Le provocazioni attuali della Parola di Dio di questa XXVI domenica del T.O.
Anche il Vangelo oggi forse irrompe provocatoriamente nel dibattito sulla manovra economica
Si tratta proprio del passo evangelico di questa domenica 30 settembre, che non solo in Italia viene proclamato in tantissime, più o meno affollate assemblee delle varie chiese di ogni città. E, come se non bastasse, anche la seconda lettura, un passo della lettera di S. Giacomo, in cui c’è una vera e propria invettiva contro la “ricchezza marcia”.
Ecco in estrema sintesi. Al tempo di Gesù, c’era chi veniva incontro al prossimo, e guariva e liberava da situazioni disumane senza essere del gruppo, per cui qualche apostolo non considerandolo in regola, voleva che gli fosse impedito. Quasi a dire, secondo alcuni, come spiegano tanti esegeti, che i malati e quanti avevano problemi ed avevano bisogno di essere aiutati, dovevano arrangiarsi da sé. Così gli Apostoli di allora, come spesso le chiese, i partiti, le nazioni, ed in generale le istituzioni di oggi.
Ma Gesù è di parere opposto. Egli bypassa le regole e dice che se c’è possibilità che anche altri che non sono suoi seguaci, vogliano e tentino di fare del bene, non bisogna impedirglielo. Anzi avere un atteggiamento non di gelosia, ma positivo
Come dire che – secondo il pensiero di Gesù – chiunque aiuta il mondo a fiorire e trasmette vera libertà è dei nostri. Cioè si può essere uomini che incarnano progetti e sogni di Vangelo senza essere cristiani, perché il regno di Dio è più vasto e più profondo di tutte le nostre istituzioni messe insieme.
Un messaggio allora, quello di oggi, che pare offra più di una provocazione sull’attuale, acceso dibattito socio-politico in Italia, all’indomani della “scommessa” appena fatta dal nuovo Governo giallo-verde presieduto dal prof. Giuseppe Conte sull’aggiornamento del Def 2019-2021, con il rapporto deficit/Pil al 2,4%’, pensato nell’ottica preminente di dare risposta al bisogno sociale di milioni di poveri. Il cui numero – forse è bene ricordarlo – è spaventosamente raddoppiato, se non triplicato negli ultimi anni.
Il passo di Vangelo – vedi caso ! – di questa domenica dice che Gesù invita, già nel suo tempo, a passare dalla contrapposizione ideologica e da posizioni preconcette, a proposte innovative e concrete di aiuto al prossimo. Proposte, oggi diremmo, di giustizia sociale, commisurate alla situazione. Naturalmente nel rispetto delle norme anche costituzionali, così come ha opportunamente richiamato il Presidente Mattarella; norme che, sicuramente anche per lui, non possono tollerare la situazione attuale. Una situazione che vede penalizzati, specialmente nel Sud, fortemente i giovani e le fasce più deboli, come gli invalidi che per vivere percepiscono meno di 300 euro mensili.
Da semplici cittadini e non da esperti di economia, non possiamo non constatare che un certo modo di impostare la politica economica ha prodotto questi effetti, che sicuramente non rientrano nello spirito della nostra Costituzione, fondata sul lavoro e sulla dignità della persona. E poi si constata pure che negli ultimi anni in Italia, pur aumentando – mi pare – di oltre 300 miliardi il debito pubblico, non solo non si è riusciti a contrastare la povertà e le diseguaglianze, paurosamente aumentate come non mai, ma forse questo nuovo debito pare che abbia ulteriormente foraggiato proprio quelli che non avevano bisogno.
Una nuova impostazione quindi per correggere le palesi storture e che guardi prioritariamente e soprattutto a chi soffre, sollecitando contestualmente tutti ad inserirsi nel sistema produttivo per contribuire al prodotto della ricchezza comune, non dovrebbe essere aprioristicamente rifiutata come un’idea strana, ma anzi accettata come un tentativo doveroso.
Indifferibile però sembra anche una lotta “spietata” contro la pigrizia, la rassegnazione, il lassismo, la corruzione a tutti i livelli, gli sperperi di denaro pubblico comunque camuffati, le retribuzioni stellari dei vecchi e nuovi governanti e parlamentari con le caste clientelari collegate. Cose tutte che non solo non producono ricchezza, ma continuano pure, in mezzo alla povertà generale, ad ingoiare ingenti risorse pubbliche, complicando la vita ai tanti i cittadini, buoni, onesti e laboriosi.
Uno stile di vita più sobrio per tutti, in un rinnovato patto di fiducia relazionale, così come richiesto da una democrazia matura, e da una interpretazione diversa della Costituzione, ci sembra in consonanza con i messaggi di questa domenica.
Continuino pure le discussioni dei competenti, ma senza inutili asprezze, collaborando tutti, ognuno per la sua parte, affinché con senso di responsabilità per la nostra Italia il traguardo prefisso della lotta alla povertà sia quanto più possibile raggiunto. Abbandonare le polemiche e rastrellare risorse, dovrebbe essere l’impegno comune. E così generare vita, laboriosità, fiducia, speranza, in maniera pacifica, libera, gioiosa, disarmata.
Insomma accogliere l’invito del Vangelo a sognare e tentare di realizzare un tipo nuovo di umanità e società non egoisticamente chiusa nel benessere di pochi, e sorda ai bisogni della massa.
Imparare a godere del bene diffuso da chiunque sia fatto, a partire dal piccolo mondo del proprio Comune , a passare allo Stato, e quindi a livello globale.
Non solo ! imparare anche a sentire come dato a noi un sorso di vita quello regalato, perché Qualcuno ha detto e ci dice che chiunque avrà dato anche un bicchiere d’acqua, non perderà la sua ricompensa.
Diego Acquisto