San Francesco Saverio Sacerdote
Notiziario di Telepace
mercoledì 03.12.03
San Francesco Saverio Sacerdote
servizio di don Diego Acquisto
Memoria liturgica oggi di San Francesco Saverio, il più ardito missionario di tutti i tempi, Patrono delle Missioni, insieme con Santa Teresina di Lisieux. Nato da una nobile famiglia feudale, nel castello di Xavier, in Spagna, nella Navarra, nel 1506, per gli studi universitari viene mandato a Parigi, dove si laurea brillantemente e dove conosce un altro giovane spagnolo, con cui, anche se più avanti di lui negli anni, stringe subito amicizia, Ignazio di Loyola., che lo sollecita a non accontentarsi degli effimeri onori terreni, ma a puntare ad una gloria che dura per l’eternità. Un messaggio pienamente accolto da un cuore così grande ed un’anima così nobile, come quelli di Francesco. Il giorno dell’Assunzione, nella cripta della Chiesa di Montmartre a Parigi, Francesco Saverio, Ignazio di Loyola ed altri cinque compagni, facendo voto di assoluta povertà, si consacrano a Dio e danno vita alla prima pattuglia della cosiddetta Compagnia di Gesù, destinata alla più ardimentosa guerriglia per la conquista delle anime, in un tempo così travagliato, che registrava in Europa il pericoloso diffondersi della riforma protestante.
Ma il suo campo privilegiato d’azione era fuori del vecchio continente. Ordinato sacerdote, avendo deciso di partire come missionario per le colonie portoghesi in India, s’imbarcò su una nave mercantile, sprovvisto di tutto, tranne che del Breviario e del Rosario.
La sua prima terra di missione fu Goa; Francesco Saverio portò il Rosario nei tuguri dei poveri, al capezzale dei malati, negli antri dei lebbrosi. Girava nei quartieri più squallidi, sonando un campanello, per raccogliere intorno a sé torme di ragazzi laceri e affamati. Lo chiamavano ” il grande Padre “ e della sua opera si mostravano soddisfatti, tanto il Vescovo quanto il Governatore.
Ma il suo cuore andava più lontano, verso coloro ai quali il messaggio di Cristo non era giunto. Appena poteva, s’imbarcava per andare tra i pescatori di perle sparsi nelle isolette, e poi più lontano, nelle Molucche, tra infedeli ancora allo stato semiselvaggio. Non mancavano i nemici, che cercavano di frenarlo, con la paura degli animali velenosi. Francesco sorrideva, dicendo: “ La fiducia in Dio è un buon controveleno “.
Lo attirava un’isola lontana, il Giappone. Dopo mille vicende, riuscì a giungervi, ignaro dei costumi, ignaro della lingua, spesso vittima di curiosi e pericolosi equivoci. Ma non era equivoca la sua carità, che gli procurò un piccolissimo gruppo di convertiti, da lui chiamati “ la delizia della mia anima “.
I Giapponesi però si domandavano perché il Cristianesimo, ch’egli predicava, non veniva dalla Cina, dove nascevano le cose più belle. E allora Francesco Saverio pensò di entrare in Cina. Riprese il mare, giunse in Malacca, a Singapore; arrivò a cento miglia da Canton.
Sulla sponda di un’isoIa, aspettava di fare l’ultima traversata, quando si ammalò. Solo con un giovane cinese, che gli faceva da guida, implorava come il lebbroso evangelico: ” Gesù, figlio di David, abbiate pietà di me! “. E Gesù ebbe pietà di lui, facendogli fare un’altra traversata. Il missionario più ardente e più ardito di tutti i tempi morì all’alba del 3 dicembre del 1552, a soli 46 anni.
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