Papa Francesco eletto cinque anni fa…un pontificato evangelicamente dirompente
Parole e gesti profeticamente dirompenti nei cinque anni di pontificato di Papa Francesco.
E’ passato esattamente un lustro da quando nel pomeriggio del 13 marzo 2013, a poco più di 24 ore dall’inizio del conclave, per eleggere il successore di Benedetto XVI dopo la sua inaspettata rinuncia al pontificato, – (una rinuncia avvenuta per la prima volta dopo sei secoli) – quando il mondo apprendeva dalla voce malferma del Cardinale Protodiacono, il francese Jean-Louis Tauran, l’avvenuta elezione del nuovo Papa, nella persona dell’arcivescovo di Buenos Aires, card. Giorgio Mario Bergoglio. Che aveva scelto di chiamarsi Francesco.
E sappiamo bene quanto nella cultura biblica sia racchiuso già nel messaggio del nome, al di là anche della preferenza personale, che pure ha il suo valore.
Le prime parole del nuovo Papa alla folla dei fedeli di piazza S. Pietro e di tutto il mondo collegati tramite la TV e gli altri mezzi di comunicazione sociale: “Fratelli e sorelle, buonasera”…e poi alla fine “prima che io benedica voi, voi pregate perché Dio benedica me!”.
Primo approccio e prime parole che subito suscitarono in tutti un gradito stupore, e tanta, proprio tanta gioia, emozione e soddisfazione, avviando un’ondata di così grande e intensa empatia che nessuno aveva sicuramente ipotizzato.
Intanto il nome scelto di Francesco fu subito accolto da unanime consenso, come fu facile cogliere da tutti i commenti a caldo, non solo per il fascino insito del richiamo al poverello d’Assisi, ma anche e soprattutto per il modo semplice ed umile con cui si era presentato.
Ed a cinque anni di distanza l’empatia è continuamente cresciuta, in conseguenza di tutti i suoi comportamenti naturalmente improntati alla semplicità, all’umiltà, alla cordialità squisitamente umana con cui tratta tutti, grandi e piccoli, potenti e persone socialmente deboli, che anzi – si vede chiaramente – occupano un spazio particolare del suo tempo e della sua sensibilità.
Sul piano pastorale particolare attenzione Papa Francesco ha riservato alla famiglia, stimolando in due Sinodi una riflessione profonda, con conclusioni davvero innovative, non sul piano dei principi immutabili, quanto e soprattutto su quello dell’accoglienza sincera ed evangelicamente affettuosa, in una visione non statica ma dinamica della Grazia, specie per l’accesso alla Comunione dei risposati, in quanto l’eucarestia è il “panis viatorum”, cioè di coloro che sono in cammino.
Un accenno questo che abbiamo voluto fare per capire la Teologia di Papa Francesco, centrata non sulla norma ma sulla persona, verso la quale la Chiesa, – ( che non chiude e non deve chiudere mai le porte in faccia a nessuno, perché Dio non lo fa) – deve sempre e comunque usare misericordia.
Contro quanti, nei mesi scorsi hanno espresso opinioni frutto di pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico, privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre il Papa emerito, Benedetto XVI sarebbe stato un teorico della teologia e poco esperto della vita concreta di un cristiano oggi, proprio quest’ultimo, cioè Papa Ratzinger ha preso pubblicamente posizione, rivendicando una profonda sintonia e continuità tra il suo ed il pontificato di Francesco, “pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”. E definendo Papa Francesco “ un uomo di profonda formazione filosofica e teologica”.
Tanti, anzi tantissimi i gesti e le parole profetiche di Papa Francesco, non solo per rivendicare giustizia e solidarietà, ma anche per denunciare con franchezza e senza ipocrisia i vizi e le possibili mentalità distorte degli uomini di Chiesa.
Ne ricordiamo solo alcuni, soprattutto di quegli uomini di Chiesa, che si trovano in ruoli di servizio particolarmente significativi.
Vere e proprie invettive contro la “lebbra dei carrierismo di preti e vescovi” …. Una lebbra! che mina la chiesa e la fa sembrare un’organizzazione burocratica”.
E in più occasioni, sempre Papa Francesco ha tenuto a raccomandare di : “Essere liberi da ambizioni o mire personali…”. E ancora : “Noi pastori non siamo uomini con la ‘psicologia da principi’,…. uomini ambiziosi, che sono sposi di una chiesa, nell’attesa di un’altra più bella, più importante o più ricca. State bene attenti di non cadere nello spirito del carrierismo!”.
Ai vescovi poi spesso ha ricordato di amare la “stabilità”, cioè “rimanere nella diocesi”, “senza cercare cambi o promozioni”. E ad un buon gruppo di vescovi di nuova nomina ricevuti in Vaticano ha detto: “Evitate lo scandalo di essere ‘Vescovi di aeroporto’! Siate Pastori accoglienti, in cammino con il vostro popolo”. …….l’antica legge della residenza e stabilità non è passata di moda!”.
Diego Acquisto