Santa Barbara Martire
Notiziario di Telepace
giovedì 04-12-2003
Santa Barbara Martire
servizio di don Diego Acquisto
Memoria liturgica oggi di Santa Barbara, martire, patrona dei minatori e dei Vigili del fuoco, invocata, secondo la tradizione, contro i fulmini, i pericoli del fuoco, della polvere da sparo, la morte improvvisa, ed i pericoli in genere. Una devozione con queste connotazioni, perché quando per la sua fede cristiana fu condannata a morte, sarebbe stato il padre stesso, di nome Dioscoro, a farle da carnefice, colpendola con la spada. Ma, quando la testa di Barbara si staccò e rotolò insanguinata, un fulmine improvviso si sarebbe abbattuto sull’uomo, incenerendolo all’istante. Una figura molto popolare, soprattutto nel Medioevo, quella di santa Barbara, in cui però molto sembra davvero leggendario e non trovandosi documenti nessuna notizia poteva contraddire qualsivoglia leggenda e fantasia, anche a partire dal nome, che non è il nome suo proprio, ma quello attribuitole per disprezzo, essendo lei una ragazza non romana e quindi barbara.
Nata a Nicomedia, in Turchia, nel 273, condusse una vita riservata, intenta allo studio, al lavoro e alla preghiera, avendo segretamente, all’insaputa del padre, fanatico pagano, abbracciato la fede cristiana. Zelante collaboratore dell’imperatore Massimiano Erculeo, il padre Dioscoro aveva ricevuto in Sabina, ricchi e vasti possedimenti, dove fece costruire una torre per difendere e proteggere Barbara durante le sue assenze . Il progetto originario di tale torre prevedeva due finestre che diventarono tre, in riferimento alla Croce, secondo il desiderio della ragazza. Fu costruita anche una bellissima vasca a forma di Croce. Sia la finestra che la vasca non erano altro che i simboli del cristianesimo a cui la ragazza si era convertita.
La tradizione afferma che proprio nella vasca Barbara ricevette il battesimo per la visione di San Giovanni Battista.
La manifestazione di fede di Barbara provocò nel padre Dioscoro una grande ira, per sfuggire alla quale, ella si nascose nel bosco, dopo aver danneggiato gran parte della statue degli dei pagani della sua villa. La tradizione popolare afferma che Barbara, per nascondersi, si rifugiava in una nicchia scavata all’interno di una roccia, dove fu trovata per la delazione di un pastore del luogo.
Dioscoro la consegnò al prefetto Marciano con la denuncia di empietà verso gli dei e di adesione alla religione cristiana.
Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290, Barbara difese il proprio credo ed esortò il padre, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la Fede Cristiana: fu così torturata e graffiata mentre cantava le lodi al Signore. Il giorno dopo aumentarono i tormenti, mentre la Santa sopportava ogni prova col fuoco. Il 4 dicembre letta la sentenza di morte, Dioscoro prese la treccia dei capelli e vibrò il colpo di spada per decapitarla. E fu in quel momento che, secondo la leggenda, il cielo si oscurò e un fulmine improvviso colpì il carnefice.
Insieme a Santa Barbara subì il martirio la sua amica Santa Giuliana, nella zona campestre indicata nei codici antichi come zona della costa del sole, oggi denominata Santa Barbara.
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