Superando le insidie del momento, anche da Canicattì si può e si deve andare in Paradiso
Da Canicattì si può….si può e bisogna andare in Paradiso-E c’è proprio da accogliere il messaggio a suo tempo esplicito del grande canicattinese vescovo mons. Angelo Ficarra, come pure, sicuramente, invita adesso dal cielo il beato Rosario Livatino, mentre continua ricco e vivace il dibattito sulla collocazione della sua salma, in questo tempo di particolare grazia in cui al servizio della Chiesa Cattolica lo Spirito per il servizio petrino ha chiamato un Papa gesuita, lungimirante e dal passo lungo, che ha scelto di chiamarsi Francesco.
E c’è da ricordar tutto questo proprio all’indomani della giornata in cui il canicattinese Rosario Livatino milioni di fedeli di ogni parte d’Italia, andando a Messa, sul foglietto “La Domenica”, hanno trovato una pagina interamente dedicata al suo martirio come “giudice ragazzino freddato dalla mafia”.
Tante le discussioni in corso con diversi e contrastanti punti di vista sulla possibile collocazione della salma; se a Canicattì, nella Chiesa di S. Domenico dove Livatino frequentava la Messa domenicale o nella Chiesa Madre dedicata a S. Pancrazio, dove il piccolo Rosario è stato battezzato il 7 dicembre 1952, e dove riposa il canicattinese Mons. Angelo Ficarra, già vescovo di Patti. Che come leggo in uno degli ultimi, interventi sull’argomento, da parte di una persona di elevata cultura e sensibilità, come Mariella Pirovano è stato “ punito ingiustamente con l’esilio in contumacia nella sua città, dopo avere operato nella diocesi di Patti con saggezza, bontà e lungimiranza per un ventennio molto difficile per la Chiesa e per lo stato italiano, da una Chiesa incapace di interpretare con lucidità gli eventi storici del tempo, perché troppo legata alle logiche materiali della società”.
Parole queste che ho voluto riprendere per avere un’idea del dibattito in corso già da alcune settimane, in cui Ficarra e Livatino sono considerati entrambi martiri; il primo, vittima di “una Chiesa incapace di interpretare con lucidità gli eventi storici del tempo”, mentre il secondo vittima della mafia. Un accostamento questo tra le due grandi figure, sicuramente audace, ma veritiero riguardo al martirio.
Superfluo sottolineare come a margine di tutto, emerga chiaramente ricchezza e varietà di valutazioni da interventi tutti degni di attenzione, pur se provenienti da diverse angolature e sensibilità, da parte di singoli, responsabili di associazioni, gruppi, istituzioni, come pure da personalità rivestite in campo civile, politico ed ecclesiastico di ruoli apicali.
E siccome ad altissima percentuale, quanti sono intervenuti sicuramente sono dei battezzati, personalità credenti, di larga formazione e cultura cristiana, mi viene anzitutto da osservare che procede bene, ma proprio bene il programma di Papa Francesco, che sin dai primissimi giorni della sua elezione ha parlato di una Chiesa in uscita, magari accidentata, ma che comunque tenta di dialogare con tutti, fraternizzando con la cultura di ogni persona, per potere dare risposta ai problemi esistenziali in consonanza con i valori del Vangelo. Una Chiesa non rigidamente gerarchica, né carismatica ! ma sinodale, (come sottolineato per l’Italia proprio in queste ultime ore), capace comunque di resistere a spinte contrapposte, sia centrifughe che centripete, perché in grado di raccogliere quello che lo Spirito suggerisce.
Sul tema del dibattito riguardante la collocazione della salma del beato Livatino, in questo senso forse però bisogna fare più attenzione a meditare i messaggi di tutti; non restare vittime di possibili deformazioni.
Troppo spesso la cronaca ci ha costretto a costatare che talvolta quello che viene chiamato ed invocato come dialogo si trasforma in uno scontro di posizioni. Perché, anziché ascoltare e meditare le posizioni di quanti hanno una visione diversa, si cerca di prevalere “con la forza”, con la furbizia delle parole, con l’arguzia raffinata di una certa logica unicamente protesa a far prevalere ad ogni costo la propria valutazione su quella opposta del tipo…. il parroco…il vescovo…. il presidente…. sono io, ……dunque ho ragione…..
