Ricordare giova….Una pagina di storia da non dimenicare: il 50mo della Parrocchia-Discorsi e documenti
Cenni Storici
In data 31 gennaio 1985 si è svolta una solenne concelebrazione presieduta dal vescovo, Mons. Luigi Bommarito, per festeggiare il 50° della Parrocchia. Infatti, dopo la Chiesa Madre, la Chiesa S. Vito (unitamente alla Chiesa BMV del Carmelo) è stata a Favara la prima ad essere elevata da Rettoria a Parrocchia. Il decreto vescovile di erezione porta la data del 10 gennaio 1935 con la dedica a S.Vito e Maria SS. della Neve. Una scritta in latino del prospetto centrale dice : “Ecclesia Mariae SS.ad nives et sancti Viti“.
Le due devozioni a S. Vito e S. Maria della neve percorrono i secoli. I primi documenti che parlano di una fondazione, a Favara, di una società di San Vito, una confraternita con fini assistenziali, risalgono al 1600/1601, secondo quanto è possibile rilevare dai registri della Curia Vescovile. Ancora nel 1631 troviamo una intitolazione a Sancta Maria Nives et Sancti Nicolai: un ospedale hospitalis) che ci riporta ad una società contadina, che nello spazio e nella pratica liturgica situava e viveva i grandi momenti dell’esistenza, dalla nascita alla morte, con la ritualità delle cose semplici e solenni.
La Chiesa che preesisteva all’attuale risale almeno al 1700. Divenne sacramentale nel 1819, come leggiamo nel documento dell’Archivio della Curia Vescovile vol. 1819, pag,189. La concessione era dovuta al fatto che era “ben fornita di arredi sacri, con arredamento di messa cotidiana, e lampadi ed essendovi un gran concorso di popolo”. Per questo motivo il Vescovo di Girgenti concedeva “ut in Ecclesia Sancte Marie ad Nives sub titulo Sancti Viti, detti comuni Fabariae, perpetue asservetur Sanctissimae Eucaristiae Sacramentum, servatis semper omnibus quae in vincoli romano prescribentur”.
Venivano così premiati gli sforzi e l’impegno del Sac. Vincenzo Mendolia, che per primo aveva iniziato l’ampliamento del tempio.
Lo snello campanile fu fatto costruire nel 1930 dall’allora Rettore Sac. Filippo Iacolino, divenuto poi Rettore del Seminario e Vescovo di Trapani.
La Parrocchia S. Vito nel 50° di Fondazione
10 gennaio 1935 FAVARA 10 gennaio 1985
Presentazione
In data 31 gennaio 1985 si è svolta la solenne concelebrazione presieduta da nostro Vescovo, per festeggiare il 50° della nostra Parrocchia. Tutto il nostro quartiere ha vissuto momenti di autentico entusiasmo popolare. Una folla immensa di fedeli ha gremito fino all’inverosimile la nostra Chiesa di San Vito e l’omonima piazza antistante. Si è trattato indubbiamente di un’esperienza veramente esaltante, a testimonianza di quando vivo e sentito sia all’attaccamento alla Parrocchia. Abbiamo pensato di raccogliere i messaggi che sono stati offerti unitamente ad alcune immagini significative, non solo per un servizio a quanti non sono riusciti ad entrare in Chiesa, ma soprattutto per una riflessione, finalizzata ad una maggiore crescita umana e cristiana, a livello personale e comunitario. Con l’occasione, abbiamo ritenuto assai opportuno premettere un profilo storico della nostra Chiesa. Ringraziamo l’Assessorato ai Beni Culturali del nostro Comune e tutti i responsabili della Civica Amministrazione, che hanno mostrato sensibilità e disponibilità per la nostra iniziativa.
