AGRIGENTO – Diocesi in festa … e soprattutto Favara che festeggia pure i 100 anni di Madre Margherita Riolo
In una Cattedrale gremita, dove tutto era stato ben predisposto come nelle grandi occasioni, all’inizio della celebrazione, don Franco non ha mancato di portare il pensiero a Lampedusa, dove era avvenuto ancora un naufragio e dove perciò continuava il recupero dei cadaveri che già avevano superato largamente le 10 unità.
Intanto all’attenzione immediata di tutta l’affollata assemblea, cinque suoi figli, pronti per l’imposizione delle mani da parte del nostro Arcivescovo-metropolita card. Francesco Montenegro ed in comunione con Lui dal presbiterio, largamente rappresentato da circa 150 sacerdoti, tra cui al completo tutti i docenti e superiori del seminario, con in testa il rettore don Baldo Reina, che hanno curato la formazione e preparazione dei 5 giovani .
Ed in un clima di commozione e preghiera, sono diventati presbiteri, ricevendo il secondo grado del sacramento dell’Ordine, i diaconi Rosario Bellavia di Favara, Alessandro Bruno e Stefano Principato di Agrigento, Calogero Cusumano di Caltabellotta e Giovanni Gattuso di Cianciana.
Momenti essenziali del Rito di Ordinazione Presbiterale, sono stati l’imposizione delle mani da parte dell’Arcivescovo e della numerosa rappresentanza di sacerdoti, unitamente alla preghiera consacratoria elevata al Signore da don Franco.
Alla concelebrazione hanno pure partecipato unitamente ad una piccola ma significativa rappresentanza dei loro fedeli, il vescovo albanese S. E. Mons. Giovanni Peragine e Don Leonardo Falco, rettore del Seminario di Scutari.
E’ noto infatti che da qualche tempo la nostra arcidiocesi di Agrigento si è fatta carico di accompagnare in qualche modo la Chiesa sorella di Albania, dopo la terribile esperienza della dominazione comunista, specie col presidente Halil Hoxha , dittatore dell’Albania dal 1944 al 1985 (anno della sua morte). Hoxha per ben 40 anni cercò invano in tutti i modi di porre le basi solide di un ateismo di Stato, scientificamente fondato, con l’ambizione di essere punto di riferimento a livello globale.
Ma ritornando alla cerimonia solenne dell’Ordinazione, un momento che richiama l’attenzione di tutti prima dell’imposizione delle mani e quindi della preghiera consacratoria, è sicuramente quello in cui i candidati, vengono interrogati davanti a tutta l’assemblea sulla loro decisione e volontà di assumere gli impegni specifici.
Cioè di volere esercitare “per tutta la vita il ministero sacerdotale nel grado di presbiteri, come fedeli cooperatori dell’ordine dei vescovi”, “promettendo obbedienza al Vescovo ed ai suoi successori”, sforzandosi sempre di adempiere “degnamente e sapientemente il ministero della Parola”, celebrando con fedeltà “i misteri di Cristo “specialmente nel sacrificio eucaristico e nel sacramento della riconciliazione”.
Come è facile notare la liturgia dell’Ordinazione con chiarezza indica quale deve essere l’identità del sacerdote di Cristo, e gli impegni fondamentali a cui egli pur nel cambiamento sempre in corso dei tempi deve attenersi.
Un atteggiamento che è sintetizzato nella risposta inziale, quando ogni candidato viene chiamato e risponde “Eccomi”. Una risposta che esprime già di per sé un programma di vita, cosi come descrive la Bibbia per i grandi personaggi nei diversi momenti e nelle differenti situazioni della storia della salvezza.
Ed in questo clima di disponibilità e di fede, particolarmente emozionante risulta poi il momento in cui da parte dell’Assemblea si invoca l’aiuto di tuti i Santi con la lunga litania cantata, mentre tutti gli Ordinandi stanno distesi a terra, “quasi come morti a quel mondo” a cui devono comunicare un messaggio davvero innovativo di vita e di speranza.
