io li rivivo intensamente e ogni tanto mi coglie la malinconia. Però dura poco, perché sono convinto che tutto questo cambierà e che io potrò tornare tra la mia gente”.
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