Il Parroco
ed il Consiglio Pastorale Parrocchiale
Alle radici della nostra memoria
Tra i ricordi, lontani, quasi impercettibili, dell’infanzia, rivedo le strade disselciate di uno dei quartieri più vecchi del paese, percorso da frotte animate e vocianti di ragazzi, armati di fionde e bastone, pronti a scontrarsi a non sempre innocue “fughe”: “carminara, sancaloriani, cruciara.. .” Era forse l’espressione esasperata ma autentica della propria povera identità che coincideva con la parrocchia, in una dimensione corale della quale abbiamo perduto insieme la consapevolezza ed il conforto. E la parrocchia era al centro della vita del passato: ancora nel 1837 per indicare il recapito di una persona si indicava il quartiere che nella parrocchia trovava nel suo punto di incontro: S. Antonio, Matrice… E alla parrocchia ci si rivolgeva nei momenti di calamità: durante il colera i provvedimenti per proteggere la popolazione venivano presi sulla base delle indicazioni dei sacerdoti che conoscevano le necessità del quartiere. Tra le parrocchie quella di S. Vito e di Santa Maria della Neve: l’uno e l’altro oggetto di venerazione che percorre i secoli. I primmi documenti che parlano della fondazione di una società di San Vito, una confraternita con fini assistenziali, risalgono al 1600-1601 (registri della Curai Vescovile). Ancora nel 1631 troviamo una intitolazione a Sancta Maria ad Nives et Sancti Nicolai: un ospedale (hospitalis), che ci riporta ad una società contadina, che nello spazio e nella pratica liturgica situava e viveva i grandi momenti dell’esistenza, dalla nascita alla morte, con la ritualità delle cose semplici e solenni. La chiesa che preesisteva all’attuale risale almeno al ‘700: l’incuria del passato ha disperso alcuni pezzi in pietra, compresa una bella scalinata in pietra sirena, che conferivano un fascino particolare a un monumento non pretenzioso, ma dignitoso, agile, accogliente, luminoso. Perché la cosa più bella di questa chiesa è il fatto che accoglie subito, polarizzando la vostra attenzione nello spazio absidale, che ospita al centro una statua lignea della Madonna di singola bellezza e delicatezza. Ai beni culturali della Chiesa appartiene un’antica Croce di legno, che u di una Confraternita dell’800, il Terz’ordine dei Compagni Servi dell’Addolorata della Chiesa S. Vito, allora molto fiorente; in questa Croce su un ovale a sfondo bianco spiccano in nero i segni della passione. Altre statue sono quelle di S. Vito, Santa Rita, del Cuore di Gesù, del Crocifisso, mentre nelle due nicchie del presbiterio stanno le due statue di Gesù Risorto e di S. Giuseppe. La facciata della Chiesa, recentemente restaurata, conferisce un tocco neoclassicistico alla piazzetta antistante alla Chiesa. In un epoca dai suoni confusi, in cui anche le campane si anno elettroniche, vorrei ricordare che nel vetusto campanile, tutto in pietra grigia, trovano posto tre campane dalla voce inconfondibile, armoniosa, che le distingueva e le distingue da altre. Lo snello campanile fu fatto costruire dall’allora rettore Sac. Filippo Iacolino, divenuto poi Vescovo di Trapani. La Chiesa divenne sacramentale nel 1819, come leggiamo nei documenti dell’Archivio della Curia Vescovile vol. 1819, p. 189. la richiesta muoveva del fatto che la Chiesa era “ben fornita di arredi sacri, con arredamento di messa cotidiana, e lampadi ed essendovi un gran concorso di popolo”. Per cui il Vescovo di Girgenti concedeva “ ut in Ecclesia Sanctae Mariae ad Nives sub titulum Sancti Viti, detti comuni Fabariae, perpetua asservetur Sancissimae Eucaristiae Sacramentum, servatis pemper omnibus quae in vinoli romano prescribentur”. Venivano così premiati gli sforzi e l’impegno del Sac. Vincenzo Mendola, che per primo aveva iniziato l’mpliamento del tempio. L’istituzione della Parrocchia si ebbe nel 1935 e da allora ha continuato ad essere un preciso punto di riferimento per la comunità locale, grazie all’opera dei parroci che vi sono succeduti, anch’essi legati, almeno gli ultimi tre, alla nostra memoria ed anche alla nostra amicizia: Domenico Iacolino, Domenico Salvo, Giovanni Arrigo, Luigi Arnone, Giuseppe Seggio, Diego Acquisto. Una memoria dunque che va tutelata, costruita, arricchita, perché parte della nostra identità e del nostro passato.
