Un modernità invecchiata chiama in causa Papa Francecso
Un messaggio sempre significativo da parte di Papa Francesco, nelle sue parole e nei suoi gesti, per il rinnovamento della modernità.
Per quanto riguarda il suo magistero, ne ha parlato nel suo ultimo editoriale sulla modernità Eugenio Scalfari, su uno dei grandi quotidiani italiani. Proprio così per questa “modernità”, nella quale viviamo che – (strano a dirsi ! secondo Scalfari) – “è precocemente invecchiata, nonostante il nome che vorrebbe dire l’esatto contrario”, il suo pensiero è andato a Papa Francesco.
Modernità invecchiata ! un’affermazione che sembra ed è un paradosso, ma che coglie, a nostro giudizio, – volere o no – la sensazione di uno stato d’animo diffuso di stanchezza, di sfiducia, di pessimismo, di mancanza di speranza. Insomma, tutto un miscuglio di questi ed altri sentimenti negativi non attribuibili al momento difficile che stiamo vivendo con la pandemia-coronavirus.
L’autore dell’editoriale col titolo “La modernità invecchiata troppo presto” rivolge anzitutto un colpo d’occhio al passato culturale-filosofico dell’umanità a partire l’Enciclopedismo settecentesco con Diderot e D’Alembert in Francia tra il 1751 ed il 1772 sino al Romanticismo travolto dall’Illuminismo, a partire da Cartesio col suo “cogito ergo sum”, e dai suoi tanti seguaci nel tempo, come .Hegel, KafKa, Ungaretti, Montale, Calvino ecc. tutti espressamente chiamati in causa da Scalfari, adesso da “non credente” come si professa, ma dal passato di “infanzia devota” quando assisteva “alle funzioni liturgiche in Chiesa con la madre….” nei tanti “momenti di devozione”, in cui però mancava l’incontro vero con Dio.
Ricordiamo che Eugenio Scalfari, si incontra periodicamente e frequentemente – come riferisce lui stesso – con Papa Francesco.
Ebbene è proprio lui, Scalfari, uno dei più riconosciuti esponenti del laicismo non pregiudizialmente anticlericale, che alla fine del suo ragionamento – dopo avere parlato abbondantemente dell’invecchiamento della modernità, dopo una lunga sfilza di nomi – dice che “l’ultimo nome da ricordare è Papa Francesco con il suo Dio unico “col quale sta affrontando la vecchiaia di una società che non sta trovando la forza di vivere, scoprendo Socrate e Platone”
Questo – pare che si auguri – Scalfari. Ed è quello che dice. Ma che, inconsapevolmente o meno, chiamando in causa Papa Francesco che non pensa e non può pensare a Socrate o a Platone, dice che ha bene in mente il Dio unico. Quel Dio che GESU’ CRISTO ci ha rivelato.
Quel Dio unico che affratella tutti. Quel Dio, che è unico nella natura ma Trino nelle persone, una delle quali, il Figlio di Dio che è proprio Lui, Gesù di Nazareth si è incarnato per la salvezza di questa povera umanità.
E solo con questo Dio-incarnato, che Gesù di Nazareth ci ha rivelato, si può riscoprire quella giovinezza, a cui sembra anelare Scalfari, e che, col suo messaggio rinnovatore è in grado di superare la vecchiaia della nostra modernità.
Un messaggio rinnovatore quello di Gesù e del suo Vangelo con cui Papa Francesco sta procedendo per svecchiare la modernità, che mostra tutti i suoi limiti e difetti denunciati anche da Scalfari.
Una vecchiaia che non risparmia la stessa vita interna della Chiesa e della sua struttura più importante che è il Vaticano, per il rinnovamento del quale tanto sta facendo Papa Francesco. Che come ha recentemente detto : “…ho dovuto cambiare tante cose e tante molto presto cambieranno”.
Se anche nella società civile, al posto di tante chiacchiere inutili e dannose, si seguisse, con determinazione, lo stesso metodo, ringiovanirebbe davvero quella modernità agognata da Scalfari.
Diego Acquisto
2-XI-2020
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