Raccolta differenziata
Notiziario di Telepace – 13.3.04
Raccolta differenziata
servizio di Salvatore Pezzino
La difesa della salute dei cittadini non è di destra né di sinistra! Incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti urbani è una scelta obbligata e non più rinviabile! Occorre fare tesoro delle esperienze maturate in altre realtà e di come si sono affrontate le emergenze! Sono queste le frasi più ricorrenti nelle dichiarazioni dei rappresentanti di tutte le forze politiche, di tutte le sigle sindacali, dei comitati civici, delle comunità ecclesiali della provincia di Agrigento.
Tutti concordano sul fatto che il Piano dei rifiuti predisposto dalla Regione Siciliana vada esaminato con la massima attenzione e venga fugata ogni perplessità, nella misura in cui si mette in discussione la qualità della vita dei cittadini, soprattutto di quelli che si ritroveranno a stretto contatto con dei mega- impianti dove saranno conferite tonnellate e tonnellate di rifiuti di ogni genere.
La provincia di Agrigento, come dimostrano le manifestazioni di piazza delle settimane scorse, vive con grande apprensione il dibattito sul Piano dei rifiuti della Sicilia in quanto nel suo territorio sono previsti due mega-impianti: una discarica ad Aragona e un termovalorizzatore a Casteletermini.
La reazione della gente e degli stessi sindaci interessati, a prescindere dai colori politici delle amministrazioni, dimostra che probabilmente non è stata utilizzata una campagna d’informazione adeguata né un’efficace comunicazione istituzionale tesa a spiegare la scelta dei siti, a rassicurare sulla sicurezza degli impianti e a garantire che si tratta di soluzioni tecniche d’avanguardia, capaci di scongiurare pericoli alla salute.
La novità di questi ultimi giorni, come ha avuto modo di dichiarare in un dibattito a Telepace il sindaco Antonio Caltagirone, è che a fine marzo, nell’aula del consiglio comunale di Casteltermini, saranno convocati il Commissario per l’emergenza rifiuti in Sicilia, nella persona del presidente della Regione on. Salvatore Cuffaro e il suo staff tecnico, i rappresentanti di Enel-Ambiente, i sindaci dei comuni limitrofi, i sindacati, rappresentanti delle associazioni ambientaliste, delle comunità ecclesiali e organi d’informazione per dare vita ad un confronto aperto a tutti e che possa essere esaustivo rispetto a tutti i dubbi che si sono affacciati sul Piano, senza escludere la possibilità di prendere in considerazione eventuali modifiche allo stesso progetto redatto dai tecnici regionali. La scelta di procedere in questa direzione corrisponde all’esigenza di giocare d’anticipo rispetto alle condizioni di emergenza, come quelle hanno flagellato altre realtà territoriali come ad esempio la Campania, con tanto di camion pieni di immondizie bloccati da una composta muraglia umana. C’è da rispettare questa gente che senza eccessi ferma il serpentone pronto a scaricare il suo carico nella solita discarica riaperta a tempo di record per far fronte – appunto – all’emergenza. Le loro preoccupazioni sono del tutto giustificate. È difficile spiegare che se i Comuni vicini hanno alzato la voce riuscendo a bloccare la costruzione degli impianti per bruciare il combustibile da rifiuti, tocca invece a loro pagare il prezzo del ritardo.
Sono situazioni e immagini che rimandano ai problemi della Sicilia e della nostra provincia dove ci auguriamo che si possano scongiurare simili scenari.
Sono queste le occasioni in cui ci piacerebbe parlare di un Sud diverso, che abbia lasciato per sempre alle spalle la retorica del lamento, che abbia buttato definitivamente nel cestino le declamazioni autoassolutorie, che abbia chiuso col passato della sistematica cattiva-amministrazione. E invece ci tocca raccontare pagine convulse di proteste di piazza, di usurati rimpalli di responsabilità, di pirotecnici scontri con l’occhio vigile agli appuntamenti elettorali. C’è da augurarsi che intervenga più coraggio da parte della classe dirigente per rimettere in ordine la filiera delle responsabilità e per gestire l’emergenza innanzitutto con le proprie forze e parlando il linguaggio della chiarezza.
Non è sconfitta culturale, in questo quadro, ammettere i propri limiti strutturali e di peso politico. Come non immaginare allora che dall’emergenza rifiuti si possa uscire anche attraverso nuovi patti fra le comunità, al fine non solo di tamponare le situazioni-limite ma per dare certezze al quotidiano. Solo così forse la protesta di piazza può trovare uno sbocco positivo.
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