Carmelo Vetro
Preside e componente del
Consiglio Pastorale Parrocchiale
L’indirizzo del Parroco
Alla Parrocchia S. Vito che festeggia oggi la fausta ricorrenza del 50° di fondazione, unitamente a Mons. Vescovo, al Parroco e al Presbiterio locale, ai Sacerdoti la cui vocazione è sbocciata in questa Parrocchia, un sincero e caloroso applauso.
Un cordiale saluto e benvenuto, segno di dedizione e affettuoso omaggio, al Vescovo successore degli Apostoli, Pastore della nostra diocesi, S. E. Mons. Luigi Bommarito, che con la sua presenza rende significativa questa celebrazione, portandoci la comunione di tutta la Chiesa locale, di cui la Parrocchia è una porzione, Chiesa locale che ha nel Vescovo il suo principio di unità.
Un cordiale saluto e benvenuto al Sig. Sindaco, nostro parrocchiano, ai Sigg. Assessori presenti, in rappresentazione di tutta la Civica Amministrazione, alla quale auguriamo di continuare, nella concordia e nella solidale collaborazione di tutti, a potere avviare a soluzione i non pochi e gravi problemi che travagliano la nostra Favara.
Un cordiale benvenuto a tutti i presenti, parrocchiani e non, che con la loro presenza, in questa storica ricorrenza, esaltano il ruolo che ogni Parrocchia è chiamata a svolgere, come elemento positivo di aggregazione sociale e soprattutto di fermento evangelico che deve tendere a rinnovare le coscienze. Rinnovamento delle coscienze, senza del quale quello delle strutture è sterile e menzognero.
Cinquant’anni fa e precisamente il 10 gennaio 1935, l’indimenticabile Vescovo Mons. Giovanni Battista Peruzzo, di venerata memoria, nel clima di rinnovamento tendente ad aumentare le Parrocchie per creare più strutture evangeliche di servizio, contro la tendenza precedente di accentrare tutto in un’unica Parrocchia esistente in ogni paese, firmava il decreto di erezione della nostra Parrocchia, dedicandola a S. Vito ed a Maria SS. della Neve. Come rettoria la nostra Chiesa aveva avuto la cura di quell’anima sacerdotale grande di Mons. Filippo Iacolino, divenuto poi rettore del seminario e Vescovo di Trapani. Come Parrocchia ha come primo Parroco, il nipote, Sac. Domenico Iacolino, che, dopo avere in un laborioso biennio avviato bene la Parrocchia, viene trasferito come Arciprete a Bivona, dove conclude la sua esistenza e dove viene ancora ricordato e venerato.
E dopo il primo Parroco Iacolino, gli altri parroci, Don Domenico Salvo, Don Giovanni Arrigo, Don Luigi Arnone, Don Giuseppe Seggio, tutti ormai davanti a Dio, tutti sommamente benemeriti; l’ultimo, Don Giuseppe Seggio, ha concluso con il sacrificio della sua vita il ministero sacerdotale.
Ho assunto la responsabilità di questa Parrocchia in una obbiettiva situazione di sgomento, sostenuto dall’affetto dei Parrocchiani, ai quali in precedenza avevo dedicato in parte il mio servizio sacerdotale , pressato dal Clero locale e in particolare da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Petraia, al quale va il mio grato ricordo.
