Osservazioni sul gesto eclatante di don Giuseppe D’Oriente, arciprete di Favara
Da Favara “una voce nel deserto”, il gesto dell’arciprete don Giuseppe D’Oriente in questo tempo di corona-virus
E’ questa l’immagine che subito mi è venuta in mente quando inaspettatamente ho visto l’arciprete D’Oriente girare per le strade semideserte di Favara con un megafono in mano e recitare in assoluta solitudine, ad alta voce, il rosario.
Immagini poi che, variamente commentate, hanno fatto il giro dei vari social sino a tutti i canali televisivi nazionali.
Un gesto questo dell’Arciprete che a Favara ha colto tutti di sorpresa, e che comunque dal clero locale e dal popolo è stato largamente apprezzato.
Ciò, anche in relazione al particolare taglio di semplicità, chiarezza e coraggio con cui è vista la personalità di don Giuseppe, nelle varie circostanze quando il richiamo al bene comune appare davvero necessario ed urgente.
Così Favara non ha dimenticato le sue pungenti parole di alcuni anni fa, a conclusione del Venerdì Santo, quando ha alzato la voce in favore delle fasce sociali più povere, il cui scarso reddito veniva assorbito dalle tasse. E con le cifre che non ammettono opinioni, denunciava che “il costo del servizio d’igiene di circa 460 euro all’anno e del servizio idrico, 250 euro” nella loro somma complessiva superava “il costo dell’acquisto del pane della famiglia per un anno”.
Un’omelia conclusiva questa, in un momento solenne, alla presenza delle massime autorità cittadine, rimasta nella memoria collettiva e che ogni tanto da qualcuno viene anche richiamata, facendo così anche pensare all’applauso finale, spontaneamente tributato dalla moltitudine dei presenti.
Insomma, adesso il gesto solitario di don Giuseppe, va inquadrato nel suo abituale coraggio, che accompagnato da schiettezza evangelica lascia il segno, in rapporto alla gravità della situazione.
Ed adesso la situazione, in tempo di corona-virus, ma non solo ! soprattutto per la povera gente non è meno grave di allora. Anzi, forse quelle cifre stranamente anziché diminuire, sono forse addirittura aumentate.
Mi pare perciò che questa sia la lettura più esatta della situazione e quindi del gesto di don Giuseppe D’Oriente; un gesto di cui si parla a Favara e forse ancora di più fuori, visto il rilievo che ha avuto nei media nazionali.
Una lettura che ci sembra in sintonia con il parere del CPC, la cui area specifica che segue con particolare attenzione la problematica sociale, a commento del gesto, parla della necessità di riflettere sulle fragilità e sui limiti del tessuto sociale favarese, su cui ricadono poi sempre tutti gli errori di chi amministra e che adesso il COVID-19 fa da detonatore, e magari farà brutalmente emergere in tutta la loro drammaticità.
Perché molti disagi e molte preoccupazioni non avrebbero certamente raggiunto i livelli di allarmismo attuali se, nel passato, ci si fosse sempre mossi per l’interesse di tutti e non per le speculazioni di pochi, sottraendo risorse al virtuoso circolo del bene comune.
Diego Acquisto
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