Il “DIARIO” di Luigi Crapanzano

Favarese doc, classe 1929, primogenito di una famiglia di cinque figli, Luigi Crapanzano  nato e cresciuto in uno dei quartieri storici e positivamente tipici  come quello chiamato comunemente “A Cruci” (cioè il quartiere che ruota attorno al Calvario), all’età di 90 anni compiuti, ha ancora  energie da vendere  e soprattutto eccezionale  lucidità mentale per raccontare e descrivere la sua lunga vita, sin  dai primissimi anni della sua fanciullezza.

Presente quasi sempre alla Messa festiva delle 11,15 – appena domenica scorsa – ha voluto consegnarmi di persona il “Diario” della sua vita, con la scritta di suo pugno che dice  di dedicarlo a me, suo “amico Parroco della Chiesa di S. Vito”;  tenendo  poi nella breve conversazione a precisare di avere letto più di una volta i mei “Frammenti di vita”.

Frammenti – come si ricorderà – scelti e raccolti in un volume a cura dei proff. Antonio Arnone e Giovanni Marchica, gli stessi che hanno curato il suo “Diario”.

Ed una breve digressione, con la sicura approvazione del Crapanzano, interpretando sicuramente anche il suo pensiero, mi sento di farla proprio nei riguardi dei due docenti emeriti appena citati,  che vivono nella loro amata Favara e che da alcuni anni a questa parte stanno svolgendo una benemerita attività, curando aspetti tecnici e grafici e quant’altro anche dal punto di vista estetico di libri di autori favaresi, che senza questo loro lavoro non avrebbero mai visto la luce e non sarebbero cioè diventati libri offerti all’attenzione dei lettori.

Da considerare allora  i due proff. Antonio Arnone e Giovanni Marchica  come dei veri moderni mecenati della cultura, stanno sottraendo  al sicuro oblio tante pagine  su interessanti  temi della realtà sociale  di un tempo, con collegati  usi, costumi e tradizioni che testimoniano l’evoluzione della vita socio-politico-religiosa di Favara e della società in genere.

Non solo ! tanti di questi libri, come  proprio quello prezioso del “Diario” del signor Luigi Crapanzano di cui ci stiamo occupando, presentano uno spaccato di vita sociale con tanti dettagli che costringono a riflettere e capire  “quei tempi di fame e di miseria” quando un “grande, onesto e di eccezionali abilità” lavoratore come suo papà, “riusciva  a stento a non far mancare alla famiglia  il necessario, che  allora consisteva nel pane, nella pasta e nel vestiario”.

Credo proprio che basterebbe  anche solo questa citazione,  per cogliere il valore unico  di questa pubblicazione da inserire senz’altro nel filone affascinante di quei diari che hanno scosso salutarmente l’opinione pubblica mondiale per le problematiche su cui hanno invitato a riflettere.

E personalmente devo confessare che il mio primo pensiero  – ( a partire del titolo di questo elegante volumetto fresco di stampa per i tipi della Siculgrafica, di quasi 100 pagine senza alcuna  foto ) – fatte le debite proporzioni, è andato al “Diario di Anna Frank”, o ancora più indietro nel tempo al “Diario di un curato di campagna” di Bernanos.

Ed a lettura avvenuta quasi tutta d’un fiato per l’afflato umano che empaticamente questo scritto di Lugi Crapanzano comunica con la freschezza della più disarmante semplicità ,  questo Diario bene si inserisce nel filone letterario  di quel realismo-verismo di marca siculo-verghiana, che tanto ha fatto discutere la moderna critica letteraria.

Un verismo quello  verghiano che è stato fonte di ispirazione per tanti altri che alla stessa maniera del grande catanese hanno descritto e fatto conoscere l’epopea   delle classi più umili siciliane, tanto eroismo supportato da stenti, sofferenze e sacrifici,  che hanno faticosamente accompagnato e positivamente segnato un graduale cambio positivo di vita e di società, anche in Sicilia ed a Favara.

E nel libro autobiografico di Luigi Crapamzano,  nella forma tipica  del diario, il racconto  è davvero reale e per nulla di fantasia, sviluppato  sempre cronologicamente, in quello stile essenziale che è unicamente  frutto di una elementare  cultura di base. Una cultura però sempre pervasa  da  grande spirito di matura umanità, ove si sviluppa e  palesa la personalità dell’autore: un grande, umile, onesto e laborioso lavoratore dotato di eccezionali capacità operative.

Capacità  che via, via vengono fuori spesso per l’insorgere di improvvise  necessità concrete,  in cui vengono descritti avvenimenti sì personali, ma  importanti per ciascuno di noi e per una società che senza perdere le radici del passato, vuole davvero avviarsi,  pur nella frenesia delle continue e sconvolgenti conquiste tecnologiche, ad una nuova era di speranza e di più sicura civile convivenza.

Per non dilungarci troppo e lasciare al lettore il gusto della scoperta di quanto abbiamo detto, solo qualche cenno concreto.

L’epicentro narrativo che polarizza tutto il racconto biografico del Crapanzano è sicuramente il tema importantissimo del lavoro.

Tanti i momenti di sofferenza nella continua ricerca, di gratificante soddisfazione in diverse occasioni  per i risultati, di  profonda amarezza nei  casi di licenziamento per fine lavoro, come, ad esempio,  quello avvenuto proprio quasi alla vigilia di Natale nel dicembre del 1963.

Per non parlare dell’avventura di espatrio clandestino che gli fa provare anche il carcere francese, con un giudice che di ritorno dalle sue ferie di ferragosto  lo rimette in libertà ma lo condanna ad otto giorni di carcere, quando già ne aveva scontato diciotto.

Tema del lavoro che, dopo una lunga odissea di sofferenze e problemi, affrontati sempre con grande coraggio e dignità,  alla fine dopo tante peripezie,  si conclude  con la grande soddisfazione dell’apertura in proprio di un negozio Elettroforniture Crapanzano”; un negozio che assicura lavoro stabile anche ai figli e servizi ad un intero quartiere e più in generale all’intera città, raccogliendo consensi e stima per la sua serietà e professionalità nel settore.

Ma oltre alla centralità  del tema-lavoro tanti altri sono nella sua biografia  gli aspetti della  vita toccati, che lo riguardano anche come uomo che sposa la sua amata Angelina il 31 luglio 1954,  che gode per la nascita dei figli, il primo dei quali,  Michele  studia, promette, lo sogna medico, ma che ad un certo punto decide di abbandonare gli studi universitari di medicina. E Lui, Luigi Crapanzano,  da padre illuminato pur non condividendo tale scelta, tuttavia  non solo non  la ostacola, ma  segue il figlio nella nuova strada.

Solo questo piccolo episodio, ma ce ne sarebbero tanti altri da raccontare e che invece affidiamo ai lettori, ai quali  auguriamo buona lettura con la certezza che il tempo impiegato per la lettura  sarà davvero speso bene, anche per migliorare la propria vita personale. Così come personalmente chi scrive  ha sperimentato.

Diego Acquisto

Venerdì 01.XI.2019—solennità di Tutti i Santi

 

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