50° di don LORENZO MILANI…Con la a “Lettera ad una professoressa” e la lotta per la cultura ed il linguaggio…….La Lettera è un libro famoso, scritto da un gruppo di alunni e soprattutto da Don Lorenzo Milani, il discusso priore di Barbiana nel Mugello, il “ribelle ubbidiente”, morto a 44 anni a Firenze il 26 giugno 1967, del quale perciò ricorre il 50° della sua scomparsa. E il ricordo di don Milani avviene mentre tanti ragazzi e preadolescenti, proprio in questi giorni, sono impegnati con gli esami che concludono il ciclo della scuola dell’obbligo, a cui seguiranno subito gli esami ancora più impegnativi di maturità per i giovani che concludono la scuola secondaria superiore.
Papa Francesco, martedì 20 giugno p.v. ha deciso di rendere omaggio a questa grande figura, di parroco, insegnante, scrittore e soprattutto educatore, recandosi proprio a Barbiana, per incontrare i suoi discepoli e pregare sulla sua tomba.
L’esperienza di don Milani nella Scuola di Barbiana ha dato uno scossone positivo a tutta la scuola italiana nella sua impostazione pedagogica e didattica. Opera fondamentale di pedagogia scolastica la “Lettera ad una professoressa“, pubblicata subito dopo la morte, contiene la denuncia del sistema scolastico di allora che favoriva l’istruzione delle classi più ricche, trascurando le fasce più povere.
Ma non solo la denuncia del classismo ! soprattutto la rivendicazione di una scuola diversa per preparare con rigore e concretezza alla vita, senza vuoti formalismi.
La “Lettera ad una professoressa è diventata uno dei testi più letti e più seguiti da parte del famoso movimento studentesco del ’68, facendo sorgere tante esperienze di scuole popolari, per favorire l’uguaglianza e l’elevazione culturale delle classi più povere e disagiate. Ed a questo proposito don Milani, tra le altre cose, soleva dire: “Nel bagaglio dei poveri, oggi, ci sono, al massimo duecento parole”; poche per potere competere con le classi più ricche che parole e vocaboli ne conoscono molto di più.
Ma attenzione, anche in questo si potrebbe oggi distorcere il messaggio di don Milani, trascurando che egli fa anche la differenza tra parole di liberazione e parole di schiavitù. Questo è il punto decisivo ! Per cui, il messaggio di don Milani per ritrovarsi oggi come messaggio identico a sé stesso, deve essere ripensato nel suo senso genuino.
In democrazia certamente vale molto l’importanza della lingua per tutelare i propri diritti, “per camminare insieme agli altri”. Ed io penso che sia stato proprio il messaggio di don Milani a fare lanciare, di recente, a Papa Francesco un ammonimento severo sulla manipolazione politico-massmediatica, che oggi è forse uno dei pericoli più gravi per la nostra democrazia. E cioè: “Chi vuole esercitare il potere in ogni ambito lavora sulle parole: le distorce, le devia, le occulta, le scambia”.
Ed oggi è sotto gli occhi di tutti come in Italia si lavori spesso sulle parole per manipolare a proprio vantaggio la realtà. E sarebbe da sciocchi non capirlo ! Un antidoto efficace può essere lo spirito ed il metodo della scuola di Barbiana da tornare a meditare per capirlo meglio ed impegnarsi a diffonderlo con coerenza, nelle tante Barbiane d’Italia e del mondo. Una scuola quella di Barbiana che viene oggi considerata un laboratorio di “utopia concreta”, dove don Milani amò quotidianamente come propri i figli dei poveri, nella speranza-certezza del loro riscatto.
Diego Acquisto