Sulla “Vergine nuda”, una lettera aperta che ha fatto molto discutere
Ha fatto moto discutere e non solo a livello locale, per la problematica sollevata…..Ecco il testo della lettera aperta al Sindaco ed alla cittadinanza di Favara del 31-10-2006 – (il Sindaco allora era il dott. Lorenzo Airò)
“–Era proprio necessario per Favara un tale segno?”. “–A che pro” ?
“–Forse che la città è vissuta in passato o in questi ultimi anni si è trovata a vivere, in chissà quale situazione di incubo, per esorcizzare il quale era necessario impiantare un simbolo radicale di libertà” ?
“Una tale iniziativa è rispettosa della sensibilità del tessuto sociale favarese nel suo complesso ?”.
“Non si può offrire lo spunto di parlare di gusto, da parte del Sindaco e dell’Amministrazione in carica, di una certa provocazione, finalizzata a chissà quale strategia, oppure di avere subito inavvertitamente l’influenza di una certa, discutibile cultura cosiddetta “progressista”, che induce ad organizzare un Convegno “laico” sulla scienza a Genova, una festa gay con il festival “Gender Bender” a Bologna, dove il Comune ha elargito 15mila euro?”.
In estrema sintesi, sono le domande che tante persone di comune buon senso a Favara si porranno, nei prossimi giorni. Ed il riferimento sarà alla “Dea della libertà” o – più realisticamente – “la Venere nuda”, che, collocata nella piazza Kennedy, che è il luogo di ritrovo per eccellenza della gioventù, entrerà a far parte dell’arredo urbano di Favara.
Volendo esprimere, come altre volte in passato la mia opinione, dico subito di non condividere né taluni toni pessimistici di quanti parleranno di chissà quale sintomo di degrado morale in cui si troverebbe la città, né i toni sostanzialmente trionfalistici di altri che, al contrario, vorrebbero presentare la cosa come simbolo di chissà quale salto di qualità nelle vie del progresso, verso cui indirizzare Favara. Si veda a tal proposito l’ampio servizio del quotidiano “La Sicilia” del 29.10.2006, a firma di Lorenzo Rosso, dal quale ho appreso la notizia di questo che viene definito “il primo tassello di una serie di nuovi arredi urbani”.
Evitando di proposito ogni valutazione censoria di natura moralistica, – (così come però desidero da quanti mi leggeranno di non essere censurato) – personalmente sono convinto, che al di là di una qualche attenzione da parte di alcuni, solo nei primi giorni, – con punte di perplessità e magari di sconcerto – subito dopo a Favara subentrerà l’oblio e l’indifferenza generale. Pertanto, chi per caso avesse pensato per la “Venere nuda” ad un clamore mediatico, di livello nazionale ed oltre, simile a quello che si è verificato, per esempio, al lancio dell’idea della Chiesa-moschea, credo che in questo caso abbia commesso un clamoroso errore.
Penso che, soprattutto da parte delle persone più responsabili di ogni colore e collocazione politica, vada posta una serie di domande, per una riflessione più generale e complessiva:
“–Quale messaggio vogliono dare alla città e soprattutto ai giovani, coloro che hanno pensato e deciso questo simbolo” ? “–Si tratta di un messaggio pedagogicamente positivo”? “–Può questo segno costituire un richiamo ad una maturazione umana”? “–Si può parlare di elevazione “spirituale” nella contemplazione classica della bellezza, che l’artista nel suo genio ha impresso nel blocco giallo-dorato di pietra arenaria” ? “–In un clima culturale di diffusa sessuomania, in cui una certa fascia dei nostri giovani rimane vittima della pornografia, la “Venere nuda” può costituire un anticorpo efficace per una purificazione dal fascino talvolta morboso del sesso, che, in alcuni casi, provoca tante infedeltà, lacerazioni familiari o addirittura gravissimi reati” ?
–Non è forse venuto, finalmente, il tempo di impegnarci tutti ad educare ad una valorizzazione seria e responsabile della sessualità, che è un prezioso dono alla persona (per i credenti un prezioso dono di Dio) e che – come tutti i doni – (come la stessa libertà )- deve essere usato bene, nel rispetto della propria e dell’altrui dignità”?
E ancora, con coraggio, uno sguardo retrospettivo:
-“–Soprattutto da amministratori di sinistra non era ipotizzabile, in questi anni, un uso più responsabile del denaro pubblico”?
“–Non si poteva dare, soprattutto in talune particolari situazioni, come in quest’ultimo emblematico caso, un segno preciso di lotta all’industria ed alla cultura dell’effimero, soprattutto mentre tante famiglie a Favara hanno vissuto e vivono, a causa dell’euro, situazioni di grave disagio economico, e attualmente sono alle prese con le esose bollette di pagamento, inviate proprio – direttamente o meno poco importa – dalla Municipalità per taluni servizi , peraltro assai carenti ?
Tutti interrogativi, quelli che ho sentito il dovere di porre, che, – ( al di là delle facili e – mi auguro – non demagogiche risposte che si potranno dare, o di ingenue e strumentali spiegazioni) – attraverseranno la coscienza civile delle persone responsabili nei prossimi giorni e forse anche nella prossima campagna elettorale, con il rischio di una mancata seria riflessione prima di un giudizio politico, su quello che negli ultimi 5 anni, è stato fatto o non è stato invece fatto.
Perché, sotto gli occhi di tutti, a modo di simbolo e come realizzazione più visibile di una legislatura amministrativa, anziché dei problemi più seri, si potrà parlare forse della statua di piazza Kennedy, dedicata alla “Dea della libertà”.
