Auguri  per questo nuovo anno 2023

 

AUGURI…..al Sindaco  Antonio Palumbo, all’Amministrazione tutta, al Consiglio Comunale ed anche  a tutte le forze socio-politico religiose di Favara.

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Auguri   riproponendo integralmente  alla riflessione un articolo del giugno 2000….in cui si faceva anche riferimento a quanto avvenuto, dopo la prima esperienza  dell’elezione diretta del Sindaco, con quello che è successo……invitando a  riflettere  sul   travaglio della vita politico-amministrativa di una città complessa come Favara, forse un’immagine della Sicilia……Forse una pagina di storia locale da non dimenticare…  e su cui  riflettere,  può risultare anche utile .   Ecco:

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 Portare avanti il nuovo a Favara, rinnovare metodi e sistemi di governo della Città, non è operazione semplice ed indolore, né un processo che si può attuare in tempi brevi, anche perché sono molti quelli che lo contrastano e che non l’accettano.

Scrivevano così, in un pubblico manifesto, nei primi di giugno del 1994, sei anni fa, gli assessori del Sindaco Prof. Gaetano Sanfilippo, annunciando alla cittadinanza le loro dimissioni; dimissioni in blocco; gli assessori in questione erano Giacomo Sorce, Giuseppe Alonge, Giovanni Bellavia, Giuseppe Casà, Maria Patti e il compianto architetto Giuseppe Urso, prematuramente scomparso; persone tutte competenti e capaci, assessori doc,  tutti dell’area liberal-socialista e diessina, che affiancavano il Sindaco Sanfilippo, primo Sindaco di Favara eletto direttamente dal popolo in maniera plebiscitaria, sindaco presentato dalle forze di sinistra.

E il Sindaco Sanfilippo, colto quasi di sorpresa dalle dimissioni in massa dei suoi assessori, dopo essere rimasto solo ad amministrare la Città per otto giorni, buttava anche lui la spugna, rassegnando il mandato.

Primo Sindaco eletto dal popolo in Italia, a dimettersi liberamente, lui, dopo appena undici mesi di governo della Città.  Città che non ha mai da allora – siamo sempre nel giungo 1994 – conosciuto veramente tutti i retroscena delle dimissioni degli Assessori prima e del Sindaco dopo, anche se era noto a tutti che da tempo era finito l’idillio tra il Sindaco ed i partiti di sinistra, che avevano ufficialmente appoggiato la sua candidatura.

Quello che la città, allora è venuto a sapere è quanto ufficialmente comunicato dal Sindaco Sanfilippo, al momento delle sue dimissioni e che si trova regolarmente conservato e protocollato negli Archivi del Comune.

Il Sindaco prof. Gaetano Sanfilippo, che gli impiegati del Comune amanti dell’ordine e della puntualità vivamente ancora rimpiangono, ha scritto:

Mi dimetto perché non ho potuto realizzare il nuovo. Mi dimetto perché i partiti ed i consiglieri comunali hanno dimostrato di essere legati ancora alle vecchie logiche della lottizzazione e dei condizionamenti: logiche alle quali non ho voluto sottostare, desideroso soltanto di dare ai miei cittadini, servizi, lavoro, sport, assistenza, all’insegna della correttezza e della trasparenza”. Parole come macigni, che sarebbe bene non dimenticare.

Prima delle dimissioni, sempre il Sindaco Prof. Gaetano Sanfilippo, in una pubblica conferenza stampa di qualche settimana prima, aveva denunciato di aver subito fin dall’inizio la lottizzazione degli Assessori, da parte dei partiti che lo appoggiavano.

Abbiamo voluto riprendere questa pagina di storia cittadina – storia contemporanea – perché credo che faccia bene a tutti riflettere sul passato, per capire, correggere ed, eventualmente, orientare positivamente il presente, nella nobile supposizione che ci si voglia correggere.

