Originale il messaggio dell’arcivescovo di Agrigento,  mons. Alessandro Damiano, per il nuovo anno scolastico

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All’inizio del nuovo anno scolastico 2024-25, l’Arcivescovo Alessandro ha indirizzato un messaggio augurale che è possibile leggere sul sito-web della dioecsi….wwwdiocesiag.it…….che comunque noi  pubblichiamo di seguito.

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Un messaggio originale   – mi viene subito da dire – … ed anche fascinosamente significativo………..

Un messaggio come, negli anni passati, per augurare buon lavoro !  ma quest’anno particolarmente ricco di diverse interessanti immagini; dove non manca qualche richiamo poetico, e persino  qualche appropriato riferimento di  carattere grammaticale.

Chiariamo subito partendo dall’ultima osservazione, cioè il richiamo grammaticale, da ben comprendere. Scrive infatti “l’ambiente scolastico, anzitutto  è un incontro, tra  “docenti” e ”studenti”.

Su cui propone  subito una riflessione:  “… “docente” e “studente” sono dei participi presenti sostantivati. Il participio presente indica un’azione continuata nel tempo. In un certo senso si è, nel contempo, docenti e studenti per tutta la vita”.

Non c’è proprio nulla di dire…..proprio nulla. Anzi proprio su queste ultime due parole “docenti e studenti”, l’arcivescovo fonda il suo augurio di buon lavoro.

Due  parole queste  che sicuramente sono le più usate,… e che anzi qualificano proprio l’ambiente scolastico, per dire che si tratta di “un incontro”;  con tutto quello che ciò deve significare concretamente sul piano didattico-pedagogico e formativo.

Non solo ! anche una riflessione sulla fragilità, che “può significare anche chi “infrange” il tessuto connettivo e costitutivo delle relazioni sociali”…con tuti i danni che ne derivano.

E perfino un richiamo alla filosofa Hannah Arendt (1906-1975) che tanto ha  difeso il concetto di “pluralismo” in ambito politico. nella prospettiva di inclusione dell’altro,  anche se  ci è estraneo e che comunque  parlerebbe di «banalità del male». Per cui non dobbiamo mai dimenticare – ammonisce l’arcivescovo –  che, in ultima analisi, l’altro siamo noi; poiché l’altro è essenziale nella costruzione della mia identità. Perché “non si dà un “io” senza un “tu”!.

Insomma un messaggio davvero interessante, originale, ricco di spunti di riflessione che si fare bene leggere per intero nel sito-web dell’arcidiocesi ….www.dioecsiag.it ——e che, comunque,  riportiamo per intero a seguire

Diego Acquisto

9-9-2024

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Anno Scolastico 2024/25, il messaggio dell’Arcivescovo

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Stimatissimi docenti e carissimi studenti,

anche quest’anno ho pensato di scrivervi alcune righe per augurarvi, alla riapertura delle scuole, un buon lavoro.

Anzitutto una breve riflessione: “docente” e “studente” sono dei participi presenti sostantivati. Il participio presente indica un’azione continuata nel tempo. In un certo senso si è, nel contempo, docenti e studenti per tutta la vita.

Ciò detto, desidero sostare brevemente con voi su un tema che mi sta a cuore: forse siamo divenuti tutti, in questi tempi, una facile preda dell’ansia e della fragilità, non solo fisica ma anche psichica e spirituale.

La parola “ansia”, etimologicamente, deriva dal verbo latino “ango”, che significa “stringere”, “soffocare”. L’ansia è, dunque, ciò che ci “soffoca”, che “restringe” i nostri orizzonti; ciò che ci toglie la speranza, che ci impedisce di pensare e di implementare il bene.

“Fragile” trova la sua origine nel verbo latino “frangere”, ossia “rompere”. “Fragile” è, quindi, chi si rompe con facilità, chi non ha capacità di resistenza e di resilienza. “Fragile” può significare anche chi “infrange” il tessuto connettivo e costitutivo delle relazioni sociali sino, ahimè, ad eliminare fisicamente l’altro; sia nelle guerre tra popoli sia nelle nostre città.

La filosofa Hannah Arendt parlerebbe di «banalità del male». Non dobbiamo mai dimenticare che, in ultima analisi, l’altro siamo noi; poiché l’altro è essenziale nella costruzione della mia identità. Non si dà un “io” senza un “tu”!

Sì, siamo fragili: «Si sta come/d’autunno/sugli alberi/le foglie», scriveva il grande poeta Giuseppe Ungaretti.

Anche la Bibbia conosce la fragilità umana, ma al contempo ne indica la via d’uscita. Scrive e descrive poeticamente la fragilità umana il profeta Isaia con queste parole: «Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come il fiore del campo… Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre» (40,6-8).

L’augurio che vi formulo è, dunque, quello di dare in voi “domicilio” a “parole belle e buone” e, soprattutto, alle parole del Vangelo. Parole che danno vita e non morte.

Parole che ci fanno diventare instancabili “tessitori” di speranza e di pace.

Auguri di un sereno anno scolastico!

Il vostro Vescovo

 + Alessandro

9-9-2024

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