Nell’arcidiocesi di Agrigento, avvicendamenti pastorali in Curia e nelle Parrocchie
Immagini che vedono al centro il nostro arcivescovo-metropolita, card. don Franco Montenegro, con accanto Mons. Melchiorre Vutera, che ha ricoperto per 11 anni il ministero di Vicario generale, subito dopo aver consegnato le chiavi delle stanze dell’Ufficio, al nuovo Vicario Generale, l’arcivescovo coadiutore don Alessandro Damiano, anche lui nella foto.
Come è noto, l’Ufficio di Vicario generale è all’interno della Curia e la consegna delle chiavi comporta anche – viene sottolineato – la consegna di “tutte le carpette contenenti atti, e documenti di competenza”.
Da questo momento – come si legge nel comunicato ufficiale – “Mons. Alessandro Damiano trascorrerà alcuni giorni della settimana nell’ufficio di Curia per ricevere le persone e per risolvere le problematiche diocesane proprie del Vicario generale”.
Come si vede, tutto alla luce del sole, e con fotografia diffusa sui social, dove – è doveroso sottolineare – abbondano gli auguri per don Alessandro e si esprimono sentimenti di gratitudine per don Melchiorre.
Ed adesso proprio in queste settimane di settembre avvengono pure i vari avvicendamenti disposti alcune settimane fa per le parrocchie; e quindi, in diversi posti, ci sarà con un Parroco che va, un altro che viene, spesso pure sotto i riflettori dei mass-media, che intanto, mentre si preparano alle varie cerimonie di commiato, raccolgono umori e sentimenti di tutti gli interessati, parroci e parrocchiani.
Avvicendamenti pastorali che in maniera sistematica e programmata hanno caratterizzato il periodo di don Franco, dopo qualche anno dall’inizio del suo servizio nel maggio 2008, dando pratica attuazione alle nomine “ad tempus” previste dal Codice di diritto canonico del 1984; che tuttavia pur concedendo al Vescovo questa facoltà in sintonia con quanto però stabilito dalla Conferenza Episcopale, nel can. 522 sottolinea però preliminarmente, che la stabilità continua ad avere il suo valore.
Ma ormai in diocesi dopo oltre dieci anni, con spirito di docilità ed ubbidienza, sia il clero che le comunità accolgono i cambiamenti.
Quest’anno poi si preparano ad accoglierli anche alla luce dell’Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa”, promulgata lo scorso 29 giugno dalla Congregazione per il Clero. Documento che non trova impreparata la Chiesa Agrigentina, che da tempo ha lavorato e lavora nell’ottica che – come adesso autorevolmente richiamato, “nella Chiesa c’è posto per tutti e tutti possono trovare il loro posto” nell’unica famiglia di Dio, nel rispetto della vocazione di ciascuno …. e nell’unica missione evangelizzatrice della Chiesa”, in comunione con il parroco, il cui ruolo è quello di “pastore proprio della comunità”.
A differenza del lontano passato, quando i cambiamenti erano assai meno frequenti, perché vigeva anche per i parroci la norma dell’inamovibilità, adesso, anche perché si fa tutto alla luce del sole, non mi pare che circolino chiacchiere, né interpretazioni strane, arbitrarie e disinvolte sui cambiamenti dei parroci.
Constatato che l’era dell’inamovibilità è definitivamente tramontata, pur nella sofferenza, soprattutto in qualche caso, regna tuttavia sempre, grazie anche al nuovo stile di comunicazione, un clima sostanziale di serenità e di fiducia.
Perché in fondo tutti siamo ben convinti che chi fa la Chiesa è il Signore con il suo spirito, non il prete che ogni giorno tocca con mano la sua fragilità, a contatto con tanta povera gente che vive una fede sincera.
Pur apprezzando il calore umano della Comunità e ricambiando la relazione di sincero affetto, il prete forse ancora più di prima è costretto a capire che bisogna operare, per piacere al Signore e non per piacere a tutti. Cosa quest’ultima che nemmeno a Gesù è riuscita.
Diego Acquisto
10-9-2020
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