Nel 1225 san Francesco d’Assisi componeva il “Cantico delle Creature”-800 anni di gratitudine

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Da “L’Osservatore Romano”–10 gennaio 2025

Un uomo gravemente malato, quasi completamente cieco, consapevole di essere arrivato al termine della sua vita terrena, compone versi pieni di gratitudine per la bellezza della natura e il mistero della creazione. L’autore si chiama Giovanni, ma da tempo nessuno lo chiama così: dal suo dialogo con Dio scaturisce un vortice di parole, una danza di lode che, a otto secoli di distanza, non ha smesso di comunicare gioia, stupore, consolazione, luce, calore umano e divino. Non a caso il Cantico delle creature di Giovanni di Pietro di Bernardone — alias Francesco d’Assisi — è conosciuto anche come Cantico di frate sole. Con Francesco, alter Christus, “nasce al mondo un sole”, scrive messer Durante degli Alighieri nel suo poema in volgare più famoso; una stella che non smette di splendere, fissata in versi che continuano a parlarci con la loro schietta semplicità. Non a caso, in questo scorcio di ventunesimo secolo un Papa — l’arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio — ha scelto il nome di Francesco una volta salito al soglio di Pietro, e ha scritto una lettera enciclica destinata al mondo a partire dall’incipit del Cantico. Dieci anni anni sono passati dall’uscita della Laudato si’ ma i temi trattati sono più attuali che mai. «Niente di questo mondo ci risulta indifferente» si legge all’inizio del testo, accanto alle parole dedicate a sora nostra morte corporale. La gioia di Francesco è nascosta dentro un apparente paradosso, nasce dall’accettazione di fratello dolore. Con il cuore spezzato dalle discordie che dividevano i suoi confratelli, ancora di più che dalla malattia, Francesco ci consegna un potente antidoto alla solitudine, il dialogo con Dio, regalandoci ottocento anni di gratitudine. (silvia guidi)

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