Con la speranza di non suscitare sterili polemiche, ma di avere offerto solo qualche spunto di riflessione in più, un cordiale saluto a tutti.
Favara 31.10.2006
Sac. Diego Acquisto
Parroco di S. Vito
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Ed ecco anche una LETTERA di RISPOSTA a talune osservazioni di un certo Barbieri sulla LETTERA APERTA al SINDACO ed alla CITTADINANZA di FAVARA del 31.10.2006.
Favara 14.12.2006
Egregio Signore,
Le confesso subito che la sua missiva mi ha stimolato alla riflessione e quindi – come vede – risulta assolutamente infondato il suo “timore”, di non raccogliere, a mia volta, il suo invito alla riflessione.
Per la verità, dall’insieme di tutte le sue argomentazioni, che logicamente si concludono con l’affermazione di “un impossibile scambio di idee”, appare chiaro che per Lei non si tratta di “un timore”, ma di una ben radicata e dogmatica certezza.
Riflettere è un dovere per tutti; rifiutarsi pregiudizialmente di farlo – questo sì, a differenza di quanto dice Lei – è un peccato contro lo Spirito Santo, che vuole guidarci alla “verità tutta intera“.
Per questo è preliminarmente necessario liberarsi da ciò che un certo filosofo chiamava “idola“.
Mi rendo conto che forse questa mia osservazione può risultare provocatoria e pungente, dato che nella cosiddetta cultura laica di oggi, nulla viene ritenuto più offensivo di una mente fondata su talune verità indiscutibili. Ma, il mio desiderio – mi creda – non è minimamente quello di offenderLa, quanto di invitarLa ad un inizio di vera riflessione, facendo anche – se necessario – “tabula rasa”. Il coraggio di azzerare situazioni o abiti mentali acquisiti non è sicuramente cosa da poco, ma è talvolta indispensabile per un diverso modo di vedere, giudicare ed agire.
Per talune sue osservazioni, mi permetto di richiamare alla sua attenzione un passaggio del n. 48 dalla Costituzione dogmatica «Lumen gentium» del Concilio ecumenico Vaticano II sull’indole escatologica della Chiesa pellegrinante, dove si dice : “…fino a quando non vi saranno cieli nuovi e terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia, la Chiesa pellegrina, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono al tempo presente, porta l`immagine passeggera di questo mondo e vive tra le creature che gemono e soffrono fino ad ora nelle doglie del parto“.
Siamo nel mistero della Chiesa umana e divina ad un tempo, santa e sempre bisognosa di conversione, con la forza soprannaturale che la sostiene e contemporaneamente con tutto il drammatico peso della sua fragilità. Un grande tesoro, in un vaso di creta. Il punto di riferimento non è il comportamento di taluni uomini di Chiesa.
Tra le sue affermazioni, quella che suscita più perplessità è quella riguardante la mancata comprensione del valore della castità. Lei testualmente dice: “L’unico comportamento sessuale contro natura è la castità…”. L’affermazione si commenta da sé e fa subito pensare a quello che qualcuno proprio su questo, già 2000 anni fa aveva detto: “Non omnes capiunt verbum istud…(cfr.Mat.19,11)“. Per tutti, ma proprio per tutti…. si richiede davvero un supplemento di riflessione.
Ad uno spirito critico ed intelligente, credo poi che non debba sembrare logico, giustificare alcuni errori con quelli veri o presunti di altri, uomini o istituzioni che siano. Solo per fare un esempio, quella che io chiamo l’attuale sessuomania non può essere giustificata da una precedente cultura di sessuofobia. L’una e l’altra cultura non possono che produrre frutti avvelenati, sino a quello che lei giustamente definisce “reato gravissimo e vergognoso“. Un peccato-reato che le statistiche dicono essere consumato quasi del tutto (e comunque in altissima percentuale) all’interno delle mura domestiche. Nella mia lettera, qualche interrogativo riguardava proprio la possibilità, finalmente, di un comune impegno educativo in favore dei giovani, da parte di tutte le forze responsabili nell’attuale contesto sociale, indipendentemente dal colore e dalla collocazione politica, “ad una valorizzazione seria e responsabile della sessualità”.
Sono convinto che anche per questo tipo di problemi, bisogna suscitare dibattito, alzare la voce o comunque spingere alla riflessione. Oggi , mi creda, è molto più facile prendere posizione sui problemi della legalità, dell’abusivismo edilizio, del bene comune, della pace, del terzo mondo, dell’immigrazione, del terrorismo, della devianza giovanile e non, della giustizia sociale,…etc…etc, e anche in questo senso, da solo o con altri, non mancano, quando mi è stato possibile, alcune mie considerazioni. Più difficile è invece esprimere la propria opinione su temi delicati, specie se concreti e precisi, come quello che ho voluto affrontare nella mia recente lettera aperta al Sindaco ed alla cittadinanza di Favara, prendendo lo spunto da un episodio che alcuni volevano far passare come foriero di chissà quale svolta di progresso. Quando si interviene per un tema di questo genere, subito si rischia di venire etichettati dai mass media in un certo modo. Salvo poi a stracciarsi tutti le vesti, quando succedono fatti o fattacci come quelli di cui, purtroppo, la cronaca deve occuparsi.
Comunque sia, la mia lettera aveva unicamente lo scopo di offrire con i miei interrogativi di cui è piena, qualche spunto di riflessione in più, così come del resto ha fatto nei miei riguardi Lei con la sua missiva. Distinti saluti ed auguri per le prossime festività.
Sac. Diego Acquisto