L’esempio di donne forti e coraggiose per vivere bene questa Quaresima e la stessa, prossima festa della donna

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Vivere bene la  Quaresima seguendo l’esempio delle  donne coraggiose di cui parla la Bibbia, anche in vista del prossimo 8 marzo.

Donne forti, Sifra e Pua,  le salvatrici di un bimbo ebreo di nome Mosé, di cui si parla nel libro dell’Esodo.

Fa senso stamane, recitando il breviario di questo tempo quaresimale,  appena iniziato ieri con il mercoledì delle ceneri, l’invito a meditare il capitolo secondo del libro biblico dell’Esodo, in cui leggiamo che all’inizio della liberazione d’Israele dalla schiavitù  d’Egitto, troviamo non Mosé, ma una serie di donne forti, tra cui, Sifra e Pua, delle quali si fa unicamente e chiaramente  il nome.

Sifra e Pua, le due levatrici che, mettendo a rischio la loro vita,   disobbediscono all’ordine del Faraone, che, per impedire agli ebrei di aumentare di numero e  potere essere  così – a suo giudizio – una minaccia per la sicurezza dell’Egitto,   aveva perentoriamente loro ordinato di sopprimere sul nascere i bimbi di sesso maschile, “quando il neonato è ancora  tra le due sponde del sedile per il parto”.

Una disobbedienza quella di Sifra e Pua,  dovuta al fatto che “temono Dio”. Al timore del Faraone, antepongono quello di Dio, che giudicano prevalente.

Per questo  inventano una scusa che è  una bugia. E quando vengono  interrogate dal faraone, rispondono col dire che “: “Le donne ebree non sono come le egiziane: sono piene di vitalità: prima che arrivi presso di loro la levatrice, hanno già partorito!”. (Esodo 1,17-19). Cioè una bugia.

Un  comportamento di Sifra e Pua che però   viene espressamente approvato !   anzi  beneficato e ricompensato  da Dio che, proprio per questo “ diede loro una numerosa famiglia”.

Sifra e Pua, sono due donne, non ebree,  molto probabilmente egiziane, come sicuramente è egiziana la figlia del Faraone che, -(anch’essa coraggiosa, disobbedisce al padre che aveva poi ordinato un vero e proprio genocidio di neonati maschi ebrei) –  poi si prenderà cura del bambino Mosè, “salvato dalle acque”.

E  quindi tutte e tre queste donne,  seguaci di una religione politeista,   ma che tuttavia agiscono seguendo un atteggiamento interiore, suggerito nel profondo dalla loro personale coscienza. Non solo ! gli esegeti fanno notare che i primi capitoli dell’Esodo rappresentano una visione molto tollerante nei confronti di altre religioni: anche persone di altre fedi possono “temere Dio”  e  fare la volontà di Dio, cioè impegnarsi per il bene e  per la vita, che da tutti deve essere considerata sempre un grande valore.

Un messaggio razionalmente e teologicamente assai interessante,  anche perché  nel racconto biblico nessuna di queste donne si dice che abbia sperimentato una rivelazione particolare e specifica  di Dio.

E soprattutto  il comportamento coraggioso di Sifra e Pua  deve  essere oggi considerato come  la più bella descrizione del timore di Dio che, nella cultura e dottrina cristiana,  è uno dei sette doni dello Spirito Santo.

Ognuno certamente coglie  quanto attuale sia oggi questo messaggio, sotto tutti i punti di vista, specie nel contesto drammatico degli eventi in corso. Quanto utile  l’ammonimento che ci viene da queste donne coraggiose  per  il prossimo 8 marzo, quando si celebra l’annuale festa della donna.

Pur  riconoscendo che anche nella  Chiesa  per tanto tempo è  prevalso un pensiero  fondamentalmente misogino, bisogna pure  considerare che la condizione della donna,  nei luoghi in cui il cristianesimo si è  diffuso, dovunque,   la sua condizione è stata sempre  socialmente più elevata rispetto alla condizione in cui vivevano le  altre donne nel mondo. Anche nel tempo in cui dominava la cultura classica, considerata allora l’apice della perfezione. E il motivo fondamentale è,  che la donna nella Bibbia, davanti a Dio come dignità è  pari  rispetto all’uomo.

La Chiesa, che è una società umana e divina ad un tempo, con l‘assistenza dello Spirito è riuscita gradualmente  a svincolarsi anche dal pensiero di alcuni dei suoi più eminenti rappresentanti, per mettere la donna nella pari dignità con l’uomo, pur nella distinzione dei ruoli e dei compiti. Un processo che è ancora in corso.

E – (come abbiamo fatto  con piacere già  notare) – nei tempi più  recenti c’è stato anche un effettivo inserimento della donna in ruoli che prima avevano esercitato solo gli uomini.  Al  punto che, durante il Sinodo per l’Amazzonia – abbiamo sentito  un Vescovo riferire, che nella sua diocesi come Vicario Generale aveva nominato una donna.

Diego Acquisto

3-3-2022

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