Il Presidente della Repubblica contro l’ “inammissibile commistione tra politici e magistrati”.
“Ristabilite nei tribunali il diritto”. Lo dice la Parola di Dio proprio oggi, in questo mercoledì del tempo ordinario; la Parola di Dio contenuta nella Bibbia, che oggi viene proclamata in tantissime assemblee liturgiche non solo in Italia ma anche nel mondo, in cui si trova, tra l’altro, proprio il versetto che abbiamo messo all’inizio.
Si tratta di un passo del profeta Amos, che, nato in un villaggio non lontano da Betlemme e vissuto in Giudea nell’VIII secolo a.C., dopo essere stato chiamato da Dio ad esercitare la profezia, concentra la sua attenzione sulla realtà che lo circonda ed esercita il suo ministero con parole semplici ed incisive, mettendo coraggiosamente il dito sulle piaghe sociali del tempo.
Ad Amos, da parte degli studiosi viene unanimemente attribuito il merito teologico di avere ammonito e denunciato un culto corrotto, esercitato con grande pomposità esteriore, mentre contestualmente si perpetravano tante iniquità che consentivano ad una fascia sociale ristretta di crescere nella prosperità ed arricchirsi.
E mentre anzitutto il profeta lancia il messaggio di fondo che è di “odiare il male e praticare il bene”, subito dopo, come prima cosa pensa alla giustizia praticata nei tribunali e prima di dire altro, soprattutto su tutte le esteriorità religiose che non sono per nulla gradite a Dio, dice proprio: “Ristabilite nei tribunali il diritto”.
E sembra una coincidenza provvidenziale che la proclamazione di questo brano biblico capiti oggi in cui tutti i social, compiendo il loro dovere di informazione, parlano di alcuni fatti, giudizi e parole di Magistrati italiani, che, se corrispondenti a verità, meritano indubbiamente severe punizioni.
Anzitutto nell’interesse generale e poi sicuramente della maggioranza degli stessi Magistrati che compiono fedelmente il loro dovere. Un dovere preciso per il giudice: l’imparzialità. Non solo ! come scriveva il martire Rosario Livatino, “il giudice non solo deve essere ma anche apparire imparziale”
A leggere invece i giornali italiani in queste ultime settimane, con quello che si è aggiunto ieri sul “caso Berlusconi“, ci sarebbe – (ed il condizionale è d’obbligo morale e giuridico, perché ancora tutto è sotto giudizio) – ci sarebbe una vera e propria rete di toghe sporche in tante, troppe Procure, da Milano alla Sicilia.
Per giunta, non si tratterebbe di casi isolati, con la singola toga sporca che svende una sentenza. L’accusa, è molto più grave: perché per dirla con crudezza, pare che si indaghi su un sistema di contropotere giudiziario, quasi con tutti i crismi dell’associazione per delinquere.
Perciò lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, – che per la Costituzione è il Presidente del Consiglio superiore della Magistratura, – ha espresso sconcerto ed ha invitato il Parlamento a porre rimedio ad effettuare finalmente una vera riforma, che pur tutelando il prezioso valore costituzionale dell’indipendenza della Magistratura, ponga fine alla “degenerazione del sistema correntizio” ed all’“inammissibile commistione tra politici e magistrati”.
Diego Acquisto
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