Da oltre quindici anni in questo posto al quale la Provvidenza per vie misteriose mi ha chiamato, sento oggi, più che nel passato, il peso e la responsabilità di servire questa Parrocchia,… di servire in particolare questa Parrocchia di S. Vito dalla quale sono venute fuori vocazioni sacerdotali e religiose, nella quale sono cristianamente maturate personalità politiche che, a vari livelli,occupano attualmente posti di rilevante responsabilità, …nella quale si sono formati tanti onesti e laboriosi cittadini, papà e mamme di famiglia, con un animo impregnato di spirito religioso. Da larghi strati della popolazione del nostro territorio parrocchiale, come abbiamo potuto costatare nelle assemblee pastorali di quartiere, la nostra Chiesa è sentita come la propria casa e la Parrocchia come la propria famiglia di fede, nella quale si cresce e si matura.
Di tutto il bene realizzato in questi 50 anni di vita parrocchiale, di quel po’ di bene operato in questi 15 anni di mio servizio come Parroco,… tutti assieme oggi ne ringraziamo il Signore, chiedendo la grazia e la forza di fare sempre più e meglio, con l’intercessione dei nostri Santi protettori.
In un tempo ricco di meravigliose prospettive, ma anche carico di difficoltà e di problemi per il trapasso di carattere epocale che, più o meno avvertitamene, tutti stiamo vivendo, la nostra Parrocchia S. Vito vuole essere una struttura evangelica di servizio, per gli uomini d’oggi, con i problemi di oggi, nella linea del Piano Pastorale Diocesano. In questa direzione la rinnovata volontà di servizio del Parroco, con il conforto ed il sostegno della concorde azione dei componenti del Consiglio Pastorale Parrocchiale; Consiglio Pastorale Parrocchiale che deve essere considerato come il miglior dono alla Parrocchia in questa ricorrenza del 50° anniversario, mentre un grazie, in questo momento, sento il dovere di esprimere a quanti, in questi anni di mio servizio parrocchiale, mi hanno collaborato con grande disponibilità e spirito di fede.
In questo momento solenne, iniziando questa celebrazione, con profonda convinzione personale, Le dico, Eccellenza, di fare nostre le sue direttive sull’impostazione della Parrocchia. Vogliamo costruire, sempre più, una Parrocchia in cui ciascuno senta vivo l’impegno a partecipare e ad essere protagonista nel servizio ecclesiale. Vogliamo tendere, più ancora che nel passato, a formare dei cristiani che abbiano il coraggio di uscire dalle sacrestie, per confrontare la loro fede con i problemi di oggi. Dei cristiani, – per dirla Eccellenza, con le sue parole, – che vivano la Messa come centro propulsore per inserirsi nelle strutture sociali, nel mondo del lavoro, nella lotta per difendere e per salvare il valore prezioso della democrazia da deviazioni, riflussi e alternative pericolose. Una Parrocchia, i cui cristiani sappiano dire no al disimpegno, alle divisioni, alla rassegnazione passiva e sappiano invece dire si, in forza della loro fede coerentemente vissuta, alla partecipazione, all’impegno nel sociale, alla collaborazione, alla comunione fraterna.
