L’evangelista Luca viveva in una situazione socio-politica non dissimile da quella di oggi
Una breve riflessione proprio attuale, perché Domenica scorsa 28 novembre iniziando il nuovo Anno Liturgico con l’Avvento, nella Messa festiva settimanale, è stato proclamato un passo di Vangelo secondo S. Luca, così come avverrà ogni domenica sino a fine novembre 2022. Insomma, in questo nuovo Anno Liturgico ci accompagnerà nella riflessione, proprio il Vangelo scritto da S. Luca.
Il Quale allora, per alcuni aspetti non di poco conto, aveva davanti una situazione sociale non diversa da quella dei nostri tempi, con cui noi oggi siamo tenuti democraticamente a confrontarci.
Ai tempi di S. Luca, la “pax romana” era riuscita ad assicurare e facilitare la possibilità dei commerci. Un notevole vantaggio per le oligarchie di potere, che mentre si arricchivano, sfruttando anche a prezzi irrisori la manodopera di migliaia di schiavi, contemporaneamente creavano pure una gravissima crisi per tante piccole aziende agricole; con molti contadini costretti ad abbandonare le loro terre ed emigrare nelle città, mescolandosi con la folla dei liberti, degli schiavi cittadini e dei tanti nullatenenti.
Insomma si veniva a creare, – per dirla in linguaggio moderno – un folla di proletariato e sottoproletariato, sicuramente diverso da quello di oggi, ma sostanzialmente uguale nella miseria, non trovando possibilità di lavoro. Per cui tanti per vivere sceglievano la maniera parassitaria, con legami di tipo clientelare con grandi famiglie patrizie, in una situazione umiliante. E, di tanto in tanto, ovviamente, era messa in conto qualche manifestazione popolare per chiedere che nella “sportula” arrivasse una più generosa distribuzione di viveri e magari qualche sovvenzione in denaro.
Che coincidenza con alcuni rilievi che vengono mossi oggi, anche dalla cattedra morale più alta, sull’attuale situazione socio-politica !
In questo contesto sociologico che stiamo vivendo in Italia, nel nuovo anno liturgico iniziamo la riflessione sul Vangelo di Luca, proprio mentre, per esempio, è viva la polemica sul reddito di cittadinanza, con qualche esponente e figura mediaticamente di spicco che denuncia e si smarca da questa decisione, suggerendo altra soluzione per affrontare meglio la problematica della povertà e delle diseguaglianze sociali che con la pandemia si sono aggravate .
Intanto, denunciando, che tra lavoro che non si crea e sussidi che si assicurano, si finisce per “anestetizzare” i più giovani. E ancora ! si dice che dando il reddito di cittadinanza, poi si assumono stranieri, a bassissimo prezzo. E poi ancora che si pagano anche sussidi, pure a chi non ne ha bisogno, con una ben orchestrata ragnatela di connivenze forse anche interessate, tante furbizie e ruberie.
Nel marasma generale, chi è stato chiamato a governare, naturalmente è costretto a riflettere, valutare, e democraticamente decidere, anche promettendo maggiori e più severi controlli; riconoscendo che c’è davvero stata gente che ne ha indebitamente ed abbondantemente approfittato in maniera illecita. Perciò promette che seguiranno gravi punizioni per le truffe, al fine di evitare ogni spreco di risorse, per chi non ha veramente bisogno.
In questo senso, rispetto ai tempi di Luca un notevole passo avanti, sicuramente si avverte. Allora, nei tempi di s. Luca anche di fronte alle ingiustizie sociali più clamorose, arbitrio e capriccio continuavano tranquillamente ad avere corso nel consenso generale. Continuava il corso degli eventi e dell’esistenza di quelle generazioni, cosi come detto e si toccavano con mano le enormi distanze sociali, tra chi guazzava nella ricchezza e chi invece soffriva letteralmente la fame nella miseria estrema, quando contemporaneamente avvenivano banchetti sontuosissimi e pantagruelici.
Non solo ! più preoccupante era che la “forma mentis” dominante riteneva naturale una tale situazione.
La società così come organizzata dagli uomini, era considerata qualcosa proprio di naturale, come il corso degli astri ed il mutare delle stagioni. Mancava del tutto quella sensibilità, che fortunatamente, specie nelle zone che venivano a contatto col messaggio evangelico, è gradualmente maturata ed anzi fortemente radicata ai nostri giorni.
Per cui i mali sociali della vita hanno la loro radice e le loro motivazioni nel comportamento degli umani, nella loro volontà di come organizzare la vita, nel tipo di struttura sociale che l’uomo decide di avere e tenere in piedi, quando democraticamente adesso (dove è possibile) si reca a votare.
Luca, che non proveniva dal giudaismo, più facilmente si è liberato allora dal culto esagerato delle norme rituali ed accogliendo dal giudaismo la fede in un Dio personale e trascendente, coglie appieno il messaggio di un Dio provvidente,; un Dio che si prende cura dell’uomo.
Anzi ! Che si fa LUI stesso uomo e buon samaritano per eccellenza, rendendosi presente nella persona di Gesù di Nazareth, uomo e Dio ad un tempo.
Così si dà il via e si favorisce l’origine di un nuovo tipo di società umana, in cui la salvezza è vissuta come realtà attuale nella vita di ogni giorno.
Scrivendo il suo Vangelo e guardando retrospettivamente ai 30-40 anni che lo speravano dal tempo di Gesù, Luca già era consapevole dei cambiamenti che si erano verificati e si verificavano nel mondo e nella comunità cristiana.
La quale Comunità, sotto la spinta dello Spirito, lavorava per la diffusone della “Via”, che si faceva strada e spesso si affermava proprio nei luoghi e tra le persone in cui umanamente sarebbe sembrato impossibile prevedere che si affermasse.
Così, ieri come oggi, il messaggio del Vangelo di Luca mantiene un su particolare fascino, di misericordia e di umanità, di freschezza ed originalità in grado di interpretare e rispondere alla sensibilità di oggi; e cosi suggerire possibili risposte ai problemi di attualità ed agli aneliti di bene dell’umanità nel suo complesso.
01-12-2021
Diego Acquisto
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