In margine al pensiero del Presidente della CEI card. Bassetti
Le elezioni politiche del prossimo 4 marzo con la nostalgia delle grandi figure del passato.
Una nostalgia che si avverte soprattutto in campo cattolico, ma non solo ! perché figure come don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi o Aldo Moro, anche nel contesto del groviglio delle problematiche di oggi in cui politicamente risulta impigliata l’Italia, sicuramente avrebbero molto da dirci.
E proprio in questo senso autorevoli personalità dell’attuale mondo della cultura italiana, come ad esempio il prof. Nicola Antonetti, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Parma, giudicano assai positivo e condivisibile il suggerimento formulato dal presidente della CEI, card. Gualtiero Bassetti. Il quale, nei giorni scorsi, proprio per l’attuale situazione italiana ha detto che sarebbe assai opportuno “guardare al passato per costruire il futuro”. Infatti, con il loro pensiero e soprattutto con il loro esempio, figure come quelle che abbiamo nominato, a cui se ne sono aggiunte altre, ha detto che “i cattolici sono stati protagonisti in stagioni politiche ben più ardue di questa, come la ricostruzione post bellica o gli anni della guerra fredda e del terrorismo. Pensiamo alla scrittura della Carta costituzionale, figlia delle capacità di proporre e mediare dei cattolici: a quel tempo, le ideologie erano ben più radicate che adesso. E un compromesso fra De Gasperi e Togliatti era impresa molto più difficile di una trattativa fra partiti d’oggi”.
Ed a proposito di altre figure oltre a quelle ricordate, il pensiero va a quel gruppetto di intellettuali che si diede il nome di “Comunità del Porcellino”, cioè Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati ed altri. Una Comunità che fu soprattutto il luogo in cui queste persone dettero anzitutto vita ad una fraternità cordiale ed operosa, che costituì il “crogiuolo dello spirito e delle idee” che essi portarono nell’Assemblea Costituente, in un periodo intenso e decisivo per la storia della nostra Repubblica.
Poi il gruppo cosiddetto dei “professorini” fondò nel maggio 1947 la rivista “Cronache Sociali”, che divenne uno strumento di dibattito politico per educare ad un’idea di democrazia basata sulla partecipazione e sulla giustizia tra i cittadini, con un impegno politico come servizio autonomo e non succube di gerarchie di alcun genere, a partire da quella ecclesiastica.
Ed oggi, è sotto gli occhi di tutti, che la gerarchia ecclesiastica, al di là di suggerimenti ed appelli rivolti alle coscienze, nulla fa, mentre altre gerarchie di tipo politico, affermate all’interno dei vari raggruppamenti e Partiti, in nome della democrazia con cui sono state elette, esercitano il potere in maniera davvero discutibile ed arbitraria, che ogni intelligenza libera non può minimamente condividere.
Non è nostra intenzione entrare nel dettaglio delle scelte che si sono consumate proprio in questi ultimi giorni all’interno dei vari Partiti ed in qualcuno in particolare, specie per quanto riguarda la scelte dei candidati al Parlamento nazionale. Scelte che fanno capire quale visione si ha dell’autorità e dello sbandierato rispetto di quanti la pensano diversamente. Un modo assai diverso di come in passato si agiva e si operava, all’interno di quel grande contenitore di idee e sensibilità diverse che erano i grandi Partiti, pur caratterizzati da forti ideologie.
Ci viene proprio di ricordare a tutti, quello che suggerisce spesso Papa Francesco che cioè bisogna avere la capacità di mettere davvero al centro il bene di questa nostra Italia, puntando l’attenzione sulla persona, sui suoi diritti da porre al centro dei vari modelli economici e di non tacere mai dinanzi alla sofferenza di milioni di persone ferite nella dignità.
Resta valida la lezione dei grandi uomini del passato e farebbe sicuramente bene ai responsabili di oggi guardare alle grandi figure che abbiamo ricordato, ma non solo. Perché ce ne sono altre…altre di diversa formazione culturale. Che pure, per l’Italia repubblicana hanno dato un contributo veramente essenziale e prezioso per la costruzione di una società più giusta, dopo la rovinosa esperienza bellica, frutto avvelenato delle precedente, ventennale gestione politica.
Ai cristiani, si chiede la capacità di unire le energie per ricostruire una formazione che unisca i principi della DSC (Dottrina Sociale della Chiesa) alla capacità di leggere laicamente il mondo di oggi per ciò che è, guardando soprattutto ai poveri non solo di beni materiali, ma anche culturalmente.
Non si possono e non si debbono strumentalizzare questioni vitali come le migrazioni, perché sono drammi che coinvolgono uomini, donne e bambini e che, come famiglia umana, riguardano proprio tutti. Non si tratta di un problema di frontiere o di sorveglianza.
La politica vissuta come “carità”, nel senso più nobile ed elevato della parola, deve puntare a risolvere i problemi, senza agitare spauracchi, ma essere esercitata davvero come servizio ed impegno civile altamente benemerito. Con l’invito in campagna elettorale alla sobrietà nelle parole e nei comportamenti, per la migliore ricerca del bene comune.
Per dirla col Card. Bassetti, in un passaggio della sua ultima relazione,… ci sembra davvero appropriato che “La campagna elettorale sta rendendo serrato il dibattito ma non si può comunque scordare quanto rimanga immorale lanciare promesse che già si sa di non riuscire a mantenere. Altrettanto immorale è speculare sulle paure della gente: al riguardo, bisogna essere coscienti che quando si soffia sul fuoco le scintille possono volare lontano e infiammare la casa comune, la casa di tutti”.
Diego Acquisto