Ricordando STEFANO POMPEO……troviamo per caso e pubblichiamo
Anniversario di Stefano Pompeo
Chiesa Madre 19.4.2000 (Mercoledì Santo)
Ci siamo riuniti in questa grande Chiesa, la Chiesa Madre, per elevare la nostra preghiera per Stefano Pompeo e celebrare così, nella ricorrenza del primo anniversario, il suo ricordo di ragazzo buono, socievole, diligente e volenteroso, amante della vita, desideroso di fare sempre nuove conoscenze, affettuoso, servizievole e disponibile con tutti, compagni e vicini, Stefano Pompeo, un vero angelo, – come amano dire quanti lo hanno conosciuto e praticato, soprattutto i suoi affranti genitori, ai quali il Signore ha dato e continua a dare la forza necessaria per andare avanti e per perdonare; Stefano Pompeo, la cui vita è stata improvvisamente stroncata da una pioggia di fuoco; una pioggia di fuoco, provocata da adulti cattivi, che, per la verità avevano ben altro obiettivo, e che, comunque, con la forza cieca delle armi celebravano il loro delirio di potenza. Stefano è stato vittima innocente di una aberrante cultura di morte, che nella violenza e nella prepotenza esprime la sua logica di potere ad ogni costo, calpestando il diritto alla vita della persona umana.
Noi non staremo qui a descrivere quei momenti drammatici, in cui la forza bruta si è scontrata con l’innocenza di un ragazzo, per l’appunto Stefano, che è rimasto vittima dei più malvagi sentimenti umani e col suo sacrificio ha determinato in tutta la nazione e soprattutto nella nostra Favara, un’ondata eccezionale di sdegno morale; ondata di sdegno morale che ancora oggi non si è placata e che sicuramente, quanti siamo qua dentro,- e non solo,- vogliamo non si plachi, per costituire il punto di partenza di un nuovo, irreversibile, impegno di riscatto cristiano e civile della nostra Comunità, dove, purtroppo, un tale dolorosissimo evento ha avuto la possibilità di verificarsi. E il nostro impegno e la nostra preghiera vogliono far si che nella nostra Favara, mai più un evento del genere ed eventi comunque simili, abbiano modo di verificarsi, mai più devono trovare terreno e cultura per potere verificarsi. Il primo anniversario della morte di Stefano Pompeo, a mio giudizio, non per pura coincidenza, ma sicuramente per un messaggio misterioso che viene dall’alto, cade il giorno del Venerdì Santo e noi lo stiamo anticipando per questo di qualche giorno, fermo restando che, in quel giorno particolarmente sacro per tutta la cristianità e segnatamente per la nostra Favara, rendendo omaggio al Calvario al Crocifisso, sicuramente penseremo anche al sacrificio di Stefano, unendo il suo al sacrificio dell’innocente per eccellenza, Gesù, il cui sacrificio martirio, completato da quello degli altri innocenti, diventa per tutti fonte di redenzione e di salvezza.
E voglio precisare che il ricordo di Stefano, a parte le sollecitazioni particolari, che in varie occasioni ha avuto nella nostra Comunità, all’interno delle singole Parrocchie o Gruppi ecclesiali e non, nell’intero corso dell’anno, quando si è trattato di rilanciare un impegno o un’iniziativa a favore della collettività, il ricordo di Stefano, nell’ultimo periodo, avvicinandosi la data del primo anniversario, in circostanze particolarmente significative, non è mancato, ufficialmente e di proposito sempre è stata fatta menzione di Stefano, e sempre, nel senso che quell’evento doloroso costituisce un limite invalicabile e nello stesso tempo una tappa, dalla quale datare un movimento irreversibile di riscatto dell’intera Comunità di Favara.
Stefano Pompeo è stato ufficialmente menzionato nel corso della riunione congiunta del Consiglio Comunale e del Consiglio Pastorale Cittadino il 31 marzo scorso.
Si ricordava Stefano Pompeo quando si diceva che come Comunità Ecclesiale, da tempo siamo preoccupati per una diffusa cultura di secolarismo e trasgressivismo, una cultura che, nella nostra Favara, prende una buona fascia dei giovani, che poi così, con questa cultura diventano adulti. Molti giovani- si diceva- sempre nella riunione del Consiglio Comunale e del Consiglio Pastorale Cittadino, restano vittime di fenomeni vari di devianza, quali false concezioni libertarie, erotismo, alcol, droga. E poi con questa cultura diventano adulti; adulti poi capaci di combinare cose come quelle che hanno determinato la morte di Stefano.
