Dopo il Referendum e le elezioni regionali, le necessarie riforme
Nessun terremoto che qualcuno aveva anche paventato. A sentire e leggere tanti commenti, nel complesso sembra essere ritornati al passato, dato che ognuno esaminando qualche aspetto parziale trova il modo di dire di aver comunque vinto.
In realtà sarebbe più saggio, che una lezione ogni Partito sapesse tirarla. Perché la prova del voto, nella maniera come avvenuta, – volere o no – costringe ad un riequilibro generale, con sicuri vantaggi a chi meglio saprà capire la nuova situazione per puntare al bene comune, ricevendo in cambio nuovi consensi dai cittadini.
Perché pare chiaro che in questa consultazione, anziché guardare al Partito, come avveniva di solito in passato, molti cittadini hanno premiato i risultati raggiunti nel governo del territorio. E quindi per questo tanti Presidenti di Regione sono stati premiati; come in Puglia, Campania, Liguria, Toscana, ed in modo chiarissimo e plebiscitario in Veneto, dove il Governatore ha avuto oltre il 70% dei consensi.
Poi c’è da dire che la vittoria del SI al Referendum, non solo non ha “sfiduciato” il Parlamento, anzi ha confermato a larga maggioranza quello che con quattro votazioni parlamentari era stato dallo stesso Parlamento deciso.
Certamente qualche problema si pone soprattutto per quei Partiti e quei rappresentanti del popolo, senatori e deputati, che pentiti della decisione, hanno provocato il Referendum , trovando consenso in molti colleghi che invanoperò si sono adoperati per invitare a votare No, pur con il consenso da tanta, troppa stampa.
Un invito che il popolo sovrano ha sonoramente bocciato, spiazzando tanti sondaggi della vigilia, sia per la partecipazione al voto, sia per la percentuale della scelta referendaria tra il Si ed il No, in cui in questi casi, con l’eloquenza indiscutibile dei numeri, si celebra davvero la sovranità popolare.
Un voto che non pochi giudicano assai positivamente, perché oltre a stabilizzare il Parlamento, ha stabilizzato anche il Governo, non solo sul piano regionale.
Comunque adesso i problemi si ritrovano sul tappeto. E pure la necessità delle riforme, a partire da quella da tempo avvertita di una saggia legge elettorale che rispetti davvero la sovranità popolare. Una legge elettorale (diversa dal Porcellum e dal Rosatellum), di cui da tempo si discute, senza mai passare veramente al dunque.
Adesso con la riduzione dei parlamentari voluta dal popolo, la legge elettorale diventa un impegno prioritario ed ineludibile. Ed il popolo sa capire ed al momento giusto valutare.
Intanto, dobbiamo constatare che sul concreto piano sociale, l’attuale politica pare proprio che anziché avviare a soluzione i problemi, li abbia acuiti, perché le fasce di povertà anziché restringersi, si sono dilatate e per conseguenza le diseguaglianze aumentate.
Attraverso i contributi europei dei cosiddetti Recovery Fund , l’augurio sincero da parte di tutti di buon lavoro, per un un’efficace azione politica che, accantonando meschini interessi di parte, punti decisamente al bene comune, per una nuova era di laboriosa prosperità e di giustizia sociale.
Diego Acquisto
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