Domani 18 gennaio : una data storica …il siciliano don LUIGI STURZO il 18-1-1919 annuncia la nascita del Partito Popolare Italiano. Qualche spunto di riflessione…

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Partiamo da Antonio Gramsci, che  nei  “Quaderni del Carcere” riflette su  Filosofia e Storia della filosofia  e scrive

« Cultura, non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri.    Cultura è la stessa cosa che la filosofia… ciascuno di noi è un poco filosofo: lo è tanto più quanto più è uomo… Cultura, filosofia, umanità sono termini che si riducono l’uno nell’altro […]. Cosicché essere colto, essere filosofo lo può chiunque lo voglia. Basta vivere da uomini, cioè cercare di spiegare a se stessi il perché delle azioni proprie e altrui, tenere gli occhi aperti, curiosi su tutto e tutti, sforzarsi di capire; ogni giorno di più l’organismo di cui siamo parte, penetrare la vita con tutte le nostre forze di consapevolezza, di passione, dì volontà; non addormentarsi, non impigrire mai; dare alla vita il suo giusto valore in modo da essere pronti, secondo le necessità, a difenderla o a sacrificarla. La cultura non ha altro significato. »

Nel contesto culturale el tempo—La Sicilia,  che pure è considerata “l’anello più debole dello sviluppo capitalistico italiano”, fu all’avanguardia per la costruzione della cultura del popolarismo.

 ALLE RADICI DEL POPOLARISMO–Lo Cascio, Sturzo, Traina—PREMESSA  Nell’ultimo scorcio del XIX secolo, in concomitanza con il dilagare dei Fasci siciliani e con l’affermazione del movimento socialista, si costituisce in Sicilia un attivo gruppo democratico cristiano che acquista, ben presto, una propria fisionomia. Insieme a un’intensa attività nel campo dell’organizzazione di cooperative, affittanze collettive, casse rurali, società di mutuo soccorso, a sostegno delle fasce più deboli della popolazione, il gruppo si caratterizza per una solida e articolata elaborazione teorica tendente alla progressiva acquisizione di una coscienza politica e di una prospettiva democratica testimoniata anche da una intensa e vivace pubblicistica.

Il movimento democratico cristiano, i cui punti di riferimento furono in campo nazionale Giuseppe Toniolo e Romolo Murri, nacque e mosse i suoi primi passi all’interno dell’Opera dei congressi.

L’enciclica di Leone XIII legittimò e diede una spinta propulsiva a tutte quelle iniziative che i cattolici siciliani attuarono in campo economico-sociale per contrastare una sperequazione divenuta intollerabile: all’accresciuta ricchezza di una parte della società si contrapponeva ora, in forma sempre più evidente, la condizione misera della classe meno abbiente, degli sfruttati, dei  braccianti agricoli, degli operai.

Nel 1903, l’episcopato siciliano su sollecitazione del segretario di Stato card. Mariano Rampolla del Tindaro pubblicava la lettera pastorale collettiva dal titolo

La Democrazia cristiana e delle  Deliberazioni e Disposizioni pratiche intorno alla Democrazia cristiana.

Con essa i vescovi siciliani intesero dare un forte appoggio al movimento sociale cattolico riconoscendo la democrazia cristiana secondo le indicazioni della GRAVES DE COMMUNI RE del 18 gennaio 1901…di Papa Leone XIII che, dieci anni prima,  nel maggio  1891 aveva pubblicato la RERUM NOVARUM.

Nello stesso tempo con questo intervento si volle precisare la modalità della presenza dei cattolici nella società accentuando il controllo dei vescovi e la confessionalità delle opere sociali.

Ma la giovane generazione di sacerdoti e laici, che si era formata sui principi dell’enciclica leonina, si rendeva conto che per affrontare in modo efficace le problematiche di una società in trasformazione, occorreva misurarsi anche con i moderni strumenti della vita democratica.

Da qui l’adesione piena e convinta alla democrazia politica e ai metodi che la regolano. Le istanze espresse dai democratici cristiani suscitarono attriti, incomprensioni, divisioni all’interno del movimento tra chi riteneva bastevole un’azione benefica a favore del popolo, e chi invece proponeva un programma di riforme sociali da realizzarsi per il popolo e attraverso il popolo.

La difesa della rappresentanza popolare e delle istituzioni rappresentative, la proposta di un decentramento democratico rispettoso dei corpi intermedi, la condanna dello statalismo e dell’individualismo, sono tutti elementi che costituiscono la dottrina politica del popolarismo, quella base culturale che avrebbe, in tempi più maturi, dato vita al primo  partito di cattolici.

La Sicilia, considerata “l’anello più debole dello sviluppo capitalistico italiano”, fu all’avanguardia per la costruzione della cultura del popolarismo.

Essa affonda le sue radici in quel movimento democratico cristiano che in Sicilia, sin dal suo esordio, si distingue per una spiccata propensione all’autonomia, sia nel campo politico-elettorale, sia in quello economico-sociale. Tale inclinazione, a detta dei democratici cristiani, avrebbe favorito il rinnovamento culturale, una maggiore libertà d’azione per la risoluzione dei problemi della società e, avrebbe consentito ai cattolici un inserimento e una presenza più incisiva nella realtà sociale e politica della nazione.

Diego Acquisto

17-1-2025

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