Chissà ! Ci vorrebbe anche ora, un nuovo FAVARA DAY
Il ruolo del giornalista ed il desiderio di un nuovo “Favara day”–Non si può proprio dire che a Favara i problemi non si conoscano e tanto meno che non si abbia il coraggio anche di gridarli pubblicamente. Interessando con ciò l’opinione pubblica che opportunamente concentra poi l’attenzione sui problemi e su chi in ruoli di governo avrebbe il dovere di avviarli a soluzione, nel rispetto degli impegni presi e secondo criteri basilari di giustizia sociale costituzionalmente garantiti.
In questo senso, per essere chiari, tra i giornalisti locali, specie in questo momento, sicuramente non me ne vorrà nessuno se dico che una menzione particolare la merita il collega Giuseppe Moscato. Dal quale, per il suo costante impegno i cittadini possono conoscere tempestivamente tematiche, problemi e situazioni.
E non c’è dubbio che senza i suoi servizi tempestivi, puntuali, precisi e dettagliati, tante cose resterebbero pressoché sconosciute. E non solo per una certa carenza organizzativa da parte di chi la comunicazione dovrebbe invece curarla ! ed al limite nemmeno forse per un certo possibile interesse a non far conoscere bene i fatti da parte di chi si trova al potere, ma soprattutto perché ormai troppo spesso si tratta di problemi davvero scottanti, riguardanti le pubbliche finanze.
Una materia questa in cui le parole valgono zero o quasi, essendo i numeri assai più eloquenti e persuasivi anche del politichese più ammaliante e raffinato.
Giuseppe Moscato (nella foto), con dettagli numerici che da soli parlano con plastica ed inconfutabile evidenza, spesso, come negli ultimi servizi, fa conoscere a tutti come stanno realmente le cose.
Così, per esempio, dice che nell’ultima riunione del Consiglio Comunale, in una seduta di aggiornamento, in quanto la prima e la seconda convocazione erano cadute per mancanza di numero legale, con una maggioranza di nove Consiglieri, di cui fa il nome, è stato approvato il Piano economico-finanziario con le nuove tariffe TARI 2018 che prevedono una variazione con un aumento complessivo, da spalmare naturalmente sulle varie bollette dei “contribuenti conosciuti” dalla Municipalità, di euro 489.125,47.
E qualche giorno prima, sempre lo stesso Moscato aveva portato a conoscenza della collettività favarese, con cifre alla mano, che “I milioni di debiti del dissesto ci sono tutti e aumentano di giorno in giorno”. Cioè, in altre parole oltre al dissesto coraggiosamente denunciato ed accertato con tutti i crismi di legge sino al 2015 – (per cui è stata nominata un’apposita Commissione, che però sino ad ora, dopo tre anni dal suo insediamento su un debito quantificato di oltre 25 milioni di euro, sino ad ora ha pagato soltanto euro 286.906,61) – un altro dissesto è in corso, dal 2016 ai nostri giorni.
Ne viene fuori insomma dall’insieme di queste notizie inoppugnabili, un fragoroso grido di allarme che deve scuotere tutti, per interrompere un certo modo di operare a tutti i livelli, da parte di chi governa e di chi è governato.
Premesso che la conoscenza esatta dei problemi è la prima indispensabile condizione per trovare ed avviare possibili soluzioni, viene subito da dire che bisogna anzitutto non aggiungere disastri a disastri. Cioè non aggravare ulteriormente la situazione già gravissima e compromettere ancora di più il futuro delle nuove generazioni, della gente più umile ed onesta, quella laboriosa che opera in silenzio ed assiste incredula, impotente ed esterrefatta su quello che va avvenendo e potrà ancora avvenire.
Il bello e la forza della democrazia è sapere suscitare partecipazione, desiderio nobile di vincere la rassegnazione al peggio, corresponsabilità, interesse per il bene comune. Con coraggio e franchezza, ognuno nel suo ruolo e per la sua parte,… al fine di avviare, o quanto meno tentare un modo diverso di andare avanti.
Ed il mio pensiero ( e mi auguro non solo !) va a dieci anni fa, proprio in questi giorni, quando proprio a Favara si è svolta una grande manifestazione di popolo attorno ad un tema-problema che raccoglieva tanti sentimenti ed aspirazioni, con lo slogan “UNITI PER LA SPERANZA, UNITI PER CAMBIARE”. Tema questo della marcia del cosiddetto FAVARA DAY, – come allora è stato chiamato.
Una manifestazione che si è svolta dieci anni fa, precisamente in data 23 febbraio 2010 a trenta giorni esatti del tragico crollo di Via Del Carmine che aveva portato Favara alla ribalta nazionale per la morte delle due sorelline Marianna a Chiara Pia Bellavia.
Dopo la celebrazione religiosa, che si era svolta in mattinata alle ore 11 nella Chiesa Madre, per ricordare le due vittime innocenti, il FAVARA DAY ha visto quel 23 febbraio 2010 alle ore 19 un raduno in Piazza don Giustino, per procedere poi con una fiaccolata sino in Piazza Cavour.
Ci vorrebbe anche ora, chissà ! un nuovo FAVARA DAY per favorire – come si diceva allora – la trasformazione della “folla in popolo“, di quella folla che magari parla e mormora – (ieri come oggi) – in segreto, nei circoli, nei bar, nei vicoli, nei cortili, all’interno delle proprie abitazioni.
Un invito pressante ancora oggi, ad uscire da questa logica e da questo modo di fare, riflettendo anche sugli errori commessi in questo decennio, che ha visto per esempio, in prima battuta, nel giugno 2011 l’elezione di un Sindaco con una differenza di solo alcune decine di voti in più sul diretto competitor, mentre successivamente nel giugno 2016 l’affermazione a maggioranza plebiscitaria dell’Amministrazione ancora in carica, alla quale resta adesso poco più di un anno per potere operare.
E mentre si nota qualche fermento positivo per pensare al futuro di questa martoriata città, auspicando altre eventuali e possibili iniziative, o con liste civiche o recuperando sigle e simboli già noti e per cosi dire tradizionali, Favara ha forse bisogno davvero di un’impennata di responsabile orgoglio, magari – perché no ? – di un nuovo “Favara day” o di qualcosa di simile.
Un nuovo Favara day rapportato alla situazione di oggi, che veda sinergia e determinazione anche di ideali e sensibilità diverse, per riprendere nuovo slancio e suscitare nuova collaborazione, con le energie che non mancano, disponibili al servizio vero della collettività. Che non può e non deve aspirare, restando passiva, a chissà quale miracolistica soluzione dei suoi problemi.
Diego Acquisto
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