Che coraggiosa e meravigliosa apertura mentale di Papa Francecso in Canada

Un viaggio in Canada di Papa Francesco che  può essere sintetizzato e magari ridotto ad una foto emblematica che dice tanto…..   Lui …. con il copricapo di penne d’uccello in testa.,,,secondo l’usanza di quel posto particolare…… ed  intanto riprendo e rilancio testualmente dal Corriere della Sera di oggi 29-7-2022…..         (alcune sottolineature in neretto sono mie)……

Il Papa ai nativi del Canada: «Mi sento parte della vostra famiglia»

di Gian Guido Vecchi

Francesco si congeda dal Québec e vola all’estremo Nord, vicino al Circolo Polare Artico, per incontrare la popolazione degli Inuit.

DAL NOSTRO INVIATO

QUÉBEC « La vastità di questa terra fa pensare alla lunghezza del percorso di guarigione e riconciliazione che stiamo affrontando insieme…». Francesco si congeda dal Canada, prima di rientrare a Roma volerà nella notte italiana all’estremo Nord per incontrare la popolazione Inuit a Iqaluit, «luogo di molti pesci», a sud-est dell’isola di Baffin, la capitale del territorio di Nunavut che dista appena trecento chilometri dal Circolo Polare Arti co. Ed ora, lasciando Ville de Québec, si rivolge ancora una volta ai popoli nativi nella cattedrale, come a tirare le somme del «pellegrinaggio penitenziale» di questa settimana, cominciato a Maskwacis con la richiesta solenne di perdono per lo scandalo delle scuole residenziali, 139 collegi voluti e finanziati dal governo e affidati a enti cristiani, 66 cattolici, tra il 1831 e il 1996, 150 mila bambini strappati ai genitori e sradicati dalle loro case e cultura.

«Non sono venuto come turista ma in spirito penitenziale per esprimervi il dolore che porto nel cuore per il male che non pochi cattolici vi hanno arrecato appoggiando politiche oppressive e ingiuste nei vostri riguardi», dice Francesco.

«Sono venuto come pellegrino, con le mie limitate possibilità fisiche, per muovere ulteriori passi in avanti con voi e per voi: perché si prosegua nella ricerca della verità, perché si progredisca nel promuovere percorsi di guarigione e di riconciliazione, perché si vada avanti a seminare speranza per le future generazioni di indigeni e di non indigeni, che desiderano vivere insieme fraternamente, in armonia». Giovedì aveva parlato ai vescovi di una «Chiesa diversa, umile, mite, misericordiosa, che lavora decisamente e serenamente all’inculturazione», per i gesuiti l’annuncio e l’«incarnazione» del Vangelo nelle diverse culture, uno stile che «valorizza ognuno e ogni diversità culturale e religiosa», ha spiegato Bergoglio.

Così adesso il Papa dice ai nativi: «Ritorno a casa molto più arricchito, perché porto nel cuore il tesoro impareggiabile fatto di persone e di popolazioni che mi hanno segnato. Davvero posso dire che, mentre vi ho fatto visita, sono state le vostre realtà, le realtà indigene di questa terra, a visitare il mio animo: mi sono entrate dentro e mi accompagneranno sempre. Oso dire, se me lo permettete, che ora, in un certo senso, mi sento anch’io parte della vostra famiglia, e ne sono onorato».

La Chiesa, come il mondo occidentale, hanno tanto da imparare dalle culture autoctone: «In un mondo purtroppo così spesso individualista, quanto è prezioso quel senso di familiarità e di comunità che presso di voi è tanto genuino! E quanto è importante coltivare bene il legame tra i giovani e gli anziani, e custodire un rapporto sano e armonioso con l’intero creato!».

Francesco affida «cammino che ci attende» alle donne, «alla cura premurosa di chi sa custodire ciò che nella vita conta», e richiama in particolare tre figure femminili, la patrona del Québec Sant’Anna, Maria e Kateri Tekakwitha, prima nativa nordamericana ad essere proclamata santa dalla Chiesa: «Queste donne hanno ricevuto da Dio un progetto di vita e, senza domandare ad alcun uomo, hanno dato il loro “sì” con coraggio. Avrebbero potuto rispondere male a tutti coloro che si opponevano a quel progetto, oppure rimanere soggette alle norme patriarcali del tempo e rassegnarsi, senza lottare per i sogni che Dio stesso aveva impresso nelle loro anime. Queste donne possono aiutare a mettere insieme, a tornare a tessere una riconciliazione che garantisca i diritti dei più vulnerabili e sappia guardare la storia senza rancori né dimenticanze».

