Gli auguri per il nuovo anno 2024: Camminare insieme, in spirito sinodale
Iniziando in questo 2024 per la Conferenza S. Vincenzo di FAVARA il 96mo anno di attività, ci viene subito di far notare che si avvicina la data storica del centenario. Cogliamo l’occasione per suggerire qualche riflessione non solo per “La S.Vincenzo” che a S. Vito è nata, ma anche per altre associzioni e gruppi che pure in questa parrocchia sono nati… e/o che comunque con S. Vito hanno un qualche riferimento.
Riflessioni con gli auguri di un cammino di comunione nella comune responsabilità….secondo le indicazioni dei Vescovi… e dello stesso Papa Francecso, che non si stanca di sollecitare tutti ad una fede operativa e quindi ad un impegno concreto, misurandosi in tutti i campi ad affrontare i problemi, con la forza della fede e della grazia.
Ed anzitutto, proprio per la S. VINCENZO, la mente va a quel 1928, … anno in cui la “Conferenza di carità” fondata in Francia, dal beato Federico Ozanam (Milano 1813-Marsiglia 1853) – , approdò a Favara, … e concretamente nella sacrestia della Chiesa di S. Vito, …….il 14 settembre 1928.
Tutto, grazie all’impegno di don Filippo Iacolino, allora Rettore della Chiesa di S. Vito non ancora parrocchia, e contemporaneamente Assistente Spirituale del giovani dell’Oratorio cittadino “Mons. Giudice”.
Oratorio giovanile, che adesso, solo da alcuni anni, è dedicato a don Giustino Russolillo, (Pianura di Napoli, 18 gennaio 1891 – Pianura di Napoli, 2 agosto 1955) fondatore della Società delle Divine vocazioni, canonizzato da Papa Francesco il 15 maggio 2022.
In questo nuovo anno 2024 la riflessione dobbiamo concentrala sul messaggio che viene dal Sinodo dei Vescovi, a conclusione delle prima sessione, in cui è stato posto al centro il tema della “Corresponsabilità” nella vita e nella missione della Chiesa.
Una riflessione che – come si nota subito dalla lettura del documento – non riguarda però solo la Chiesa, ma più o meno direttamente anche la società civile nel suo complesso, verso la quale non mancano spunti e stimoli sulla necessità di un’azione coraggiosa per un vero rinnovamento.
Ed a voler essere più precisi, non mancano, nemmeno in qualche punto, anche delle vere e proprie punzecchiature che, dai Vescovi, vengono rivolte all’attuale “governance[” politica di tutti i Partiti, che nelle votazioni ottengono fiducia dai cittadini, secondo le regole del sistema democratico.
Anzi ! forse qualche attenzione in più, – (mi viene da dire ) – nel documento dei Vescovi è rivolta al modo come in Italia viene tradotta in pratica, e concretamente vissuta , la democrazia. Che, per tutelare se stessa e non cadere nella disistima generale, deve avere la forza – dicono i Vescovi – di eliminare e correggere tempestivamente i vari difetti….come le intolleranze, gli abusi, gli sperperi di denaro pubblico, i reati di vario genere in tutti campi, …. Senza guardare in faccia nessuno.
E quindi avere la capacità di sentire come dovere quello di correggere, rivedere, ripensare un modo sempre nuovo di tradurre in pratica l’azione di governo nella logica della corresponsabilità e della crescente solidarietà, per ridurre le diseguaglianze e comunque cercare di far crescere, – sempre di più e meglio – la fasce sociali più deboli.
Una logica questa di lotta alle diseguaglianze non al singolare, come nei sistemi di dittatura, ma al plurale, con l’impegno e la fatica di tutti, dato che il principio fondante della democrazia, è che la sovranità appartiene al popolo.
Tenendo comunque conto che per la nostra Costituzione, questa sovranità il popolo la “esercita nell’ambito e nei limiti stabiliti” dalla stessa Costituzione.
Costituzione però che non tollera leggi che ledano i valori ed i principi fondamentali che riguardano la dignità di ogni persona umana, indipendentemente dalla razza, dal sesso, dal colore della pelle, dalle opinioni politiche o religiose, ecc … ecc.
In questo senso, ecco qualche spunto preso proprio dal documento finale, che sollecita sempre ad “un cammino” perché i diritti siano sempre meglio tradotti nella pratica concretezza della diversità della vita sociale, dal Nord al Sud.
Quello che in qualche modo ha cercato sempre di fare la Chiesa Cattolica.
Che – si dice – è stata, fin dall’inizio, una rete di realtà locali di comunità, concretissime e umanissime, in continua tensione tra la particolarità di un luogo e l’universalità, secondo il principio “Per tutto l’uomo e per tutti gli uomini”.
Certo anche la Chiesa “che è una rete globale straordinariamente ricca, radicata nella concretezza del locale”, fa fatica ad esserne pienamente consapevole.
E quindi ecco la prima sfida, con queste parole: “Quanto sarebbe attuale, oggi, dare il senso di un grande cammino universale fatto di tante diversità, che pure riescono a parlarsi tra di loro?”
Una sfida sicuramente di forte impatto con l’attuale realtà, che stiamo vivendo a livello mondiale.1
L’altro importante messaggio riguarda l’intera società contemporanea, Italia compresa, perché si giudica “urgente la ricerca di nuovi punti di equilibrio, per superare le forti e laceranti tensioni in atto”.
E quindi una punzecchiatura sulle le forme istituzionali di cui disponiamo, che seppure in passato sono risultate utili, adesso, nell’attuale sensibilità e situazione, sembrano ormai davvero inadeguate rispetto alle questioni sul tappeto che bisogna affrontare.
A cominciare dalla democrazia – che viene definita nel documento “una grande conquista della modernità occidentale – ma che adesso rischia di naufragare sotto i colpi delle spinte massificanti e spersonalizzanti da cui derivano poi i populismi reattivi”.
E le guerre in corso alle porte dell’Europa ne sono una prova.
Sicuramente, è sotto gli occhi di tutti, che la Chiesa di Papa Francesco non ha tutte le soluzioni alle varie questioni. E soprattutto non vuole lanciarsi in una battaglia identitaria, sentendo pero più che nel passato – forte l’urgenza – di un confronto serrato con i principi del Vangelo.
Perché, proprio nello spirito del Vangelo, la Chiesa oggi vuole essere solo come il lievito, indicando piuttosto una via nuova che si può cominciare a percorrere, tentando un’esperienza inedita, tutta da costruire con la fatica di tutti, sul piano comunitario e istituzionale.
In questo senso mi auguro di potere cogliere, – anche in territorio agrigentino – un sentimento generale nella Chiesa e nella società, a volere camminare insieme, in spirito sinodale, con rinnovata e più vigile attenzione verso le fasce sociali più deboli.
Un traguardo ed un programma di vita che la Conferenza S. Vincenzo , per quanto umanamente possibile, cercherà di portare avanti nella concretezza del suo impegno, in spirto sinodale e di comunione con tutta la Comunità ecclesiale; affinando pure, per quanto possibile, l’arte dell’incontro, unitamente alla capacità di mettere in relazione situazioni e tempi diversi
Diego Acquisto
17-12-2023