Sac. Diego Acquisto
Parroco
31-1-1985
L’intervento del Sindaco
Eccellenza, Rev.mo Clero, Signori, è con un certo timore che mi accingo a dare il benvenuto a S. E. e a prendere la parola in mezzo a voi. Nescio loqui, puer sum. Non so parlare, in mezzo a voi mi sento un fanciullo. Il popolo favarese, come del resto il siciliano in genere, ebbe, ed ha tantissime virtù e tiene un corredo di altissimi valori sociali, morali e religiosi. C’è l’ospitalità, c’è tanta fame e sete per le beatitudini, tanta generosità e tanta fedeltà alla parola data. Grandi contrasti e grandi contraddizioni, dunque, caratterizzano questa gente, perciò è difficile comprenderla, almeno al primo contatto. Dico ciò per avere una visione di insieme, che può servire per la comprensione. La Parrocchia ha un ruolo irrinunciabile come luogo privilegiato della evangelizzazione e della santificazione, come centro di animazione, di unità e di mediazione non solo spirituale ma anche sociale e politico. Oggi si parla molto di comunità e di comunione, un discorso di facciata, che spesso non convince e non lega, giacché comunità non significa soltanto “un insieme di persone”, ma un unico intendo, un solo scopo ed una tensione plurima per realizzare un dato fine. Nel caso nostro, della Parrocchia, per avere la comunità dobbiamo familiarizzare con l’economia del Corpo Mistico. La comunità cristiana nasce e si sviluppa nella Parola di Dio ed in modo particolare e più eminente nell’Eucaristia intesa nella sua portata totale, cioè nel modo di vivere con Gesù. E tale è stata la Parrocchia di S. Vito, fucina di Virtù, il cui respiro è stata la carità. Si ricorda ancora Mons. Filippo Iacolino, rettore della Chiesa di S. Vito, grande educatore e forgiatore di anime, Padre Domenico Iacolino primo parroco, Don Salvo, Don Arrigo, Don Arnone, Don Seggio e Don Diego Acquisto, che tante energie di cuore e di intelligenza profonde per la promozione umana e religiosa di questa comunità. Il pastore di anime non può presentarsi con una competenza solo teologica, come buon conoscitore della Bibbia e della tradizione della Chiesa; oggi deve essere anche un esperto in umanità. Il suo compito gli chiede di essere altrettanto conoscitore di uomini, di mostrarsi aperto ad ogni manifestazione dell’uomo, di essere osservatore degli avvenimenti e problemi che attraversa la vita dell’uomo. La pastorale ha bisogno di un pastore che fa attenzione alla vita, in contatto con la vita, che scruta i segni dei tempi e interpella gli avvenimenti. Una pastorale che considera l’uomo inserito in tutto il suo contesto psico-sociale. E’ un lavoro, insieme alla società civile, di perfezione dell’uomo. Una pastorale che conduce a scoprire Cristo presente ovunque, permettendo così un lavoro missionario attraverso la presenza della Chiesa, luce delle genti, in tutti i luoghi ed in tutti i livelli. La Parrocchia non può essere concepita come una monade isolata della società nella quale vive, perché la Parrocchia e Società sono in intimo rapporto di interdipendenza: l’una e inserita nell’altra e vasti settori sono oggetto di intervento sia della Chiesa che della società civile. Pertanto, se nella cultura e nella vita è in atto un profondo processo di trasformazione, non è da pensare che la Parrocchia possa rimanere estranea, se non vuole correre il rischio di una totale emarginazione. Ciò è stato intuito e compreso dall’attuale Parroco, Don Diego Acquisto, il quale, secondo le norme e il direttivo dei Superiori ha costituito il Consiglio