Devozione a S.CALOGERO, sullo sfondo dell’omelia dell’arcivescovo-metropolita di Agrigento, S.E.Mons. Damiano

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Riprendiamo il saggio  richiamo dell’arcivescovo di Agrigento, S.E.Rev.ma Mons. Alessandro Damiano, che nell’utllima festa ad Agrigento, ha voluto testualmente ricordare che :San Calogero non è un amuleto da tirare fuori quando abbiamo un problema, è un modello di vita

L’augurio di monsignor Alessandro Damiano è chiaramente finalizzato ad una corretta devozione, che deve tradursi in un impegno concreto di vita di fede.     Perciò ha detto: S. CALOGERO …. “Ci insegni la piena docilità allo Spirito, ci accompagni nell’ascolto dell’umanità sofferente, in cerca di sollievo e di ferma speranza”.  …. E ancora La misura di un’autentica devozione è data dall’impegno di ogni devoto a superare il ‘canto delle sirene’. San Calogero, come tutti santi – e soprattutto la sua statua, come tutti i simulacri – non è un amuleto da tirare fuori tutte le volte che abbiamo un problema da risolvere, delle paure da esorcizzare. È un modello di vita secondo il Vangelo”.

È con queste parole, fra le altre, che l’arcivescovo, durante l’omelia pronunciata al santuario di San Calogero, ha cercato di scuotere gli agrigentini.

Un richiamo, fatto a cuore aperto, ed un augurio: “San Calogero, ci insegni la piena docilità allo Spirito, ci accompagni nell’ascolto dell’umanità sofferente, in cerca di sollievo e di ferma speranza”.

Doabbiamo riocrdare queste parole anche nelle altre città dell’agrigentino dove in questo periodo si festeggia questo Santo, come, -(anche se in tono assai minore, come festa cosiddetta esterna….), per esempio a Canicattì, a Favara, ed in altre città della nostra arciodiocesi, il cui territorio, (forse unico caso in Italia)- coincide con quello della provincia …….Ed ecco cosa  scrive oggi il prof. Gaetano Augello, noto esperto di storia e di  tradizioni locali……”Nella terra di Pirandello – e Canicattì, culla dell’Accademia del Parnaso, ne fa parte a pieno titolo – non poteva mancare il culto verso un santo della cui esistenza dubita la stessa Chiesa. Un santo di carnagione bianca in alcuni centri (vedi Sciacca) e assai scura in altri (ad esempio Naro e Agrigento) o che, a seguito di sedicenti restauri, muta colore nel tempo, come nel caso di Canicattì ove da un San Calogero decisamente nero si volle passare a un San Calogero bianco che, tuttavia, rimase di un colore intermedio.                                                                                      La storiografia si divide sul periodo e sulle città in cui il santo – turco di Calcedonia – sarebbe vissuto. Alcuni parlano di un unico santo, mentre altri  parlano di più santi con lo stesso nome. Per altri ancora Calogero non sarebbe il nome di una singola persona ma il titolo encomiastico – Calogero in greco significa “bel vecchio” – che veniva per rispetto attribuito a tutti gli anacoreti. Dispensatore, con gradazioni diversificate, di favori celesti e veri e propri miracoli: dal “migliaru” profuso – inspiegabilmente – a Naro, alla negazione totale nei riguardi di Girgenti ove “mraculi nun ni fa pi nenti”, arrivando a favoritismi di natura estetica che certo non ti aspetteresti da un anacoreta che – a Bivona –  “fa la grazia a chidda bona”.   La vita del santo, i miracoli a lui attribuiti variano di paese in paese e, proprio per questo, ogni cittadina ha con lui un suo particolare rapporto legato strettamente alle tradizioni indigene.

      La venerazione del santo eremita a Canicattì è da collegare certamente alla tradizione religiosa della vicina Naro, in passato città demaniale a capo di una Comarca di cui Canicattì faceva parte.

——————————————————————-——  Per completezza di informazione e per valutare l’enorme diffusione della venerazione al santo eremita, indichiamo i detti popolari più noti, relativamente alla sua concessione o meno di miracoli  a quanti lo invocano:             ————-

San Caloiru di la Marina fa li grazii sira e matina;                                                               San Caloiru di Girgenti miracoli nun ni fa nenti;

San Caloiru di Agrigentu fa li grazii a centu a centu;                                                                          San Caloiru di Girgenti li grazii li fa pi nenti;                                                          San Caloiru da Ciuccafa fa li grazii a cui lu vasa;                                                                                       San Caloiru di Naru fa li grazii a migliaru;

San Caloiru di Naru, li grazii li fa sempri ppi dinaru;

San Caloiru di Caniatti’,  nni fici una e si nni pinti’;

San Caloiru di Caniatti’ miraculi nni fa sulu tri;

San Caloiru di Campufrancu fa li grazii ogni tantu;

San Caloiru di Mussumeli fa la grazia a cu la chiedi;

San Caloiru di Milocca fa la grazia si ti tocca;

San Caloiru di Sciacca miraculi nni fa na cascia;

San Caloiru di Cammarata nni fa una ogni annata;

San Caloiru di Raffadali fa lu maccu senza sali;

San Caloiru di Bivona fa la grazia a chidda bona;

San Caloiru di Grutti mangia, vivi e si nni futti.

                                                                                                   GAETANO AUGELLO

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