Ricordando quale eco, l’anno scorso, ha avuto questo tragico fatto di sangue nell’opinione pubblica nazionale e come ha scosso profondamente il tessuto sociale della nostra Favara; della nostra Favara che massicciamente si è mobilitata nella manifestazione del successivo 29 aprile che si è conclusa con la Veglia di preghiera in questa stessa Chiesa Madre, lasciando sbalorditi e sorpresi anche i più incalliti denigratori della nostra comunità. Ricordando il sacrificio di Stefano Pompeo, in parecchi interventi si diceva che bisogna con determinazione proseguire nell’impegno a costruire a Favara una vita più, una vita più, mettendoci decisamente alle spalle la cultura della rassegnazione e della passività, assumendoci ciascuno le nostre responsabilità, tutti come singoli e come istituzioni, come agenzie educative, dalla famiglia alla scuola, alla parrocchia, in cui i laici adulti battezzati devono sentirsi direttamente chiamati in causa dalle sfide di una nuova e più incisiva evangelizzazione.
Ha parlato di Stefano Pompeo, il Vescovo Mons. Ferraro, in questa Chiesa Madre, lo scorso 2 aprile, aprendo la Missione Popolare.
I mezzi di comunicazione sociale, nel loro servizio di informazione hanno riferito il contenuto dell’omelia e le parole dure, durissime, contro le organizzazioni malavitose, invitando ad una rivolta morale tutta la Comunità favarese, che non deve soggiacere alla violenza ed alla prepotenza di pochi. Ha precisato – se pur ancora ve ne fosse bisogno- che tra Vangelo e Mafia c’è un contrasto insanabile; tra Vangelo e Mafia, c’è una cultura proprio agli antipodi; il Vescovo ha detto maledetto il denaro procurato con la violenza, ha invitato alla conversione quanti si sono lasciati sedurre dal malaffare, ricordando il monito del Papa, nella valle dei templi, “ci sarà il giudizio di Dio”. E quindi anche se per ipotesi si riuscisse a farla franca dal giudizio della Magistratura, che nel suo impegno e nel suo difficile lavoro deve essere incoraggiata e sostenuta, non si potrà farla franca dal giudizio di Dio. E questo bisogna dirlo con chiarezza. Quella cristiana non è la cultura del facile ed insipido perdonismo. La giustizia umana deve fare per intero il suo dovere, deve fare il suo corso ed è dovere di coscienza di tutti, favorire questo lavoro della Magistratura, nel suo difficile compito.
La conversione a cui vengono invitati i mafiosi, passa anche dall’accettazione della giustizia umana, della quale si devono accettare le pene, come segno anche di autentico pentimento e di riconciliazione con la collettività.
Il ricordo di Stefano Pompeo è ancora risuonato, nella Cattedrale di Agrigento, quando lo scorso 12 aprile, una larga rappresentanza di tutte le nove Parrocchie della Città, nei giorni della Missione Popolare, si è recata proprio là, in quella che è la Chiesa Madre di tutte le Chiese della diocesi.
Il ricordo di Stefano Pompeo e ritornato ancora, al Calvario, ad opera del Vicario Generale, don Salvatore Muratore, quando lo scorso 14 aprile, ultimo venerdì di Quaresima, si è conclusa la Missione Popolare con la benedizione della nuova Croce del 2000.
Nella terra di Favara, questa Croce – ha detto don Salvatore Muratore- starà a scomodare ed inquietare :
–chi ha progetti di violenza, perché parlerà di una logica diversa e di un giudizio di Dio.
–chi si perde nei meandri del non senso, del girovagare vuoto, pellegrino ai santuari del piacere;
–starà ad indicare che le logiche dell’interesse privato non possono animare la vita sociale;
Alla luce di quello che abbiamo detto, pare chiaro che Stefano Pompeo è morto solo fisicamente, il suo spirito invece è vivo, è più vivo che mai ed è presente in mezzo a noi; scomparso fisicamente, col suo sacrificio sta producendo tanto bene alla comunità favarese, che nel suo nome ha iniziato un cammino nuovo di impegno civile. E di questo vogliamo ringraziare la famiglia, i genitori; li vogliamo ringraziare anche per la testimonianza di fortezza e di serenità interiore che hanno saputo dare, con l’aiuto della grazia di Dio, alla nostra Comunità; una serenità che li ha portato a parlare pubblicamente di perdono, invertendo una logica che non infrequentemente nel nostro ambiente parla invece il linguaggio dell’invettiva e della vendetta. Un linguaggio cioè non cristiano, perché il cristiano si caratterizza dalla forza e dal coraggio di sapere amare, malgrado tutto e tutti. Forza d’animo per sapere amare e colmare così i vuoti paurosi della cultura di morte, fondata sul rancore, sull’odio e sulla violenza.
Grazie, Genitori di Stefano.
Per tutti l’impegno di non dimenticare e nel ricordo di Stefano, tutti, docenti, alunni, pubbliche Autorità, cittadini, ciascuno secondo il suo ruolo e le sue possibilità, costruire un futuro migliore per la nostra Favara.
Sac. Diego Acquisto
19-4-2000