Insomma voglio dire a me stesso e suggerire poi sommessamente anche a tutti (perché no ?)…..che dobbiamo sempre più e meglio imparare tutti ad incontrare la realtà. In un modo sempre più corretto e limpido, che non sia nemmeno lontanamente inquinato da interesse, da logiche interessate, da pregiudizi di qualsiasi genere e natura, da preferenze, o peggio arroganza comunque camuffata e quant’altro, che non può provenire dallo Spirito.
Mi sia consentito riprendere solo un passaggio della Lettera della Comunità Ecclesiale di Canicattì “tralcio della Vigna del Signore , memore e forte della tradizione umana e cristiana della città, dalla propria identità evangelica e culturale, chiamata per prima ad essere testimone del futuro beato nella vita della Chiesa e nella società civile. Mentre il giudice Livatino è un beato con la palma del martirio, suppliziato nella persecuzione mafiosa che infuria in Sicilia, tutti noi, rimasti in vita, siamo chiamati a rendere pubblica e evidente la testimonianza evangelica”.
Sulla questione della salma, io non so quale sarà la decisione finale, anche se tendenzialmente auspicherei che fosse Canicattì, senza però farne un problema assoluto, perché capisco le motivazioni che potrebbero portare ad una scelta diversa, in cui la città non potrebbe comunque sentirsi umiliata e trascurata. Anzi ! . E comunque in ogni caso sicuramente sarà una decisione di carattere pastorale, che come tutte le decisioni di questo genere, per la Chiesa non ha un valore dogmatico definitivo ed indiscutibile.
E ciò, anche se questa decisione dovesse essere presa dallo stesso Pontefice Francesco (cosa possibile!) ! Che, in questo caso, non godrebbe di quella infallibilità personale, di cui invece il successore di Pietro gode, per volontà espressa di Gesù, quando parla “ex Cathedra”, in materia di fede.
Il dialogo nella Chiesa è sempre prezioso, ma a differenza di quanto inevitabilmente avviene in democrazia – (che è un grande valore che la Chiesa sostiene e difende ) – in cui vince il numero anche con una solo unità in più, … nella Chiesa c’è il valore prezioso, anzi preziosissimo della Comunione. Che non è solo quella sacramentale, ma anche quella pastorale. Si accettano (e c’è il dovere in coscienza di accettare) le decisioni della legittima Autorità che presta il servizio.
Anche al tempo di Mons, Ficarra quella “Chiesa incapace di interpretare con lucidità gli eventi storici del tempo”, – (e che pure, in generale, ha avuto storicamente, come ormai dimostrato, pur con le sue pecche, il grande merito di tutelare il valore prezioso della democrazia in Italia! ), era allora maggioranza. E quella che a Patti sosteneva allora il Vescovo Ficarra era allora una minoranza; e proprio una qualificata rappresentanza della minoranza di quest’ultima – (e ne posso io dare testimonianza diretta !) – venne trovarlo a Canicattì, promettendo di fare proteste e contestazioni per fare cambiare posizione a Roma. E fu proprio in quella occasione, davanti a quella rappresentanza di Patti, che da vero uomo di Dio, Mons. Ficarra pronunciò la celebre frase “anche da Canicattì si può andare in Paradiso”.
Oggi mi viene da pensare che abbiamo una situazione a rovescio, in cui il TEMPIO è più avanti della società in genere e si fa fatica e seguirne il passo. Cioè Papa Francesco ha un passo più lungo e si fa fatica a seguirlo.
Bisogna che ci alleniamo meglio e di più, per seguirlo, mettendo in pratica le parole e soprattutto l’esempio di Mons. Ficarra, mentre Papa Francesco si prepara ad andare in Irak….! Ad un anno di distanza dal documento di ABU Dhabi…….Un documento questo di ABU DHABI che tanti preti, tanti laici ed anche Vescovi e Cardinali non gli hanno consigliato e non hanno ancora digerito.
Diego Acquisto
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