Polemica a Favara per i nomi di 43 vie, delle quali una dedicata a P.ARCIERI…sicuramente disposto a rinuciare per il bene della città

Da qualche giorno, per motivi vari, non ho seguito con la dovuta attenzione i problemi locali.  Oggi terminata la celebrazione della Messa, durante la quale la pagina biblica del giorno  invitava a riflettere  sulla sapienza di Salomone – (re d‘Israele al quale era stato concesso un cuore capace di ascolto, dono da considerare non privilegio personale ma un bene per tutto il suo popolo) – leggo notizie sulla realtà sociale locale e favarese in particolare.

Resto subito colpito da diversi titoli significativamente polemici  verso l’Amministrazione Comunale di questa martoriata Favara, in merito alla recente  delibera sull’intitolazione di diverse vie. Si parla  anche  di  “buco nero”… soprattutto per la mancata intitolazione di una via a Calogero Marrone e poi complessivamente per il fatto di avere del tutto  trascurato e dimenticato  i suoi figli migliori”, …quelli che con tanti  sacrifici hanno contribuito a rafforzare   la cultura della libertà e della democrazia in Italia, e  dei quali, tra l’altro, si dice  che una qualificata Commissione anzitempo aveva presentato un elenco ben dettagliato e preciso.

La polemica adesso è sulla recente delibera ​ del 6 febbraio 2020 avente come oggetto i provvedimenti in ordine alla toponomastica cittadina in conseguenza  della variazione dei confini territoriali con Agrigento, dopo la conclusione della vicenda della cosiddetta Favara-ovest, per la quale c’è stato anche un referendum popolare. Assai discutibile viene  giudicato in tanti interventi sui social il metodo di assegnazione del nome alle nuove  varie arterie cittadine, mentre qualche spiegazione o paragone che in polemica viene prposto come giustifixazione o spiegazione appare a non pochi del tutto fuorviante .

E quindi  ecco il perché di diverse, amare considerazioni, la più grave delle quali, forse anche un po’ eccessivamente ingenerosa, quella per l’Amministrazione  Comunale di non saper collaborare e dialogare con le parti sociali che, “a torto”, ritiene avverse a prescindere”.

Senza volere indurre nessuno a volere minimamente ipotizzare  di volermi  ergere a giudice della controversia posta in questi termini, è mio  vivo desiderio però  spezzare una lancia per unire la mia povera voce a quella di quanti,  molti,  che,  anche senza scrivere nulla e magari restando  assolutamente muti, auspicano, per il bene comune di questa martoriata nostra Favara,  una ritrovata capacità di dialogo unitamente al coraggio di fare qualche eventuale passo indietro.

Leggo che tra i nomi delle 43 vie, figurano intitolazioni dedicate a pittori, scultori, architetti e scrittori,  cantanti e cantautori, e quindi il nome di “un insegnante,   un campiere, un soldato della prima guerra mondiale,   un ex sindaco di Favara, un prete di Cammarata….”.

 A cui, dopo tale elenco  l’autore  dell’articolo che è lo storico Pasquale Cucchiara, aggiunge  “tutte individualità di cui sarei curioso di conoscere le motivazioni che hanno spinto la Giunta Comunale e la Commissione ad avallarne l’intitolazione”.

Una frase quest’ultima, che volutamente ho tracsitto integralmente e  messo tra virgolette, perché  interroga tutti ed a cui ritengo che, sarebbe sorprendente  se non fosse data pubblicamente risposta.

Incuriosito da parte mia del “prete di Cammarata” , del quale in questo momento sconosco il nome, tuttavia non mi viene difficile pensare, sicuro di non sbagliarmi, che si tratti dello stimato amico don Giuseppe Arcieri. Il quale – ne sono sicuro, nel caso in cui, come io mi auguro, venga accolta la richiesta di rivedere tutto e procedere ad aggiustamenti, sostituzioni e cambiamenti della delibera di intitolazione, dal cielo, per il bene comune,  mette certamente a disposizione la Via che a Lui è stata intitolata.

E comunque intanto a me si offre l’occasione di dire qualcosa su questa nobile figura di sacerdote e di uomo, vissuto a Favara dal giorno della sua ordinazione presbiterale nel 1958 sino all’ottobre 1980, quando si è trasferito nella sua Cammarata, dove ha concluso la sua vita all’inizio del 2008.

Don Giuseppe ARCIERI, nato a Cammarata il 15.2.1933, è stato ordinato sacerdote da S. E. mons. Francesco Fasola, nella Basilica dell’Immacolata ad Agrigento il 31.5.1958. Nominato Vice-Rettore del Seminario Minore di Favara, nell’ottobre del 1963 diviene Parroco della Parrocchia Maria SS. Delle Grazie (alla Chiesa vecchia), l’odierna cosiddetta “Grazia vicina”, mentre iniziava in quel quartiere, denominato “Luna” l’espansione edilizia, che nell’arco di un decennio avrebbe assunto sostanzialmente le dimensioni attuali.

E per questo don Arcieri si preoccupò subito dell’elaborazione di un progetto per la costruzione di una nuova Chiesa, quella attuale, inaugurata nella seconda metà degli anni ’70. Grandi i sacrifici e le preoccupazioni che ha comportato la costruzione della nuova Chiesa. E quella della Grazia è stata la prima nuova Chiesa, seguita poi da S. Giuseppe Artigiano, costruita dai PP. Vocazionisti (dove per tanto tempo, essendo nei tempi di una rabbiosa contestazione,  nei muri esterni, si leggeva a vista d’ occhio, in vernice nera la scritta  – chiese + ospedali -)….  e, ultima nel tempo, dalla nuova Chiesa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo.

Negli anni  ’70 , anni difficili della contestazione , – anni in cui Favara si è trovata al centro di una effervescente situazione ecclesiale, con risonanza nazionale –  P. Arcieri, nella sua qualità di coordinatore pastorale della zona, seppe svolgere con moderazione, prudenza ed equilibrio un ruolo di pacificazione e di invito alla serenità, puntando anzitutto ai valori fondamentali che seppe tutelare in ogni circostanza e mai sacrificare per convenienza di popolarità. Un  atteggiamento ed un comportamento che gli procurarono subito e nel tempo la stima unanime.

Sacerdote di grande e profonda spiritualità, offriva per la sua Parrocchia e per Favara le sue sofferenze che mai lo hanno abbandonato nella sua vita di seminario e nella sua vita sacerdotale. Sofferenze , in taluni periodi ancora più accentuate, ma che non fermavano il suo zelo ed  impegno apostolico, per la Parrocchia, per la città, per la Conferenza  S. Vincemmo della quale per tanti anni è stato assistente spirituale saggio ed apprezzato.

Chi vi parla ha partecipato ai solenni funerali presieduti dall’Arcivescovo S.E. Mons. Carmelo Ferraro (nella foto)  nella Chiesa madre di Cammarata, lunedì 14 gennaio 2008, ascoltando le numerose testimonianze della sua città natale di Cammarata, dove si era trasferito nell’ottobre del 1980.

 

 

Favara lo ha  voluto ricordare successivamente il 31 gennaio, all’interno della Conferenza S. Vincenzo, che  in quel giorno ogni anno  festeggia il suo patrono S. Giovanni Bosco, grande figura di apostolo dei giovani ed educatore.

Diego Acquisto

12-2-2020

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