Pastorale Parrocchiale ed il Consiglio Pastorale per gli affari economici, superato ogni classicismo e clericalismo dispotico e autarchico, facendo dolce pressione affinché i laici prendano coscienza ed impegnarsi alla vita della comunità, in spirito di servizio ai fratelli. Con strutture nuove, collegiali e comunitarie, si ha un’articolazione più aderente alla realtà sociale del nostro tempo, perchè ogni cristiano è un cittadino del mondo, che vive in un’atmosfera nuova e porta con sé esigenze nuove nella forma associativa e di partecipazioni alle strutture della società e le stesse aspirazioni deve poterle soddisfarle, per quando è possibile, anche nella vita ecclesiale. Siamo certi che le nuove strutture comunitarie sono destinate a cambiare radicalmente il volto tradizionale della Parrocchia e a portare un rinnovamento di vita in tutto il popolo cristiano. Il nostro grazie, oggi lo diciamo, come primo cittadino e come parrocchiano, cresciuto all’ombra del campanile di S. Vito, a Vostra Ecc. che ci ha onorato della sua presenza; al nostro dinamico ed intelligente Parroco Don Diego Acquisto, che con tanto zelo presiede la nostra Comunità Parrocchiale e che sa bene adeguarsi alle istanze dei nostri tempi. Comuni sono gli interessi della Chiesa e delle Autorità Civili. Esse devono collaborare per la promozione dell’uomo in ogni livello. Eccellenza, siamo certi che in questo cinquantesimo, la Parrocchia S. Vito si rinnoverà, si rivitalizzerà e compirà ancora la missione di salvezza, se da parte nostra e di tutti i suoi membri ci sarà uno sforzo di conversione, secondo i doni e i ministeri ricevuti. La nostra epoca e particolarmente sensibile e di tutti i suoi membri ai valori comunitari, alla partecipazione ed alla responsabilità. Ciò è stato capito, come ho detto, sono state recepite le istanze emergenti della nostra società, ed a strutture autoritarie e monolitiche si contrappongono strutture democratiche e comunitarie. E’ una proposta nuova e coraggiosa che colui che presiede la nostra comunità ci presenta in questo cinquantesimo perché per mezzo di queste infrastrutture comunitarie, la Comunità Parrocchiale sia segno autentico della presenza di Cristo e della sua Chiesa nella società contemporanea. Il mio augurio personale e di tutta la comunità è che, Don Diego possa continuare per molti anni a far sì che la nostra Parrocchia possa essere via e luce, faro e porto sicuro, agli uomini smarriti e naviganti in questo procelloso mare della vita.
Ins. Gaspare Vassallo
Sindaco
31-1-1985
Hanno concelebrato con S. E. Mons. Luigi Bommarito, con l’Abate Don Benedetto Chiavetta e col Parroco Don Diego Acquisto i seguenti Sacerdoti:
Calogero Gariboli, Calogero Vullo, Raimondo Vassallo, Angelo Arcuri, Giuseppe Pilliteri, Pietro Profeta, Giuseppe Veneziano, Giuseppe Di Marco, Calogero Salvo, Stefano Pirrera, Calogero Costanza, Francesco Schifano, Angelo Butera.
Hanno inviato dei telegrammi, scusandosi di non poter partecipare per impegni indifferibili, Padre Giuseppe Fanara e Padre Giovanni Lattuca.
E. Mons.Giuseppe Petralia, così ha scritto: “Caro Acquisto, sono vicino a te e alla tua comunità nel 50° della Parrocchia. Prego di vero cuore il Signore che codesta a me carissima comunità cresca ogni giorno più in fervore di fede e in luminosa testimonianza cristiana. Ricordami ai tuoi fedeli e comunica loro la mia benedizione”.
L’Omelia del Vescovo S. E. Mons. Luigi Bommarito
Ecco l’Omelia del Vescovo, così come l’abbiamo potuto riprendere dal registratore.