Quello che, in estrema sintesi, nel suo solito stile semplice e colloquiale, ha detto nell’omelia don Franco Montenegro. Il Quale ha toccato tanti punti, in cui non era difficile cogliere la concretezza del possibile riferimento ai problemi concreti, nella particolare sensibilità di oggi e forse magari nelle specifiche criticità di questa sensibilità cosiddetta post-moderna.
Vivere il sacerdozio – diceva don Franco – come un’avventura meravigliosa, lasciandosi sempre guidare da Dio e mettendosi sempre dalla parte degli ultimi.
Un’Ordinazione presbiterale è sempre un momento di grande festa e di singolare commozione per tutta la Comunità, così come avverrà in questi giorni seguenti, quando questi cinque nuovi Presbiteri vivranno giorni particolarmente gioiosi ed emozionanti nelle loro Comunità di appartenenza.
Così, per esempio a Favara, dove il novello sacerdote don Rosario Bellavia della Parrocchia dell’Itria, anche per l’angustia di quel luogo sacro rispetto al numero di fedeli, celebrerà la sua prima Messa nella grande Chiesa Madre, dove confluiranno feleli di tutte le altre otto Parrocchie. Anche perché – come è noto – la Parrocchia dell’Itria che adesso, in seguito al boom edilizio degli anni ’70-’90 del secolo scorso è la Comunità Ecclesiale più popolata con quasi o forse oltre 8.000 fedeli, aveva ed ancora ha come locale una Chiesa piccola che prima di quegli anni, sorta come parrocchia di periferia, era più che sufficiente per il migliaio di fedeli che abitavano in quel territorio. E così ad esempio i genitori di don Rosario provengono da altre Parrocchie, dove hanno partecipato alla catechesi e ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, e dove magari hanno pure contratto il sacramento del matrimonio.
Così i coniugi BELLAVIA-MENDOLIA nel settembre 1989, cioè trent’anni fa, hanno celebrato il sacramento nuziale con la benedizione di chi scrive quest’annotazione e che non può non fare a meno di provare un sentimento di gratificante soddisfazione, con riconoscenza e gratitudine a quel Dio, che l’Apostolo presenta sempre come “Padre di ogni nostra consolazione”.
E proprio l’anno successivo è nato il primo dei loro tre figli cioè proprio Rosario, che ieri è stato consacrato “sacerdote in eterno”.
Si tratta certo di piccole cose e coincidenze che ci fanno gioire, che invitano a riflettere su quel filo provvidenziale che guida sempre al meglio la nostra vita.
Ma non solo ! Favara vivrà in questi giorni una particolare, anzi particolarissimo ricorrenza che sicuramente richiamerà molti sulla Collina Belvedere, dove troneggia il grande Monumento a CRISTO SACERDOTE con le braccia spalancate per accogliere tutti…
e dove insiste un edificio, il Seminario Vescovile di villeggiatura e poi diventato anche Minore, che ha sempre segnato la vita della Città dalla fine dell’800.
Quando, dopo tanti sacrifici è stato inaugurato sul finire del 1894 dal Vescovo Gaetano Blandini, che per completarlo – come riferiscono le cronache del tempo – arrivò a vendere anche la sua “carrozza vescovile”.
Ma l’evento di questa settimana, che aggiunge giao a gioia, sono i 100 anni che giovedì 10 ottobre p.v. compie MADRE MARGHERITA RIOLO (nella foto), donna forte e di tenacia non comune, dotata di particolari carismi, fondatrice della “Comunità Cristiani nel Mondo” e delle “Discepole del Redentore”, che dal 1974 risiede proprio qui, dove ancora continuano a svolgersi alcune benemerite attività di carattere sociale, mentre la Comunità oltre che a Roma , da un bel po’ di anni opera ad IPOGOLO in Tanzania, dove sono in corso anche lavori per soddisfare il desiderio di evangelizzazione di tante famiglie e tanti ragazzi di quella terra di missione.
Per tutto, l’Ordinazione di 5 nuovi Presbiteri e l’impegno missionario della Comunità Cristiani nel Mondo, con la fausta ricorrenza dei cento anni di Madre Margherita, l’arcidiocesi agrigentina e Favara in particolare , davvero sente il bisogno di dire un grande, proprio grande “DEO GRATIAS et Mariae” !
Diego ACQUISTO
Comments are closed.