Un ricordo di Mons. Bettazzi che dialoga con Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano
Il ricordo di Mons. Bettazzi, legato alla visione della nuova laicità dello Stato, condivisa con Enrico Berliguer
Poco più di un mese fa è passato a miglior vita all’età di 99 anni, Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e figura abbastanza nota per le sue lotte per la pace, la giustizia sociale, ed anche per i diritti civili, su cui in campo cattolico ha suscitato discussioni e magari da parte di alcuni aperto dissenso; tutto frutto, vorrei dire, secondo il mio giudizio, di una sua particolare visione della laicità dello Stato.
Una particolare visione che adesso in questi giorni, nella ricorrenza del trigesimo della sua scomparsa lo scorso 16 agosto, è stata da più parti, più o meno esplicitamente, ricordata da tanta stampa, compreso L’Osservatore Romano. Che, in prima pagina, titolando, “Il sorriso della speranza sfida per la politica”, mette in risalto la sua continua ricerca di dialogo; e parla di “commossi ricordi” “concentrati sulla passione e sulla coerenza con cui ha testimoniato il Vangelo, sulla fedeltà al Concilio del quale era stato partecipe per poi divenirne coraggioso interprete….”.
Una passione ed una coerenza, spesso mal comprese durante la sua vita che ha sfiorato i cento anni, essendo nato il 23 novembre 1923 e morto, nella prima mattinata di domenica 16 luglio u.s.
La radicalità evangelica e la profezia di monsignor Bettazzi, durante la sua lunga vita, hanno incrociato anche la politica in periodi particolarmente delicati, come quando, negli anni difficilissimi del dopo ’68, precisamente tra il 1976 e il 1977, riesce a dialogare con Enrico Belringuer (nella foto), segretario del P.C.I., innescando quello che adesso viene giudicato il primo tentativo felicemente riuscito di “un superamento della vulgata marxista sulla religione “oppio dei popoli”.
Ed intanto, immediatamente, allora, un chiarimento-arricchimento del concetto di laicità dello Stato, su cui forse ancora il mondo contemporaneo ha bisogno di riflettere; perché purtroppo, a giudizio di non pochi, ancora , questo concetto nuovo di laicità, non è affatto scontato, come invece dovrebbe essere.
Enrico Berlinguer, segretario del PCI (Partito Comunista Italiano) rispondendo allora, a Mons. Bettazzi, ebbe a scrivere che il suo Partito era “non teista, non ateista, non anti-teista”; non solo ! parlava pure della necessità di “uno Stato anch’esso non teista, non ateista, non anti-teista”.
Insomma si delineava un condivisibile profilo di laicità, frutto delle contestazioni pungenti ed intelligenti di monsignor Bettazzi contro quell’ “assolutezza” del materialismo dialettico e contro tutte le forme oppressive, anti-religiose, che il “comunismo reale” aveva praticato dove era stato effettivamente al potere.
Insomma, con sforzi dell’una e dell’altra cultura,… quella comunista berligueriana e quella cattolica post-conciliare, rappresentata da Mons. Bettazzi, si perveniva ad un punto di incontro salutare; cioè, una sana laicità necessaria per un sistema pluralista e democratico.
Dove, così operando si perveniva a potere avviare, una positiva collaborazione, in un clima di, magari faticosa, cordialità tra sentimento religioso, con la sua vocazione trascendente e questa nuova qualità politica di diversa, rinnovata laicità
Diego Acquisto
21-8-2023
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