Una storia sconvolgente che fa discutere e soprattutto riflettere
Mia moglie è rimasta incinta del suo stupratore – e io ho accolto il bambino nato da quella violenza
Jeff Christie – pubblicato il 28/07/21—–it.aleteia.org
“Il nostro bellissimo bambino di 3 anni è stato concepito in quel terribile atto di malvagità, ma è stato un regalo splendido per noi due; una via di guarigione e una risposta all’incubo”
Nel 2014, Jennifer Christie ha pubblicato una testimonianza lacerante: stuprata durante un viaggio di lavoro, è rimasta incinta dello stupratore, ha vissuto una tempesta emotiva brutale e in ogni momento ha contato su un sostegno deciso e magnanimo: quello del marito Jeff, che l’ha incoraggiata a dare alla luce il bambino innocente generato da quell’atto di violenza.
La testimonianza da brivido di Jennifer lancia un messaggio di speranza e coraggio alle donne che hanno vissuto la tragedia dello stupro e che a seguito di questo affrontano la drammatica tentazione di abortire. Jennifer e tante altre vittime sopravvissute a questa terribile violenza sono una dimostrazione vivente del fatto che il trauma dello stupro non ha bisogno di essere ampliato da quello dell’aborto. Al contrario, l’arrivo di un bambino può essere la via della guarigione e il modo per voltare pagina verso una vita nuova della mente, dell’anima e anche del corpo.
Ma Jennifer non è l’unica ad aver offerto una testimonianza fortissima. —Kerygma—Anche suo marito, Jeff Christie, ha voluto offrire una testimonianza straordinaria, e di grande importanza di fronte alla campagna ideologica volta a negare agli uomini il diritto di opinare e partecipare alla soluzione di queste situazioni, falsamente considerate dall’attivismo abortista “questioni che riguadano esclusivamente la donna”.
Ecco la testimonianza di Jeff: Non sono rimasto in stato di gravidanza a seguito di uno stupro, ma mia moglie sì, e ho la mia opinione al riguardo. Comprendo perfettamente le donne quando dicono che gli uomini non devono dire niente nei casi di gravidanza per stupro. A volte esiste un po’ di verità in questa affermazione. Quando questo è accaduto a mia moglie, la donna con cui sono sposato da 22 anni, quando lei è stata brutalmente violentata e aggredita, capisco che quello ha influito profondamente e in modo molto intimo anche su di me.
Il nostro bellissimo bambino di 3 anni è stato concepito in quel terribile atto di malvagità, ed è stato un regalo splendido per noi due, che ci ha aiutati a superare quella violenza giorno dopo giorno.
Ho già letto molti commenti e sentito tante opinioni. Concordo sul fatto che non possiamo pensare né sentire quello che è accaduto in una situazione del genere senza averla provata sulla nostra carne. È una realtà terribile e crudele con cui convivo. Sono consapevole del fatto di non poter eliminare il trauma che mia moglie ha subìto, nonostante ci provi tanto. Riconosco che non posso né sarò mai capace di comprendere la profondità della sua sofferenza.
E anche lei non comprenderà la mia. Si ritiene che io sia il suo protettore. Sono l’uomo che davanti ai nostri familiari e amici ha dichiarato “Prometto, nella gioia e nel dolore…” Ho promesso, nel mio cuore, di proteggere la sicurezza del suo corpo e del suo cuore. E dov’ero nel momento in cui aveva più bisogno di me? Vivo con questo peso costante e non smetto di chiedermi: “Cosa sarebbe accaduto se…?”, “Perché non…?” Questi pensieri mi accompagnano sempre.
Prima che chiunque altro lo notasse, io sapevo che quella donna che conoscevo da quando aveva 14 anni e che era una ragazza gioviale, estroversa, con quelle uscite che facevano ridere tutti, non sarebbe stata mai più la stessa persona. Ho anche capito che quel piccolo, nostro figlio, non aveva avuto alcuna colpa dell’orrore che sua madre aveva passato.
Sapevo che mia moglie non avrebbe mai più dimenticato l’atrocità che aveva subìto, che quel bambino innocente fosse nato o meno. È di un’ignoranza arrogante sostenere cose del tipo “Se avrà il figlio, la vittima dello stupro dovrà vivere tutta la vita con il ricordo del mostro che ha fatto quella cosa”. Non ha bisogno di alcun ricordo. Lo stupro resterà impresso per sempre nella sua memoria, con o senza bambino.
E ancora
E cosa sono i bambini concepiti in una violenza terribile se non “ricordi”? Posso rispondere in base alla mia esperienza personale.
Quei bambini sono possibilità di redenzione. Sono la via della guarigione e una risposta all’incubo della crudeltà e della mancanza di senso. Isaia 61, 3 dice che Dio conforterà chi si lamenta e gli concederà “un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto”.
Mia moglie ama dire che nostro figlio le ha dato speranza, le ha dato un proposito nella vita. Quella fiamma d’amore brillava nel suo cuore. Sapevo che senza quel bambino nato da una violenza, senza quell’anima pura da proteggere e nutrire, si sarebbe sentita per sempre sola nel suo essere vittima. Per tutta la vita si sarebbe chiesta perché era dovuto accadere a lei, una creatura amata da Dio. Quello stupratore perverso non ha lasciato una, ma due vittime del suo crimine: la donna oltraggiata e la vita concepita in quell’azione orrenda.
