Conosciamo  un poeta favarese che presenta il messaggio di due grandi Pontefici

 Si tratta del prof. Pino Bullara, favarese doc, con una collaudata  esperienza didattica alle spalle,  inizialmente nella scuola primaria, e poi,   laureato in lingue, apprezzato docente di francese nella scuola secondaria.  Da  un  quindicennio a questa parte, assecondando qualità che prima aveva forse anche deliberatamente  trascurato,   ha deciso di scrivere messaggi in versi, rivelando non comuni  doti poetiche,  anche se sui suoi versi tiene a precisare che “non è esatto dire di essere lui l’autore delle sue poesie”, perché afferma che “in realtà sono questi versi  si sono fatti scrivere da me”.

E basta solo questo per capire che persona abbiamo davanti, anche per la spiegazione che ne dà. E cioè che  seda ragazzo, scrivevo dei versi… ormai era da più di trent’anni che non  scrivevo più”.   “Ma quando  nel ‘99 ho dovuto assistere ad una guerra, mascherata da missione di pace, il ragazzo del ’68, che è stato sempre in me, si è ribellato. I pensieri dell’orrore della guerra fluttuavano nella mia testa e caparbiamente volevano uscire in versi…”.

Fonte d’ispirazione per Bullara, la storia con le sue contraddizioni,  così come pure  alcuni fatti di cronaca che  offrono lo spunto per riflessioni sulla società e su alcuni importanti valori, che possono offrire  una qualche appagante risposta ai vari interrogativi.

Non ci dilunghiamo a dire altro; diciamo solo che i suoi versi hanno attirato l’attenzione, ricevendo  già  pubbliche attestazioni,  sicuramente foriere  di altri fecondi risultati, per il bene della collettività, favarese e non solo.

Proprio così ! perché il messaggio dei suoi versi, dei quali adesso riferiamo solo qualche passaggio, ci sembra veramente non solo positivo, ma anche stimolante   per capire  il nostro recente passato e   vivere ancora meglio  le problematiche del  presente.

Per  questo abbiamo scelto  solo alcuni versi di due poesie  che si riferiscono  a due dei grandi Pontefici dell’ultimo cinquantennio del secolo scorso: Giovanni XXIII (1958-1963)   e  Giovanni Paolo II (1978-2005).

 Ecco: la poesia “Il Papa Buono”, che inizia con questi versi: “Pallida e raggiante la luna splendeva—e una gran folla di genti Lo attendeva. //«A Casa, fate ai  bimbi una carezza.»—Disse con voce soave  e con dolcezza. //Questo messaggio non convenzionale—ruppe, così, ogni schema tradizionale”.

Chiaramente il papa Buono è Giovanni XIII, Angelo Giuseppe Roncalli, che eletto dai cardinali  vescovo di Roma,  ha  esercitato il servizio petrino alla Chiesa universale come Papa, dal 28-10-1958 al 3 giugno 1963.

All’inizio del pontificato,  guardando la luna che in quella prima sera, anche lei quasi compiacente  splendeva sul cielo di Roma, lancia ai numerosi presenti il famoso invito, fuori di ogni convenzionalità, a portare a casa una sua carezza ai bambini.

Un messaggio che commosse tutti e aprì il cuore ad una nuova speranza, perché lo stile fu completamente diverso dal passato. Uno stile  che  oggi diremmo di misericordia, non parlando più di scomuniche, ma di pace, dialogo e tolleranza. Un linguaggio accompagnato poi da  tante scelte concrete , sino all’indizione, senza essersi consultato con nessuno, di un Concilio, che aprì l’11 ottobre 1962,  quasi otto mesi prima della sua morte.

E sappiamo quale importanza, sociale e pastorale,  ha avuto ed  ha per la modernità il messaggio dottrinale del Concilio Vaticano II. Ed  ecco ancora alcuni versi del nostro Bullara : “Doveva essere un papa di transizione—e fu il papa d’una vera rivoluzione:  //Giovanni fu il nome da Lui  usato,—ma il “Papa Buono” sarà chiamato . //E il suo pontificato cambierà il mondo,—-con l’avvio del concilio vaticano secondo”.

L’altro grade Papa di cui si interessa Bullara  è  “L’uomo venuto dall’est”,  l’uomo del rinnovamento, cioè il polacco Karol Wojtyla, cioè Giovanni Paolo II (1978- 2005),  che noi agrigentini ricordiamo per il suo forte e profetico grido, proprio a squarciagola, sullo sfondo del tempio della Concordia nel maggio del 1993, quando  con l’indice puntato verso l’alto, grida a squarciagola contro la mafia, con l’invito ai mafiosi  alla conversione perché “ci sarà il giudizio di Dio”.

Lo stesso Papa che il 13 maggio 1981, anche se gravemente ferito, per l’attentato da parte  di uno dei più qualificati   sicari del mondo, come il turco Ali Agca, è  rimasto miracolosamente in vita.

Questo Papa Giovanni Paolo II  che come dice in versi il nostro Bullara : “…chiese perdono e ad altri errori perdonò,—ma la sua voce contro i potenti tuonò. // E quella voce riecheggiò nel mondo—e si sentì ovunque da cima a fondo. // Crollarono muri, si spalancarono porte—e il vento dell’Est soffiava assai forte: // soffiò sui cuori afflitti, consolandoli, —sui pensieri offuscati, illuminandoli, // sugli animi dei giovani, benedicendoli, — sui cuori duri di pietra, ammonendoli”.

Diego Acquisto

17-7-2022

 

 

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