San Giovanni Maria Vianney Sacerdote
Notiziario di Telepace – mercoledì 04.08.2004
San Giovanni Maria Vianney Sacerdote
servizio di don Diego Acquisto
Memoria liturgica oggi di San Giovanni Maria Vianney, meglio conosciuto come il Curato d’Ars, patrono dei Parroci, prete umile e modello di pietà, che, con grande tenacia e pazienza, con l’efficace predicazione, con la mortificazione e la preghiera, attraverso l’esempio della sua bontà e carità, come Parroco si dedicò all’evangelizzazione del piccolo paese a cui era stato destinato, – Ars, nei pressi di Lione, nel sud della Francia. Il Parroco Vianney era sempre torturato dal pensiero della propria inadeguatezza, malgrado gli evidenti riscontri positivi del suo servizio pastorale. E dieci anni dopo il suo arrivo, la Chiesa di Ars , dove prima nessuno si recava , era gremita di fedeli venuti da ogni parte ed egli, a cui inizialmente era stato vietato di confessare, era divenuto uno dei più illuminati “confessori” della Francia, a cui accorrevano persino i potenti del tempo e comunque persone di tutti i ceti sociali , il professionista di città, il funzionario, la gente autorevole, chiamata ad Ars dai suoi straordinari talenti nell’orientare e confortare, essendo molto stimato nella direzione spirituale. Tutto a dimostrazione che quando c’è vera santità, non sempre sono necessarie la filosofia e la teologia per avvicinare le anime a Dio e per guidare le coscienze.
Una vocazione travagliata quella del Curato d’Ars. Nato nel 1786, a Dardilly, nei pressi di Lione l’ 8 maggio, tre anni prima che scoppiasse la rivoluzione in Francia, dovette affrontare innumerevoli difficoltà per coronare il suo grande desiderio di diventare prete. Proprio tante le difficoltà: la famiglia povera, il padre ostile, la Rivoluzione che scristianizzava la Francia; poi Napoleone che lo chiamava a fare il soldato e lui che disertava per non dover servire l’uomo che aveva imprigionato papa Pio VII . A salvarlo il fratello Francesco che si arruolava al posto suo. Veniva infine ordinato presbitero a 29 anni nell’agosto 1815, mentre gli inglesi portavano Napoleone prigioniero a Sant’Elena. Gli studi di Giovanni Maria Vianney erano stati un disastro, e non solo per la Rivoluzione: lui che non ce la faceva col latino, non sapeva argomentare né predicare… Per farlo sacerdote c’era voluta tutta la tenacia dell’abbé Balley, parroco di Ecully, presso Lione, che gli aveva fatto scuola in canonica, l’aveva avviato al seminario, lo aveva riaccolto quando era stato sospeso dagli studi. Visto il modo come poi sono andate le cose, si potrebbe parlare di successo, di rivincita del curato d’Ars, e di una sua trionfale realizzazione, considerando la fecondità del suo ministero; una fecondità sotto gli occhi di tutti. Invece continuava sempre a credersi indegno e incapace, tentando due volte la fuga e poi invece si sentiva moralmente costretto a tornare ad Ars, perché tanti lo aspettavano in chiesa, venuti anche da lontano.
Sempre la Messa, sempre le confessioni, fino alla caldissima estate 1859, quando non potè più andare nella chiesa piena di gente, perché stava morendo. Annunciata la sua morte, “treni e vetture private non bastavano più”, scrive un testimone, tanta era la gente che accorreva nello sperduto villaggio di Ars. Dopo le esequie il suo corpo rimase ancora esposto in chiesa per dieci giorni e dieci notti. Papa Pio XI lo proclamò santo nel 1925 e patrono dei Parroci.
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