Agrigento-Due Vescovi in sintonia
Sintonia negli orientamenti pastorali dei due nostri Vescovi. Cioé l’arcivescovo-metropolita don Franco Montenegro ed il l suo coadiutore con diritto di successione don Alessandro Damiano, che alla fine della prossima primavera potrebbe prendere la guida della diocesi agrigentina. E don Franco è ben consapevole, perchè inizia scrivendo che quella di quest’anno “potrebbe essere l’ultima lettera pastorale” dato che nel prossimo maggio compie l’età in cui i vescovi rassegnano al Papa le dimissioni.
Intanto colpisce positivamente il modo di sentire sostanzialmente unanime; e non è affatto difficile cogliere tra i due una discreta consonanza, così come chiaramente ci pare di capire anche dal Settimanale “L’Amico del Popolo”. Un numero quest’ultimo del settimanale, particolarmente ricco e vario di notizie ecclesiali e non solo.
Don Alessandro, quasi a conclusione – (quasi perché per la pandemia la riunione solo in due Foranie è saltata …) – degli incontri con tutti i presbiteri delle varie foranie, – in cui sono inseriti i 43 Comuni della nostra arcidiocesi, – esprimendo le sue impressioni parla di “vicinanza senza maschere”, alludendo chiaramente alla situazione attuale e alla franchezza e semplicità con cui invece ci si è incontrati con i presbiteri per iniziare a conoscersi.
Alla domanda poi di don Petrone, su “Cosa si sente di dire ai presbiteri nei confronti del popolo”, ha francamente risposto: “Sopportatevi gli uni gli altri”. Sappiamo che l’amore è il primo comandamento, tanto da metterlo su un piedistallo; tutti lo vedono , ne parlano e poi….l’Apostolo parla semplicemente del sopportarsi a vicenda . L’amore non è capacità nostra, mentre il sopportarci a vicenda sì ed è il primo passo – obbligato – per giungere all’amore”.
Don Franco Montenegro, con lo stile semplice e la normalità di relazione che ormai conosciamo, come in passato propone la sua Lettera Pastorale per il nuovo anno di attività 2020-21, dal titolo “Nel tempo della prova, l’audacia della speranza”.
Un tema che don Franco considera idealmente connesso a quello dell’anno scorso, quando con la Lettera Pastorale dal titolo “Per una rinascita dall’alto”, la Comunità diocesana veniva invitata a concentrare l’attenzione sull’icona di Nicodemo, il personaggio evangelico che vive un travaglio di crescita nel suo rapporto con Gesù, che lo invita a rinascere.
Come si ricorda poi Nicodemo andava da Gesù “di notte” (Gv.3,2), con la sottolineatura che nel Vangelo le indicazioni temporali non descrivono solo il tempo, ma la situazione esistenziale, e che “la notte di Nicodemo rappresenta il travaglio interiore che lo fa andare da Gesù, anziché la paura che, al contrario potrebbe paralizzarlo”.
Quest’anno, tempo di prova, dalla rinascita dobbiamo passare all’audacia della speranza. E don Franco lo dice chiaramente: “ La rinascita dall’alto che lo scorso anno il dialogo tra Gesù e Nicodemo ci ha suggerito, richiede ora, nel tempo della prova, l’audacia della speranza, che ha riportato i due di Emmaus a Gerusalemme e che deve riportare anche noi sul sentiero della fede matura, della sequela coraggiosa e della testimonianza gioiosa. Forza dunque! E’ tempo di ripartire”.
Un passaggio questo che abbiamo voluto riprendere integralmente, in cui si coglie bene il desiderio e l’anelito del Pastore della Chiesa Agrigentina.
L’anelito di una certa qualità di fede, sequela e testimonianza; un anelito che poi costituisce – a nostro giudizio – tutto il filo rosso del pregevole documento pastorale, che ruota attorno ad una interessante lettura di tutta la pagina evangelica che riguarda i due discepoli di Emmaus, che tristi, smarriti e delusi stavano facendo ritorno al loro villaggio, quando vengono raggiunti dal Risorto.
Davvero affascinanti le tante osservazioni psicologicamente di valore che don Franco espone con uno stile semplice, piano e scorrevole. Dove non manca pure qualche efficace battuta di metodologia pastorale da seguire, per cogliere il vero senso del messaggio evangelico nel “ripensare lo stile delle nostre comunità”, sollecitate a partecipare al mistero, ridimensionando se necessario anche il numero delle celebrazioni, privilegiando piuttosto la comprensione e la partecipazione consapevole.
Per ovvi motivi, non possiamo dilungarci. Ma l’augurio che facciamo è quello di una lettura attenta e integrale del documento, che alla fine sollecita ad operare in quattro direzioni: “Accoglienza, Parola, Eucaristia e Annuncio” .
Diego Acquisto
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