Il Papa delle sfide: Pio XI, un grande papa eletto 100 anni fa, proprio in questi giorni
Nei giorni scorsi da alcuni giornali è stato ricordato che nel febbraio di 100 anni fa, c’è stata l’elezione a papa del Card. di Milano, il milanese Achille Ratti, che succedendo al defunto papa Benedetto XV prendeva il nome di Pio XI. Un’elezione, questa di Pio XI avvenuta nel Conclave che era in corso, il lunedì 6 febbraio 1922 verso le 11 al quattordicesimo scrutinio. —-E’ stato ricordato il momento in cui nella Cappella Sistina il cardinale Decano chiese all’eletto: “Quomodo vis vocari?”….cioè “come vuoi essere chiamato ?”….l’eletto così rispose: “Sotto il pontificato di Pio IX sono stato incorporato nella Chiesa cattolica e ho fatto i miei primi passi nella carriera ecclesiastica. Pio X mi ha chiamato a Roma. Pio è il mio nome di Papa.”. E poi, dopo queste parole, decise di affacciarsi alla loggia per benedire la folla che si era radunata nella piazza della basilica di S. Pietro. —Bisogna sottolineare che da tempo i Papi non si affacciavano da quella loggia dopo la presa di Porta Pia da parte delle truppe sabaude. Questo affacciarsi fu la prima forma di disgelo che porterà alla soluzione della questione romana con i Patti lateranensi.
La folla radunata in Piazza S. Pietro aveva già mostrato grande entusiasmo per il nuovo Papa. Ma la sorpresa fu ancora più grande quando, fuori programma, si affacciò alla loggia lo spesso Pontefice che benedisse non solo la folla presente, ma – come volle precisare – l’intero popolo italiano. Era dal 1870, cioè dalla presa o breccia di Porta Pia – come scrivono i libri di storia – che un Pontefice non si mostrava in pubblico e benediceva l’Italia e il mondo da quella loggia.
Questo gesto – si fa notare, anche a distanza di 100 anni – fu per tutti un presagio di speranza per una pace fra la Chiesa e l’Italia. Non solo ! si sottolinea che per ben due volte Pio XI impartì la benedizione prima di lasciare quella loggia. La presenza del Papa benedicente da quella loggia interrompeva così una consuetudine che significava protesta e conflittualità tra la Santa Sede e l’Italia. La decisione di Pio XI, già agli inizi del suo pontificato, di rompere quella consuetudine, era la dimostrazione che il suo animo era sgombro da risentimenti e desideroso di una conciliazione.
La domenica successiva poi, cioè il 12 febbraio 1922, vi fu nella basilica di S. Pietro la solenne incoronazione del nuovo Pontefice e l’inizio del suo ministero petrino…. Pio XI aveva 65 anni.
Nei primi mesi del suo pontificato si verificarono in Italia quei disordini che poi portarono purtroppo alla “marcia su Roma dell’ottobre 1922”.
Pio XI il 6 agosto 1922, mentre in Italia c’erano disordini, scrisse una lettera a tutti i vescovi italiani perché si adoperassero eticamente e religiosamente a ristabilire la pace sociale; e già il 10 luglio precedente, sempre del 1922, una lettera simile l’aveva inviata a tutti i vescovi del mondo cattolico affinché si adoperassero per far fronte alle esigenze dei popoli russi travolti dalla fame e dalla pestilenza. E come sappiamo nel 1917 in Russia c’era stata la famosa rivoluzione d’ottobre, con la scomparsa degli Zar e l’avvento al potere del social-comunismo.
Sin dall’inizio, nel febbraio 1922 il pontificato di Pio XI appare attento anzitutto alla pace tra i popoli, e subito pure molto determinato per la formazione del clero, per la valorizzazione dei sacramenti,….. in primis del matrimonio …….per il quale sacramento nel 1930 – come sappiamo – promulgherà un’apposita enciclica, la “Casti connubii”, dove offre uno spaccato singolare sul “quasi carattere” dello scambio sacramentale tra gli sposi, uniti nel vincolo sacro del matrimonio-sacramento.