Luce, libertà, amore. Condizioni essenziali per vivere. Senza luce non si vive! Luce, libertà, amore. Abbiamo bisogno di luce. Abbiamo bisogno di libertà. Abbiamo bisogno di amore. E la Parrocchia è palestra di luce e di libertà. La Parrocchia è sorgente di amore. E per questo noi siamo qui, oggi, estremamente grati al Signore. E la folla – avremo dovuto avere qui, caro Don Diego, una Basilica – la folla è segno che il popolo di Dio sta percependo sino in fondo l’importanza storica, di questo momento, che segna il mezzo secolo nella vita di questa Parrocchia. Rev.mo Padre Abate, Venerati Sacerdoti, Rev.mo Don Diego Acquisto, Signor Sindaco, Gentili Autorità, Fedeli, abbiamo ragione di fare gioiosa ressa, abbiamo ragione di innalzare a Dio, coralmente, questo canto di ringraziamento e di gioia, gratitudine profonda e di speranza vivissima. Noi percepiamo che questa Parrocchia illustrata da tante figure illustrissime di Sacerdoti, questa Parrocchia, com’è stato con acuto senso storico manifestato dal Signor. Sindaco e dal Rev.mo Parroco, questa Parrocchia è stata la culla di tante vocazioni sacerdotali, religiose, sociali, politiche, familiari; questa Parrocchia per 50 anni è stata n dono della misericordia di Dio al popolo di questo quartiere, al popolo santo di questa città di Favara. Questa Parrocchia – lo sappiamo bene – è stata la cattedrale della luce e della verità, è stata questa Parrocchia palestra della libertà, questa Parrocchia per mezzo secolo è stata sorgente di amore. Sì, la Parrocchia è la cattedrale della verità, perché nella Parrocchia si annuncia Gesù, il quale ha detto: “ Io sono la verità”. La Parrocchia e cattedrale di verità perché illumina i cuori con Gesù che ha detto: “Io sono la luce del mondo; chi non cammina con me. Cammina nelle tenebre”. E in questa Parrocchia, e in tutte le Parrocchie, che si annuncia il Vangelo della liberazione e dell’amore, il Vangelo che ci comunica quella notizia che apre il nostro cuore all’ottimismo e alla fiducia, alla speranza e alla serenità. Dio è Padre, non ci abbandona, ci ama, ci segue, anche attraverso le vie della prova Dio ci purifica, ma mai ci abbandona. La Parrocchia è davvero la cattedrale della verità; ed io ho sentito nelle parole del vostro Parroco, che questa sera mi hanno confortato, questo rilancio carico di entusiasmo, e di prospettive in senso partecipato, sul piano della corresponsabilità della vostra Comunità Parrocchiale. E per questo saluto il Consiglio Pastorale Parrocchiale, con grande affetto e con vivissima speranza. Questa Parrocchia camminando sulle vie della partecipazione, coinvolgendo responsabilmente tutti, gusterà giorni particolari di luce, di grazia, di fede di comunione, di amore fraterno. Io saluto questa Parrocchia e tutte le Parrocchie, come autentiche palestre di libertà; nella Parrocchia c’è la scuola della libertà; libertà da tutti i condizionamenti, libertà da tutte le schiavizazioni e tutte le schiavizazioni, miei cari, hanno un nome solo; in nome tecnico tutte le schiavizazioni si chiamano peccato. Le ingiustizie sono peccato; le lacerazioni sociali sono peccato; le sopraffazioni, le emarginazioni, sono peccato e quanti e quanti altri peccati. Nella Parrocchia c’è la palestra per liberarsi, gradualmente ma sensibilmente, da questo peso di peccato che tutti portiamo addosso, per respirare la libertà dei figli di Dio. Nella Parrocchia veniamo a ricevere la vitamina per irrobustirci nella lotta contro il male. Nella Parrocchia abbiamo la fortuna, la grazia, il conforto di avere perdonati i peccati ed essere rilanciati, nuovi, con nuovo impegno, con nuovo entusiasmo, con rinnovata purezza di cuore nell’impegno, per rendere più umano, più giusto, più civile questo mondo. E la Parrocchia miei cari, la Parrocchia oltre ad essere la cattedrale della verità oltre ad essere la palestra della vera, profonda, radicale, liberazione la Parrocchia è la sorgente dell’amore. Non solo dal messaggio che viene annunziato, è il messaggio