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Qualcuno ha osato osservare che ciò  che sta facendo Papa Francescso è ” Il minimo che si potesse fare,  poiché nulla e nessuno potrà ridare ciò che è stato tolto e dilaniato a questo popolo”.

Al che ho risposto : Sicuramente nulla e nessuno potrà ridare: su questo nessun dubbio da parte di nessuno. …….ma sino ad ora, anche se da parte della Chiesa qualcosa era stato fatto …. solo qualcosa….adesso il gesto ed il comportamento con relativo messaggio franco e senza infingimenti e vuoti giri di parole di Papa FRANCESCO in Canada…. è davvero profetico……..un richiamo a tutte le altre istituzioni civili…politiche…istituzionali a tutti i livelli…….specie a quelle che si sentono e definiscono progressiste…..la condanna, senza se e senza ma di una politica coloniale… sbagliata e disumana…..per cui chiedere scusa….perdono…fare mea culpa, … cosa come l’umana istituzione-Chiesa Cattolica ha fatto, prima con piccoli gesti, cmq significativi….ed adesso in maniera eclatante….a voce alta…ammettendo tutta la sua umana fragilità e responsabilità……….invitando, magari adesso solo in qualche caso, ad un’inversione ad U……,.indicando la rotta da seguire… per essere fedeli al messaggio evangelico di libertà e di liberazione nel rispetto delle diversità….. Che poi è il mistero trinitario fatto da Persone uguali ma distinte, dove c’è il massimo di comunione nella diversità—un Mistero da incarnare, anche se gradualmente, e magari faticosamente nella storia…… Massimo rispetto e comunione nella diversità…..rimanendo distinti e diversi……..

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RIPRENDO ancora da divesri organi di  stampa di oggi 31-7-2022n ore 8,10…mentre già c’è la notizia che il Papa è atterrato a Fiumicino, inviando subito un messaggio al Presidente Mattarella per tutto il popolo italiano…..

Il viaggio di Francesco termina con una nuova richiesta di perdono

Il pontefice incontra gli ex alunni scuole residenziali, uno “scandalo” la sofferenze imposte ai nativi

 

Papa Francesco ha concluso la sua visita in Canada, iniziata domenica scorsa, ed è ripartito per l’Italia. Nella sua tappa a Iqaluit, nell’estremo nord del Canada, territorio degli inuit, papa Francesco ha incontrato dapprima nella scuola elementare, in forma privata, alcuni alunni delle ex scuole residenziali per nativi gestite dalla chiesa cattolica. E poi, nel piazzale dello stesso istituto, i giovani e gli anziani. Era presente anche la governatrice generale del Canada, Mary Simon, lei stessa di madre inuit.

Il Pontefice ha ribadito il suo dolore, la sua indignazione e la sua vergogna che lo “accompagnano da mesi” e ha rinnovato la sua richiesta di perdono “per il male commesso da non pochi cattolici che hanno contribuito alle politiche di assimilazione culturale e di affrancamento in quel sistema educativo distorto”. Una delle pagine più drammatiche della storia dei nativi canadesi, uno “scandalo”, come lui stesso ha definito. “Cari amici, siamo qui con la volontà di percorrere insieme un tragitto di guarigione e di riconciliazione che, con l’aiuto del Creatore, ci aiuti a fare luce sull’accaduto e a superare quel passato oscuro”.

Mi è tornata alla mente la testimonianza di un anziano – ha ricordato il pontefice -, il quale descriveva la bellezza del clima che regnava nelle famiglie indigene prima dell’avvento del sistema delle scuole residenziali. Paragonava quella stagione, in cui nonni, genitori e figli stavano armoniosamente insieme, alla primavera, quando gli uccellini cantano felici attorno alla mamma. Ma all’improvviso – diceva – il canto si è fermato: le famiglie sono state disgregate, i piccoli portati via, lontani dal loro ambiente; su tutto è calato l’inverno”

 

 

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