Dopo le dimissioni volontarie del Sindaco Sanfilippo a giugno, nel novembre successivo le elezioni suppletive per eleggere il Sindaco, elezioni a cui ebbero il coraggio di partecipare 5 candidati: Lorenzo Airò, Antonio Valenti, Giuseppe Arnone, Francesco Piscopo e Salvatore Pirrera.

E dopo il ballottaggio tra Airò e Pirrera, a prevalere fu il primo, che continuò così nei tre anni restanti della legislatura, quando poi un veto incrociato dei diversi partiti, si decretò di non ricandidarlo.

I tre anni di sindacatura di Airò sono stati caratterizzati da relativa calma, alcuni piccoli problemi risolti,  non sono certo mancati i momenti di tensione con qualche forza politica e con qualche assessore, che ha lasciato anzitempo. Ma nel complesso calma, anzi, come da qualche parte fu detto, si trattava di una sospetta tranquillità. Infatti, la conseguenza fu il veto assoluto di ricandidarlo.

A Favara, alcuni facilmente giocano al massacro delle persone, incuranti del bene della Comunità. Un gioco che purtroppo continua, con riferimento alle dimissioni imposte ad alcuni Assessori, nei giorni scorsi; Assessori tutti, rammaricati di dover lasciare in un momento- come essi hanno ripetutamente dichiarato, in cui si stava lavorando proprio bene per la Città, con tanti progetti avviati; dimissioni che essi hanno affermato di aver dato solo per pura disciplina di partito.

E nel clima generale di disagio, che ancora continua, mentre chi vi parla ha l’onere in questo periodo  di assicurare il servizio come VICARIO FORANEO, il presbiterio di questa Città, tutti i sacerdoti  hanno voluto prendere la parola per dare un contributo all’auspicabile superamento dell’impasse che non giova a nessuno dei contendenti politici e tanto meno alla Città.

Una parola che i Sacerdoti di Favara, nel compimento della loro missione pastorale, hanno ritenuto di dover dire, richiamando alcuni punti essenziali della D.S.C. che hanno voluto sottoporre all’attenzione del Sindaco, dei Consiglieri Comunali, dei vari Partiti, ognuno invitato ad un esame di coscienza per vivere correttamente il proprio ruolo, senza invasioni di campo altrui.

Nella riunione congiunta tra Consiglio Comunale e Consiglio Pastorale Cittadino, la Chiesa che aveva chiesto perdono per tutte le volte che era rimasta in silenzio, aveva preso l’impegno di alzare la voce quando necessario ed ha ritenuto suo dovere farlo in questa occasione.

Ecco il testo del documento nella sua interezza, testo  che  vogliamo ancora una volta integralmente riproporre:

«In merito all’attuale travaglio che stanno vivendo le forze politiche della Città, con conseguente rinvio della soluzione dei problemi e quindi danno della collettività, nello spirito della riunione congiunta tra il Consiglio Comunale e il Consiglio Pastorale Cittadino dello scorso 30 marzo,

i Sacerdoti , nel desiderio di contribuire al bene della Comunità, che ci sembra lontana dalla comprensione dei veri motivi del contendere e soprattutto da talune prese di posizione che sembrano volere tutelare solo interessi parziali, anche se legittimi nell’ottica stretta di Partito,

invitano  tutte le forze politiche e soprattutto il Consiglio Comunale, unico titolare della sovranità popolare, a volere considerare i seguenti punti :

— La persona umana e la comunità umana sono il fine e la misura della politica, come della corretta amministrazione di una Città.

–Bisogna recuperare il senso della vera politica, intesa non come gioco di formule partitiche, ma  come servizio alla Città , da coniugare con uno sforzo concorde di corretta amministrazione, nell’ottica della solidarietà e della salvaguardia delle fasce sociali più deboli.

–Il bene delle persone non si può realizzare indipendentemente dal bene comune della Comunità alla quale le persone appartengono’.

