Nel ricordo di Livatino, un messaggio forte è risuonato a Favara
Ricordato a Favara l’assassinio di Livatino, che segna forse l’inizio del crollo della cultura antievangelica dell’omertà.
Un messaggio forte è risuonato a Favara a margine dei tanti momenti che sono stati vissuti per ricordare nel 30° anniversario il martirio del trentottenne Giudice Rosario Livatino (nella foto), barbaramente assassinato dalla mafia nel corso di un feroce agguato in contrada Gasena, alle porte di Agrigento.
Il suo cruento martirio ha portato a rivolgere pure l’attenzione ad un altro tipo martirio, che, anche se incruento, martirio è.
Ed il riferimento è a Pietro Ivano Nava, che trovandosi occasionalmente di passaggio, non ha esitato a denunciare subito alle competenti autorità, quanto aveva visto con i suoi occhi.
Un comportamento questo del Nava, forse da considerare il primo miracolo di Livatino, per il riscatto di questa nostra terra agrigentina, che per liberarsi dal terribile flagello della mafia, deve liberarsi anzitutto dalla cultura antievangelica dell’omertà.
Omertà che è la legge del silenzio per evitare fastidi e sacrifici, restando pure al sicuro di rappresaglie; e che però garantisce agli autori dei delitti di restare impuniti.
Cose tutte che non si sono verificate nel caso di Livatino, dato che il testimone è stato lodevolmente coraggioso, mettendo in conto che per lui e la sua famiglia, iniziava un martirio che dura ancora; costretto com’è a vivere con falso nome, sotto protezione, in una località sconosciuta, in Italia o all’estero.
Sappiamo bene che la testimonianza di questa persona ha portato nel giro di pochi giorni alla cattura degli esecutori materiali, e successivamente, nel giro di qualche anno, anche dei mandanti.
Tutti in carcere a pagare il loro debito con la giustizia. Qualcuno degli esecutori materiali salutarmente pentito, con qualche messaggio positivo che recentemente ha lanciato dal carcere per ammonire soprattutto i giovani a non intraprendere percorsi sbagliati.
Consapevoli che in Sicilia la forza ed il radicamento della mafia si basano sull’omertà e sulla mancanza di fiducia nello Stato, il doppio martirio di Livatino e del testimone, appare un segno particolare del cielo per questa nostra Sicilia e terra agrigentina in particolare.
Un segno contro l’omertà, che purtroppo è la caratteristica più spiccata del comportamento di tanta gente, su cui perciò lo stesso impegno formativo delle varie agenzie educative, deve trovare la capacità di meglio incidere.
Sul piano più strettamente ecclesiale, specie dopo il famoso grido di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi, la lotta all’omertà teologicamente fondata, sull’esempio del “servo di Dio” Rosario Livatino, deve diventare socialmente rilevante.
Il peccato dell’omertà è contro l’uomo e la società nel suo complesso, perché contro quella verità che oltre ad essere garanzia di libertà, blocca lo sviluppo in tutti i campi.
Nel ricordo del giudice ragazzino in questa ultima domenica di Settembre, le associazioni favaresi Konsumer Italia, A.I.D.O , Runners Favara, Fradici Runner, -, il Favara Vespa Club e l’Area Padre Pino Puglisi del Consiglio Pastorale Cittadino , – (oltre a volere rendere doverosamente omaggio al giudice Rosario Livatino, con i fiori depositati davanti alla Stele di contrada Gasena) – quest’anno con il ricordo dei tanti sacrifici che il testimone Nava ha affrontato ed ancora affronta, si vuole pure lanciare un monito.
Un monito – (proveniente dalla Stele, meta di pellegrinaggio da parte di tanti) – foriero di fecondi sviluppi sul piano culturale e formativo per contrastare più efficacemente la cultura dell’omertà.
E chissà ! se nel tempo non si pensarà di aggiungere anche il nome dell’altro martire.
Diego Acquisto
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