di Gesù, e il messaggio dell’amore, è il messaggio della solidarietà, è il messaggio della fraternità, ma anche e soprattutto perché qui viene convocato il popolo di Dio, senza distinzioni, tutti uguali, tutti uniti che sa innalzare a Dio la lode di un popolo grato e riconoscente, verso una maggiore pulizia morale, verso un più armonico ordine sociale.ed è qui nella Comunità Parrocchiale che viene distribuito il Pane dell’Amore, quel pane eucaristico che ci innesta a Cristo e che innesta noi tra di noi, in un vincolo di amore e di comunione e di solidarietà ed di fraternità, come non ci sono, non ci possono essere eguali. In una Parrocchia – ed è questo che io profondissimamente auguro a questa diletta comunità di S. Vito, a questa Comunità di S. Vito certamente avviata da un grande periodo e di fervore e di vita pastorale, dal cuore Sacerdotale di Padre Acquisto – auguro a questa Parrocchia che si possa vivere quando ho appreso da un’altra Parrocchia di montagna. I giovani di una Parrocchia di montagna cercavano materiale per una loro recita in un vecchio magazzino della loro Parrocchia. Arrivati a un certo punto, tra tavole e rottami e cose vecchie, una scoperta: un Crocifisso; un Crocifisso antico. Quando hanno spolverato quel volto è apparso un Cristo dalle sembianze stupende, meravigliose. Quando lo pulirono si accorsero che a quel Cristo non aveva le braccia; cercarono, cercarono le braccia per attaccarle al tronco, ma quelle braccia non le trovarono. Chiamiamo un’artista, dissero alcuni, facciamo fare n’altro paio di braccia. No, dissero altri, dobbiamo attaccarlo alla parete così; e così fecero. E si trova nel salone di quella Parrocchia, questo Cristo senza braccia, ma sotto i giovani scrissero: “Saremo noi, o Gesù, le tue braccia”. “Saremo noi, o Gesù, le tue braccia”. Così deve poter dire ogni Parrocchiano di S. Vito. Così dovete dire voi, in stretta comunione di collaborazione col vostro Parroco. Saremo noi, o Gesù, le tue braccia; braccia che si spalancano in un abbraccio di accoglienza e di fraternità; braccia che sanno accogliere chi è caduto, con dolcezza e sicurezza; braccia che sanno lenire le ferite di tanti cuori veramente lacerati e trafitti, braccia che sappiano accarezzare i bambini, braccia che sappiano sostenere i giovani e guidarli sulle vie di autentici valori di vita. Saremo noi, o Gesù, le tue braccia.
Ecco l’augurio.
E la luce, la pace, la gioia, la grazia, la forza dello Spirito Santo, per l’intercessione di Maria, siano con tutti voi Parrocchiani di S. Vito.
E così sia.
Mons. Luigi Bommarito
Vescovo di Agrigento
31-1-1985
Omaggio al Vescovo:
Professione di fede e impegni
Eccellenza Mons. Vescovo,
A nome di tutti i componenti del Consiglio Pastorale Parrocchiale, che riunisce i rappresentanti di quartieri e dei gruppi ecclesiali che operano nella Parrocchia, grazie per la sua presenza a questa circostanza così solenne, per la ricorrenza del 50° anniversario di fondazione della nostra Parrocchia. Noi abbiamo assunto l’impegno di collaborare col nostro Parroco nell’apostolato Parrocchiale, vivendo con spirito missionario il nostro battesimo, vivendo ciò da veri cristiani come leggevo in un manifesto religioso. Nella linea del Piano Pastorale Diocesano che cercheremo di seguire, ci impegneremo sempre di più in un opera di risveglio di partecipare alla vita Parrocchiale. Questo spirito di partecipazione è voluto dal Concilio Vaticano II e dal nostro Sinodo Pastorale Diocesano. Sinodo, ci ha spiegato il Parroco, significa “Camminare Insieme” e noi vogliamo costruire sempre più una Parrocchia in cui ognuno di senta corresponsabile e partecipe di tutte le attività di apostolato. Con questi sentimenti e con questo propositi, facciamo davanti a Lei, la professione di fede, dichiarando pubblicamente la nostra volontà di servizio, fedeli alla verità che Dio ci ha rivelato e che il Papa e i Vescovi ci propongono di credere.
Dino Patti
Presidente delegato del
Consiglio Pastorale Parrocchiale
31-1-1985