Devo fare una confessione definitiva: anch’io ho cominciato a guarire con la notizia del concepimento di nostro figlio. E dico “nostro figlio” perché la mia amata sposa e io siamo un’anima sola. Se lei è incinta, allora NOI stiamo aspettando un bambino.
Ho trascorso le prime settimane dopo lo stupro essendo la roccia di cui mia moglie aveva bisogno, ferendomi le mani quando colpivo per rabbia le pareti del lavandino. In due decenni di matrimonio non avevo mai messo in discussione il mio ruolo di marito protettore, ma in quel momento mi sono sentito angosciato; non potevo sopportare l’idea di vedermi responsabile dell’accaduto, di non averla potuto proteggere proprio in quel momento.
È chiaro che non cerco neanche di paragonare la mia esperienza al suo tormento, ma ritengo mio dovere parlare a nome degli uomini che in qualche modo si sono visti colpiti dall’assalto sessuale subìto dalla donna che amano. Anche noi siamo feriti. Il danno collaterale è immenso.
Ma il bambino…
Lui cura, insegna e ci dà coraggio. Ci costringe a guardare al di là di noi stessi. È un’opportunità impressionante che offre a noi genitori di portare un’anima piena d’amore e di compassione a questo mondo. Non è il nostro unico figlio: è il più piccolo di cinque. Come gli altri, è arrivato nella nostra vita per volontà di Dio, che ci ha affidato la sua cura.
Com’è stato con gli altri figli, il nostro amore nei suoi confronti è iniziato nel momento in cui abbiamo saputo della sua esistenza. Lo abbiamo accolto a casa nostra con la stessa devozione e reverenza con cui abbiamo accolto i suoi fratelli e sua sorella. Tutti lo amano e lo vedono come un fratello, senza considerarlo diverso. Sanno com’è stato concepito, ma non ne tengono mai conto quando lo guardano o giocano con lui. Questa accettazione incondizionata del fratellino rafforza me e mia moglie nel nostro compito di genitori.
E infine lancia un appello
NTC
Ora mi rivolgo alle donne che hanno abortito dopo uno stupro, e dico loro che non intendiamo giudicarle. Capiamo più di chiunque altro che la decisione che una donna affronta nei primi mesi dopo il trauma di uno stupro, quando si cerca ancora di trovare un senso a ciò che è accaduto, è schiacciante. Percepire che si prova animosità nei confronti del bambino generato in quella violenza è terribile.
Anche noi lo abbiamo vissuto. Noi sappiamo che il futuro può sembrare così oscuro che si vuole solo ridurre la pressione in qualsiasi modo. Nel nostro caso, in realtà non c’è stato motivo di decidere. Senza discutere, sapevamo che avremmo onorato Dio e le nostre convinzioni e avremmo protetto quella piccola anima dal danno dell’aborto. È possibile che altre donne non abbiano potuto contare su quel sostegno. Quello che possiamo garantire loro è che Dio perdona e ci permette di imparare da tutti i nostri errori.
Parte della grandezza della vita umana è che abbiamo sempre la possibilità di cambiare direzione, rettificando le cose nel corso della vita. Dio può cambiarci. Dobbiamo solo permettergli di farlo. E volerlo davvero.
A tutte le donne che sono state oltraggiate e portano una vita dentro di sé, offriamo aiuto e comprensione. Amore e preghiera. Chiedete il nostro aiuto. Sappiamo che non dimenticherete quel giorno, ma col tempo sappiamo che potrete sentirvi guarite, curate.
Mia moglie ama ricordare che “non si può tornare indietro, ma esiste sempre una strada per andare avanti”. Esiste la possibilità di accettare quella nuova realtà e imparare a viverla giorno dopo giorno. Ribadisco che la persona che cresce dentro di voi è unica, irripetibile. Non siete sole. Sì, la vostra vita è cambiata drasticamente, ma quell’anormalità è stata colpa del malfattore che vi ha violentate, non del bambino che cresce dentro di voi. Anche lui è una vittima.
In questi quattro anni, il corpo di mia moglie non è guarito totalmente da quell’attacco brutale. Anche voi potete avere conseguenze emotive e fisiche durature. Il corpo di una donna non dovrebbe mai subire alcun oltraggio, ma quando ci pensate con calma vedrete anche che quel corpo è stato miracoosamente progettato per proteggere e far crescere la vita.
Ciò che accade dopo la nascita dipende da voi. Ci sono sempre delle opzioni. Ci sono sempre persone disposte ad aiutare.
Concludo con un tributo alla mia formidabile sposa e alle donne incredibili che ha incontrato dal momento in cui ha condiviso questo episodio della nostra vita. Vere eroine. Leggere le loro storie, piene di ispirazione, determinazione e coraggio, mi lascia sempre senza parole.
Scuoto la testa ogni volta che vedo qualcuno affermare che non tutte le donne sono abbastanza forti da portare avanti una gravidanza in circostanze di questo tipo o dopo un trauma del genere. Non sono d’accordo. Ho visto mia moglie partorire cinque volte. L’ho vista rimanere serena e salda in situazioni che farebbero tremare uomini dai nervi d’acciaio. La forza di una donna non dovrebbe mai essere sottovalutata.
So che non sono rimasto in stato di gravidanza dopo uno stupro, ma mia moglie sì. Quel giorno anche la mia vita è cambiata per sempre. Non ditemi che la mia opinione non conta. Non ditemi che non posso avere voce nella difesa della vita nel ventre materno. E per favore, non ditemi che non ho la minima idea di ciò che deve affrontare una donna in una situazione terribile come questa.
Ce l’ho. So cosa si prova.
JEFF
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