–Bisogna trovare i modi per garantire la partecipazione pubblica al processo decisionale relativo alla politica della corretta amministrazione, in modo che non siano favoriti gruppi particolari e siano tenute presenti le vere necessità della gente.

Il Sindaco eletto dai Cittadini, nella lettera e nello spirito della L.R. N.7/93, sfuggendo alle perverse logiche paralizzanti della vecchia partitocrazia, – logiche tipiche dei metodi della cosiddetta prima repubblica, – fissi concretamente alcune chiare, precise e urgenti priorità amministrative (metanizzazione, P.R.G., recupero del Centro storico, riordino dei servizi comunali, strategia sviluppo ed occupazione, ecc.),  chiedendo collaborazione  a tutte le forze politiche, che, per il bene della Città, senza pregiudiziali di alcun genere, vogliamo vivamente sperare, rispondano positivamente e ritrovino il coraggio necessario alle sfide del momento sicuramente non facile.

A questi suggerimenti ed auspici, assicuriamo di aggiungere la preghiera nostra e quella delle nostre Comunità, perché, – come nei voti di molti –  si ritrovi la via della concordia e della fattiva collaborazione, nel superiore interesse di Favara.

Ricordiamo che l’ottimo è nemico del bene e che la politica è l’arte del possibile; possibile che bisogna sempre coraggiosamente tentare per il bene di una Comunità.

Desideriamo infine esplicitamente affermare  di non volerci schierare per nessun partito, per nessuna coalizione, per nessun candidato, anche se questo, naturalmente, non deve indurre nessuno a pensare di essere, come cristiani, prima ancora che come Sacerdoti, neutrali di fronte ai valori della Dottrina Sociale della Chiesa ed alle culture politiche che quei valori esprimono.

Questo è il documento nella sua interezza che invitiamo tutti a considerare e su cui invitiamo tutti a riflettere.»

Diego Acquisto

12-6-2000

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Domenico Bruccoleri 

il cambiamento avviene secondo due direttrici la Prima:

Il Sindaco e la sua giunta portatori di un idea di città incontra la condivisione di alcune componenti della società capaci di trainare, spingere e sostenere quell’idea di città.

La seconda:

La società cui si rivolge la proposta di cambiamento, quel cambiamento deve volerlo, non solo votarlo. Pertanto ho solo domande a cui non so’ trovare risposte:

A Favara abbiamo settori dell’economia, del sociale rappresentativi capaci di avanzare bisogni collettivi compatibili con l’interesse generale di un’idea nuova e diversa della città?

L’idea di città esiste magari con difetto di comunicazione da parte degli amministratori e della politica ovvero I media locali non fanno approfondimenti perchè sovrastati dai social indulgenti o crudeli, comunque caratterizzati dalla risposta istantanea priva di riflessione?

La città di Favara corrisponde all’idea di Margaret Thatcher secondo cui la società non esiste ed esistono solo individui e dove le istituzioni pubbliche hanno un ruolo minimale? Meglio nessuno?

Infine non dovremmo avere risposte a queste domande per capire di quale cambiamento parliamo atteso che, società e/o individui che siano, senza concorso della cittadinanza o di una parte di essa rischia di rimanere una aspirazione indefinite?

 

DOMENICO….tu dici :  “La società cui si rivolge la proposta di cambiamento, quel cambiamento deve volerlo, non solo votarlo”……..Mi chiedo e ti chiedo: ” COME DEVE CHIEDERLO ?”………………nel voto espresso nel segreto dell’urna non c’è la richiesta del cambiamento ?……..oltre al Partito ed al candidato non si vota anche (e vorrei dire soprattutto….almeno dalle persone responsabili !) il suo programma ? ………O dobbiamo pensare che i favaresi (…e gli Italiani in generale, per esempio il 25 settembre scorso…) si disinteressino del programma ?……

 

 

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