Il Vangelo parla ai Millennials, cioé anche o soprattutto ai giovani di questo millennio
Un messaggio di fiducia e di speranza nel Vangelo di domani. In margine al Vangelo (Lc. 21,5-19) di domani, XXXIII domenica del Tempo Ordinario, con un atteggiamento di fiducia verso il futuro, affrontando la crisi. Crisi che non è una punizione divina ma qualcosa di strutturale nella situazione umana.
Ci sembra questo il messaggio chiaro del passo di Vangelo di domani, penultima domenica di questo anno liturgico, in cui mi pare proprio che lo stesso Gesù ci parli di crisi e ci dia qualche suggerimento sul modo di affrontarla .
Crisi che riguarda il Tempio e quindi la stessa struttura religiosa! crisi che riguarda il sistema politico, perché “una nazione si solleverà contro l’altra”, … crisi che coinvolge anche il sistema-natura e quello sociale-comunitario, compreso il complesso amicale e pure familiare. Insomma la crisi abbraccia tutto e tutti, perché in questa nostra situazione umana tutto è profondamente segnato dal limite, dalla fragilità e dalla contingenza.
Ed intanto la crisi ci dà il chiaro messaggio che certe strutture risultano ormai superate, così come sono nate o come sono state vissute, non rispondono più alla mutata concreta realtà e bisogna trovare la capacità di rinnovare.
Più che andare allora in crisi, bisogna trovare il modo migliore di come viverla, gestirla, orientarla.
E qualche consiglio davvero opportuno Gesù ce lo dà: come per esempio quando ci dice di non lasciarsi ingannare dai falsi maestri, di essere e restare svegli, senza lasciarsi allettare da chi propone soluzioni facili.
Insomma il passo di Vangelo di questa domenica sembra proprio cadere a fagiolo sulla situazione non solo naturale, ma soprattutto socio-politico-ecclesiale che stiamo vivendo. Con uno straordinario Papa Francesco che anche ieri ha pure invitato a non criminalizzare la crescita della protesta sociale, ma a puntare più decisamente ad infondere un’anima nuova alla politica e soprattutto all’economia. E proprio per l’economia – lo sappiamo – ha da tempo programmato ad Assisi nel prossimo marzo 2020, una tre giorni di studio con giovani economisti e imprenditori dei cinque continenti, per ridisegnare un futuro diverso nel segno della “fraternità universale”.
Così come ci suggerisce il Vangelo di domani, Papa Francesco concretamente, sempre sollecita a non lasciarsi prendere dalla paura, a mantenere lucida la razionalità, a non perdere il lume della ragione, a non cadere nella trappola del vittimismo, utilizzando ed investendo invece tutte le positive energie che abbiamo per costruire o ricostruire il bene.
Ricordiamo che il secolo che da quasi vent’anni ci siamo messi alle spalle è stato un secolo di grandi speranze per la rivoluzione politica ed economica in corso, ma anche di grandi tragedie, con due disastrose guerre mondiali, con i Gulag ed il “massacro fra uguali” e l’Olocausto con lo spaventoso sterminio razziale.
E’ forse meglio perciò che affrontiamo questo nuovo secolo, senza nostalgia del passato, superando l’incapacità di accettare il presente e la paura del futuro, pur dopo la tragedia delle Torri Gemelle, il terrorismo in corso di matrice islamica ed il dramma epocale delle migrazioni di massa.
Intanto, per dirla con il grande Papa Francesco, anzitutto bisogna “avere il coraggio di mettere al centro la persona”, per dare “un’anima ai processi educativi” e per trovare, secondo una “sana antropologia”, altri modi di intendere “l’economia, la politica, la crescita e il progresso”.
Leggevo in questi giorni che il famoso Tomasi di Lampedusa aveva forse bene intuito certe situazioni di oggi, quando nel suo libro “Il Gattopardo”, ha tratteggiato la figura del principe di Salina, Fabrizio Corbera, in cui pare che ci sia proprio la previsione della contraddizione che oggi vivono tanti adulti di questo nuovo millennio.
Guardando Tancredi e Angelica, questa bellissima coppia di giovani fidanzati, pensa al loro futuro, ma contemporaneamente, preso dalla nostalgia del passato, il principe esorcizza il cambiamento, rimanendo così vittima di una forma di desolata e romantica solitudine.
I giovani di oggi, nati in questa primissima parte del secolo, i cosiddetti Millennials, si trovano spesso a dovere ascoltare il racconto, per loro noioso, di un “come eravamo”; dove tutto in genere viene presentato come più eticamente accettabile, in contrapposizione ad un presente unicamente visto come il tempo in cui tutti i sogni risultano annullati, senza possibilità di positive novità e di vero progresso.
Il tutto in un contesto nuovo, anzi nuovissimo di società digitale che molti adulti si rifiutano di capire, ma dove continua oggi a combattersi l’eterna lotta tra bene e male, .
Società digitale che veicolando con eccezionale rapidità i messaggi, pone le premesse per un futuro davvero diverso in tutti i campi e tutto da esplorare.
Diego Acquisto
16-11-2019
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