Quel grido di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi a 31 anni di distanza
Ricordando quel grido nella Valle dei Templi. Si tratta del grido di Giovanni Paolo II nel pomeriggio di quel 9 maggio 1993.
Ecco le parole precise: “Dio ha detto una volta: non uccidere ! Non può l’uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio !
Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, un popolo attaccato alla vita, un popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria , civiltà della morte. Qui ci vuole la civiltà della vita ! Nel nome di questo Cristo Crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via, verità e vita. Lo dico ai responsabili: Convertitevi ! Una volta , un giorno, verrà il giudizio di Dio !”
Un messaggio ed un grido per tutti! direttamente rivolto ai responsabili, e soprattutto ai boss della mafia, proprio a conclusione dei due giorni di presenza in terra agrigentina, del grande Pontefice Santo, Giovanni Paolo II.
Un grido che vogliamo ricordare a 31 anni di distanza, quando, – come proprio oggi, 10 maggio – tutti i giornali lo riportavano, con generale soddisfazione. E per questo lo abbiamo voluto trascrivere integralmente .
Quel grido allora, in pochissimo tempo, ha fatto il giro del mondo scuotendo le coscienze !
Quel grido – devo confessarlo – soprese anche chi scrive, che si trovava allora, partecipando alla concelebrazione, solo a qualche metro di distanza… e che quindi ha potuto anche raccogliere al vivo qualche sensazione da parte delle persone vicine.
Persone che magari con qualche parola commentavano l’atteggiamento del Papa visibilmente teso ! una tensione che faceva chiaramente capire che quel grido al Papa gli era sgorgato proprio dal cuore.
E accanto al Papa, da un lato c’era l’allora vescovo Mons. Carmelo Ferraro, mentre dall’altro lato c’era il Cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo. Che, ultimo, poco più di quattro mesi dopo avrebbe presieduto i funerali del Parroco di Brancaccio Padre Pino Puglisi. Durante i quali, in consonanza ideale con quel grido papale, avrebbe ancora ricordato che “chi è mafioso si pone da solo fuori dalla Chiesa” perché “non basta per dirsi cristiano imbottirsi le tasche di santini”.
Ciò con evidente riferimento a quei boss, le cui tasche, dopo l’arresto erano state trovate piene di immaginette della Madonna e di Santa Rosalia.
“Questo ‑ precisava il cardinale ‑ faceva intendere Don Puglisi e fu proprio tale catechesi, proposta particolarmente ai giovani, a non essere gradita” ed a provocare la sua barbara eliminazione, di un sacerdote dedito specialmente alla pastorale giovanile, educando.
E sempre il Card. Pappalardo, in altra occasione, sempre in occasione di funerali di mafia, durante i quali – per esempio – già nel 1982, per il funerale di Carlo Alberto Dalla Chiesa aveva parlato di “Sagunto espugnata, mentre a Roma si discuteva”, così come Palermo che in questo caso era Sagunto.
E dopo il famoso grido papale del 1993, in occasione di altri funerali di morti per mafia, ricordando quel grido nella Valle, così ha avuto modo di ricordare quel grido papale, proprio Lui che era accanto al Papa: “Fui contento e grato quando la voce del Santo Padre si levò a confermare e rafforzare quanto i vescovi di Sicilia, da tempo, dicevano e scrivevano, sull’irriducibile contrasto tra le azioni dei mafiosi e il dettato della Fede e della prassi cristiana, richiamandoli non a un pentimento strumentale ma a una vera “conversione”.
Parole anche queste che credo siano oggi pure da richiamare alla memoria , mentre in questi giorni, forse una certa fascia di opinione pubblica, pare che teme qualche possibile rigurgito di violenza mafiosa..
Perciò forse non è fuor di luogo ricordare, che non per spirito di vendetta, ma per esigenza di giustizia, le punizioni, serie finalizzate alla rieducazione, devono essere seriamente applicate, per la tutela del bene comune.
E forse è pure necessario precisare che la conversione a cui vengono invitati i mafiosi, non prescinde mai dall’accettazione della giustizia umana.
Anzi, pur nell’auspicabile sincero pentimento, si devono accettare le pene, proprio come segno di autenticità dello stesso e di sincero desiderio di riconciliazione con la collettività.
Diego Acquisto
10-5-2024
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L’uomo venuto dall’est
… e inatteso dall’Est, arrivò il vento
che portò l’Uomo del rinnovamento.
Come Giovanni, parlò d’amore e di pace,
come Paolo, in fede e morale fu tenace.
“Totus tuus” fu la sua consacrazione.
La storia, con Lui, ebbe una rivisitazione:
chiese perdono e ad altri errori perdonò,
ma la sua voce contro i potenti tuonò.
E quella voce riecheggiò nel mondo
e si sentì ovunque da cima a fondo.
Crollarono muri, si spalancarono porte
e il vento dell’Est soffiava assai forte:
soffiò sui cuori afflitti, consolandoli,
sui pensieri offuscati, illuminandoli,
sugli animi dei giovani, benedicendoli,
sui cuori duri di pietra, ammonendoli.
Ora il mondo vive questo triste evento
e sulle pagine del libro soffia ancora il vento.
Ma i cuori consolati, le menti illuminate,
le folle dei giovani sempre più infervorate
e perfino quei cuori duri di pietra, ora,
son qui riuniti nel suo nome ancora:
nel nome d’un Uomo, che dopo la morte,
vive nel vento, che soffia più forte.
(Pino Bullara)