Pio XI è anche il papa dell’impegno dei laici nell’apostolato della Chiesa con l’Azione Cattolica in tutti i suoi rami, maschile e femminile, fanciulli, giovani,adulti…..una presenza che darà molto fastidio a Mussolini che voleva monopolizzare la formazione della gioventù, col motto significativo “libro e moschetto, fascista perfetto”……con l’impegno ideale a “credere, obbedire, combattere”…. Che dice tutto….trattandosi di fede cieca…ed obbedienza perfetta.—-Per concludere, diversamente da quanto qualcuno pensa che in Pio XI, Papa Ratti, non può e non deve essere dimenticata è l’avversione e la condanna del razzismo e dell’atteggiamento che portò alle leggi razziali con la sua enciclica “Mit Brennender Sorge” – (Con viva (cocente) preoccupazione.) – …. scritta volutamente ed eccezionalmente redatta in tedesco pubblicata il 10 marzo 1937…..indirizzata ai vescovi tedeschi,…. in tedesco per facilitarne la diffusione e la lettura nelle chiese del Paese, ….incentrata «sulla situazione religiosa nel Reich tedesco….con la condanna delle leggi razziali..». E per finire la disapprovazione di Pio XI per l’accoglienza di Hitler a Roma.-—Papa Pio XI, che con gesto significativo, in quei giorni lasciò Roma per Castel Gandolfo.
Di Pio XI poi non si può trascurare il Concordato del 1929 con Mussolini….Concordato che con il Trattato chiuse la questione romana e la sua sapienza fu nel volere quel piccolo Stato della Città del Vaticano (il più piccolo Stato del mondo) con l’unico fine di garantire la libertà della Sede Papale per una Chiesa libera nello svolgere la sua missione tra i popoli.
Pio XI muore 10 febbraio 1939. —Il 2 marzo fu eletto Papa Eugenio Pacelli, che prese il nome di Pio XII, che condanna l’aggressione tedesca alla Polonia del primo settembre 1939, con la quale scoppiò la seconda guerra mondiale. Pochi giorni prima aveva pronunciato la frase profetica «Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra». Parole che non furono ascoltate in Europa, e nemmeno in Italia da parte di Mussolini e del Re Vittorio Emanuele III, precipitando anche l’Italia nel conflitto il 10 giugno 1940.
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N.B–A proposito di Azione Cattolica organizzata in tutti i suoi rami, maschile e femminile, a secondo delle fasce di età……e di Mussolini che …..considerava questa presenza non solo inopportuna ma davvero molto fastidiosa perché in contrasto col suo progetto di volere monopolizzare la formazione della gioventù, dobbiamo ricordare che in quegli anni fu composto un particolare inno ufficiale dell’Azione Cattolica. Un inno che nel tono musicale di marcia e nelle parole, sembrava ed obiettivamente era una sfida aperta all’autoritarismo di Mussolini e di tutta la sua classe dirigente fascista. E’ l’inno “Qual falange”, che poi continuò a cantarsi in tutte le Parrocchie, ancora per molti anni dopo la caduta di Mussolini e della scomparsa della stessa Monarchia. Quando, negli anni seguenti, democraticamente bisognava contrastare l’avvento in Italia del Comunismo, in quegli anni di stampo stalinista.
Sarebbe stato cadere da una dittatura, quella fascista, ad un altro tipo di dittatura, quella comunista sovietica, allora guidata da Stalin; e quindi, – come la storia ha ormai chiaramente dimostrato – non meno pericolosa, così come avvenuto in tanti Stati dell’Europa dell’Est.
L’Inno “Qual falange” diceva:
“ Qual falange di Cristo Redentore,
la Gioventù Cattolica in cammino
la sua forza e lo spirito divino,
origine di sempre nuovo ardore
ed ogni cuore affronta il suo destino,
votati al sacrificio dell’amor….”.
E quindi il ritornello:
“Bianco Padre che da Roma
ci sei meta, luce e guida,
su ciascun di noi confida,
un esercito all’altar….
Siamo arditi della fede
siamo araldi della Croce
al tuo cenno…alla tua voce…
un esercito all’altar”.